Una lettera di Andrea Jarach:
Come qualcuno saprà sono stato attaccato con inusitata violenza da Enzo Biagi dalle pagine dell’Espresso, a causa della mia scelta di esercitare il mio diritto di cittadino di candidarmi alle elezioni per il consiglio comunale di Milano nella lista civica di Letizia Moratti. Lungi dal criticare Enzo Biagi per aver voluto dare tanta importanza alla mia persona non ho affatto gradito che egli nel farlo infangasse il mio onore, la mia professionalità la mia storia umana. Soprattutto che mettesse a repentaglio quanto io sto realizzando per la Memoria della Shoah e che si regge sulla fiducia e la stima di istituzioni e di persone coinvolte nella Shoah. Tutto ciò probabilmente per un errore di redazione che gli ha fatto perdere di vista la persona cui rivolgeva le sue accuse (era infatti il fratello dell’editore che si occupa di Shoah, che però sono io, e sono io il candidato, e visto che per molte volte nell’articolo mi chiama per nome e cognome a rispondere di colpe ignomignose la diffamazione ci sta tutta)Certo che, sommerso dalle lettere di coloro che sono insorti contro questa ingiustizia scrivendo al noto giornalista e all’Espresso, Biagi avesse sentito il bisogno di dire qualcosa ho visto con sollievo che Biagi è capace di scusarsi e su internet ho trovato questo articolo di cui offro alcuni spunti, ma…:
5.11.2003) Le parole e chi ne abusa di ENZO BIAGI Mi scuso, come cittadino italiano, per le stravaganze verbali del nostro presidente del Consiglio, ma qualche volta prima parla e poi pensa. Crede, per esempio, che il fratello di Romolo si chiamasse Remolo, che il «kapò» sia un termine pugilistico. Qualche tempo fa voleva andare a salutare «papà Cervi», deceduto nel 1970. Ma è stato eletto democraticamente, cioè lo abbiamo voluto, ed è risaputo che ogni popolo ha il governo che si merita. Il nostro è guidato dall'onorevole Berlusconi, e in certi momenti si ha l'impressione, vedi quello che è successo a Strasburgo dove ha chiamato i suoi colleghi «turisti della democrazia», si ha la sensazione che gli manchino le basi per esercitare certe funzioni, e che non bastino certi tacchi per rimediare l'altezza. Secondo «Le Figaro», il Berlusca, come viene chiamato cordialmente, «fa saltare il costume diplomatico», e «il cancelliere tedesco ha accettato le scuse del primo ministro italiano». È in discussione, secondo la stampa straniera, la sua capacità a guidare nei prossimi sei mesi l'Europa. Certo, senza guardarsi in giro, basta vedere come Berlusconi tratta con disprezzo la magistratura del nostro Paese. Non è solo urgente la necessità di «abbassare i toni», ma di tacere. È vero che Dio ha dato all'uomo il dono della parola, ma Berlusconi ne approfitta. Ha perfino l'intervistatore di fiducia: non ama le domande così dette «provocatorie» ma neppure i monologhi possono essere presentati come colloqui. Appena arrivato a Palazzo Chigi Berlusconi si è comportato come se fosse entrato in «ditta»: ha risolto con un tratto di penna i suoi casi, tipo «falso in bilancio», il che autorizzerebbe noi sudditi a presentare la prossima dichiarazione dei redditi con qualche aggiustamento. Ancora una conferma che la legge è uguale per tutti, ma per qualcuno di più. Quando noi eravamo scolaretti insegnavano che tra i peccati gravi c'è la bugia: se la dico io sono un mentitore, se la dice un politico è uno stratega. Quindi Biagi è capace di scusarsi… per gli altri! Per se stesso invece tutto tace da 10 giorni!
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