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La Repubblica - L'Unità - Il Giorno - Il Mattino Rassegna Stampa
12.06.2006 La verità non conta: una notizia vale se serve ad attaccare Israele
cronache scorrette

Testata:La Repubblica - L'Unità - Il Giorno - Il Mattino
Autore: Alberto Stabile - Umberto De Giovannangeli - la redazione
Titolo: «Israele, nuovi attacchi ad Hamas - Razzi, raid e morti - Gaza, ancora sangue razzi su Sderot - Bombe israeliane su Gaza: tre morti»

La REPUBBLICA di lunedì 12 giugno 2006 pubblica una scorretta cronaca di Alberto Stabile sui lanci di qassam contro Israele e sulle reazioni antiterroristiche (sia di riposta ai lanci di  razzi sia di prevenzione di attentati  in preparazione) di quest'ultimo.
La scorrettezza risiede soprattutto nel fatto che Stabile dà per scontato che Israele sia responsabile della strage della spiaggia di Gaza, senza informare dei dubbi che ormai sono emersi sulla dinamica della tragedia e dei quali riferiscono altri quotidiani (CORRIERE della SERA e STAMPA).
Del resto, anche una vicenda ormai chiarita come quella di Mohammed al Dura, il bambino palestienese che , contrariamente a quanto sostenuto per lungo tempo, non fu ucciso da soldati israeliani, per REPUBBLICA resta quella a suo tempo presentata dalla propaganda palestinese. Alla foto della bambina che piange la morte dei suoi famigliari sulla spiaggia di Gaza, il quotidiano affianca quella celebre di Al Dura inutilmente protetto dal padre, con una didascalia che ne attribuisce la morte ancora, nonostante tutto, a Israele. 
Stabile mette invece in dubbio che Hamas stia  preparando attentati contro Israele, definisce infatti questa circostanza "la premessa da cui muove il ministro della Difesa israeliano". Premessa che per Stabile può evidentemente anche essere falsa, nonostante le chiare minacce dei dirigenti di Hamas.
Tanto scrupolo nel non correre a conclusioni affrettate circa la fondatezza delle preoccupazioni israeliane contrasta con la fretta di condannare Tzahal senza aspettare la conclusione dell'inchiesta in corso.
Altro elemento da segnalare è l'accettazione della tesi comune per la quale Hamas avrebbe  finora "mantenuto la tregua"(anzi,  per Stabile,  sarebbe addirittura stata "costretta" a interromperla dagli ultimi eventi).
Per sostenere questo però, si devono ignorare i legami tra i comitati di resistenza popolare, che hanno continuato il lancio di razzi qassam, e Hamas, che ha scelto di appaltare ad altri il terrorismo.
Per rendersi conto di tali legami è sufficiente ricordare che
Jamal Abu Samhadana, capo dei comitati recentemente eliminato da Israele, era stato nominato dal governo di Hamas direttore generale del ministero degli Interni.


Ecco il testo:

 
 
 
 
 
 


GERUSALEMME - Israele potrebbe tornare a colpire i vertici di Hamas, dovesse il movimento islamico dar seguito alle minacce di ricorrere alle armi e al terrore contro lo Stato ebraico. E´ questo l´avvertimento lanciato dal ministro della Difesa, e capo del partito laburista, Amir Peretz, mentre le notizie provenienti dalla Striscia di Gaza e dintorni attestano una continua recrudescenza della guerra dei Kassam.
La premessa da cui muove il ministro della Difesa è che il braccio armato del movimento integralista, così come aveva promesso di fare subito dopo la strage sulla spiaggia, è già entrato in campo, e l´effetto dell´intervento degli «artificieri» di Hamas nella guerra d´attrito che si combatte sul confine tra Israele la Striscia di Gaza, s´è fatto subito sentire.
Una pioggia di Kassam, i missili artigianali, imprecisi, di corta gittata, ma non per questo meno pericolosi prodotti dalla guerriglia nelle «officine» di Gaza, s´è abbattuta ieri sul territorio israeliano. Molti sono caduti in aperta campagna, alcuni non sono riusciti neanche a sorvolare la frontiera, uno, però, è esploso nelle vicinanze di una scuola, nel centro abitato di Sderot, la cittadina dove risiede da anni Amir Peretz, perennemente nel mirino degli attacchi balistici palestinesi. Un dipendente del complesso scolastico è stato ferito seriamente. In serata, sempre a Sderot, un´altra israeliano è stato ferita dalle schegge di un Kassam.
L´allarme, in Israele è scattato immediatamente. Dal momento che i vertici della Difesa avevano deciso di sospendere momentaneamente il fuoco di sbarramento dell´artiglieria in attesa di concludere l´inchiesta sulle cause della carneficina avvenuta venerdì nella spiaggia di Al Sultanyah, nel nord della Striscia, il compito di contrastare le salve di Kassam è stato affidato agli elicotteri Apache.
Qualche ora dopo il primo attacco a Sderot, uno degli elicotteri che sorvolano di continuo la zona, ha ucciso con un missile due miliziani di Hamas che avevano appena lanciato un ordigno. Un terzo miliziano è sfuggito illeso ad un´operazione simile nel campo profughi di Jabalia, ma tre passanti sono stati feriti.
Era dal novembre scorso che il movimento islamico non subiva perdite dalle forze armate israeliane. Per quasi un anno e mezzo, infatti, Hamas ha largamente rispettato la tregua decisa nel febbraio del 2002 a Sharm el Sheik tra l´allora premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente dell´autorità palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen). In una sorta di accordo non scritto, gli apparati di sicurezza israeliani s´erano da parte loro astenuti dal mettere gli islamismi nel mirino.
La strage di venerdì e, l´uccisione, la sera prima, nel bombardamento di un campo d´addestramento, del capo militare dei Comitati di Resistenza Popolare, Jamal Abu Samhadana, alleato del movimento integralista, hanno costretto Hamas ad annunciare un cambiamento drammatico, la rottura della tregua, il ritorno alle armi e, a giudicare da minacce del tipo «ricomincerà il terremoto nelle città israeliane», al terrore.
I maggiori esperti israeliani del conflitto concordano sul fatto che gli ultimi avvenimenti contengono tutto il potenziale per scatenare una nuova intifada armata. Dopo quello che è successo sulla spiaggia di Al Sudanyah (un´intera famiglia di sette persone cancellata, più una trentina di feriti a causa di un colpo d´artiglieria finito per errore fra i bagnanti) Hamas, sostiene Danny Rubinstein, «si sentirà in dovere di rispondere (alle attese dell´opinione pubblica palestinese, e araba, in generale) «con una larga iniziativa terroristica».
L´avvertimento lanciato da Peretz cade in questo contesto. Il ministro della Difesa, cui oggi verranno consegnati i risultati dell´inchiesta sulla strage di venerdì, accanto all´ipotesi di un colpo d´artiglieria vagante ha avanzato la possiblità che a provocare la carneficina possa essere stata «una causa interna ai palestinesi». Poi ha voluto essere chiaro con quelli di Hamas. «Vorrei sottolineare che noi agiremo contro tutti coloro i quali saranno coinvolti in attività terroristiche, incluso Hamas, usando quasi tutti i mezzi a nostra disposizione».


L'UNITA'  (nella cronaca di Umberto De Giovannangeli )  e Il GIORNO descrivono entrambi una situazione precipitata dopo la tragedia di Gaza, dimenticando le precedenti aggressioni antisraeliane.
Il quotidiano milanese non riporta i dubbi sulla dinamica degli eventi.
Ecco l'articolo dell' UNITA':

RAZZI CONTRO MISSILI Una città «fantasma» e una Striscia infernale. Ancora una giornata di sangue e morti a Gaza dove non si ferma la spirale di violenza innescata venerdì dalla «strage della spiaggia». Per la seconda giornata consecutiva è continuata
la pioggia di razzi Qassam lanciati sulla città israeliana di Sderot dai miliziani di Hamas, che venerdì hanno dichiarato la fine della tregua. Israele ha risposto con raid aerei e missili. Il governo di Gerusalemme ha elevato lo stato di allerta nel timore di attentati o anche di rapimenti da parte di miliziani palestinesi. Stando all’intelligence di Israele ci sarebbero ora circa 100 attacchi o attentati in preparazione. Paura e rabbia. Dolore e desiderio di vendetta. Il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam, ha minacciato di trasformare Sderot in una «città fantasma», in reazione alla «strage della spiaggia», attribuita dai palestinesi a un proiettile israeliano che venerdì ha provocato la morte di 8 civili, annientando una intera famiglia, e il ferimento di altri 30 nel nord della Striscia. Nelle ultime 48 ore su Sderot e sul Neghev sono stati sparati circa 40 razzi Qassam, che hanno causato soprattutto danni materiali. Ma uno di questi ha centrato la scuola Sapir di Shaar ha-Neghev, dove un uomo è stato ferito in modo grave. Il sindaco di Sderot Ely Moyal ha ordinato la chiusura fino a nuovo ordine di tutte le scuole. La popolazione è esasperata: diversi abitanti si sono detti pronti ad abbandonare la città dove la vita è resa impossibile da mesi di continui attacchi.
In risposta al lancio dei Qassam, l’aviazione israeliana ha compiuto ieri almeno due raid a Beit Lahya e Gaza City. Nel primo attacco sono rimasti uccisi due miliziani di Hamas in procinto di lanciare un razzo, nel secondo, contro un auto con a bordo un commando delle brigate Al Aqsa che stava per lanciare altri Qassam, sono stati feriti tre miliziani. Nel campo profughi di Jabaliya, un miliziano della Jihad Islamica è morto nell’esplosione di una bomba, in un «incidente sul lavoro». Le milizie di Hamas da 2 giorni promettono nuovi attentati contro obiettivi israeliani, affermarsi di non sentirsi più legate dalla tregua informale in vigore dall’inizio del 2005. Le minacce dei miliziani islamici hanno indotto la polizia israeliana e l’esercito a predisporre misure di sicurezza straordinarie. In questo scenario di guerra, anche il premier palestinese Ismail Haniyeh potrebbe diventare «un obiettivo» da colpire per le forze armate israeliane se ordinerà attentati contro lo Stato ebraico; ad affermarlo è il presidente della Commissioni esteri e difesa della Knesset, Tzahi Hanegbi. Il dirigente di Kadima, il partito del premier Ehud Olmert, ha detto alla radio israeliana che «se Israele apprende che responsabili di Hamas hanno dato via libera a attentati, nessuno di loro avrà una immunità, e ognuno potrà diventare un obiettivo». Hanegbi ha precisato che questo potrà applicarsi anche al premier di Hamas Haniyeh. Ieri, durante la riunione del governo, il premier Olmert (da oggi in missione in Europa), ha espresso dolore per la morte dei membri della famiglia palestinese uccisi venerdì sulla spiaggia di Sudanya, precisando che l’inchiesta sulle responsabilità della strage è ancora in corso. Secondo fonti militari, ci sono 50 possibilità su 100 che la famiglia Ghalia sia stata colpita accidentalmente dall’artiglieria israeliana ma vengono esaminate anche altre ipotesi come la possibile esplosione di un proiettile difettoso da tempo sul posto. Giorni di fuoco anche sul fronte interno palestinese, dove si fa sempre più aspro lo scontro fra il presidente Abu Mazen e il governo di Hamas, che cerca a ogni costo di impedire il referendum sul «piano di pace» dei prigionieri annunciato l’altro ieri dal raìs per il 26 luglio. Il movimento integralista, che ha accusato Abu Mazen di volere attuare un «golpe» contro il governo, ha convocato oggi a Ramallah il parlamento dell’Anp, nel quale ha la maggioranza assoluta. Hamas potrebbe far votare dall’assemblea un documento che dichiari «illegale» il referendum deciso dal presidente. Ma una tale mossa è già stata definita a sua volta «illegale» dal Fatah, il partito del presidente. Il premier Haniyeh, espressione dell’ala «pragmatica» di Hamas, insiste nel ricercare un compromesso con Abu Mazen, intanto, però, non si fermano gli scontri armati fra i due campi. Ieri è sfuggito a un attentato Mohammed Abu Shbak, fratello del capo della sicurezza preventiva palestinese Rashid Abu Shbak - un fedelissimo di Abu Mazen - che a sua volta l’altro ieri era stato attaccato dai miliziani islamici.


In prima pagina sul MATTINO  c’è, nel mezzo della pagina, una foto ben in vista che ritrae donne e bambine in lacrime, disperate. L’occhiello recita: “Resta alta la tensione dopo la strage di palestinesi sulla spiaggia”. La tensione da cosa dipenderebbe? Dal fatto che i terroristi palestinesi, come di routine ormai da mesi e mesi, continuano a lanciare razzi su Israele, e che ieri un razzo ha fatto un ferito grave tra la popolazione civile israeliana? Il MATTINO  oltre a nascondere i semplici dati di fatto, sembra descrivere una situazione che si è fatta improvvisamente grave, drammatica. Ma se solo avesse fatto informazione in maniera precisa e seria in questi mesi, si sarebbe accorto, e soprattutto avrebbe reso partecipi i lettori, del fatto che dall’uscita degli israeliani dalla Striscia di Gaza i palestinesi non hanno fatto altro che produrre terrorismo contro Israele. Verità troppo scomode per il quotidiano napoletano, tali da non meritare nessuna prima pagina.Passando al titolo non si può che denunciarne, anche in questo caso, l’estrema scorrettezza e l’intento mistificatorio e propagandistico. “Bombe israeliane su Gaza: tre morti”, si legge. Ora per la cronaca, quella un tantino più veritiera, gli israeliani hanno colpito, dopo decine e decine di razzi palestinesi caduti sul suolo israeliano (“insignificante” particolare che il quotidiano si guarda bene dal riportare), terroristi che si accingevano a sferrare altri attacchi missilistici. I “tre morti”, sono appartenenti, ad organizzazioni terroristiche.Ma per criminalizzare al meglio Israele agli occhi del lettore l’informazione vera non paga, meglio far credere che Israele abbia bombardato indiscriminatamente la Striscia (“bombe israeliane su Gaza”) e ucciso a casaccio (“tre morti” in luogo di “tre terroristi uccisi”). Questa chiave di lettura è l’unica che possa permettere di comprendere il perché di tanto spazio all’eliminazione di tre terroristi (che, come visto, è stata spacciata per cosa ben diversa) e parallelamente una censura totale sui missili che i terroristi palestinesi, volutamente, sparano contro la popolazione civile israeliana.La foto di cui si accennava all’inizio è estremamente funzionale all’opera di criminalizzazione. Il lettore non potrà fare altro che pensare: Israele = Stato criminale. “Missione compiuta”, “obiettivo raggiunto” esclamerà qualcuno a Il MATTINO  . E la prima pagina è solo un “ottimo” compendio di quello che si trova, poi, all’interno. Visibilità quasi nulla al continuo lancio di missili contro il territorio israeliano, non una foto che testimoni quanto sta accadendo a Sderot. La scelta del titolo dell’articolo (“Raid di Israele su Gaza, ancora sangue”) mira a scandalizzare anziché informare sul fatto che ad essere colpiti sono stati terroristi di Hamas. Nessun accenno, fatta eccezione per un brevissimo e non significativo passaggio nell’articolo di Giorgio, sui dubbi che stanno emergendo sulle responsabilità della strage di civili palestinesi. Più in generale un’intera pagina che fa passare l’immagine degli innocenti palestinesi vittime dei criminali israeliani.

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