Dal CORRIERE della SERA MAGAZINE, un editoriale di Angelo Panebianco:
Un potente sindacato di docenti universitari britannici vuole imporre il boicottaggio delle università israeliane, vuole in particolare che si boicottino tutti i professori israeliani che non condannino esplicitamente la politica del governo del loro Paese. E poiché nulla ha più successo delle infamie non c’è dubbio che l’iniziativa troverà presto imitatori anche in altri Paesi europei. A cominciare dall’Italia dove, peraltro, un tentativo dello stesso genere abortì alcuni anni or sono a causa delle proteste. Si potrebbe osservare che è davvero singolare che dei professori universitari, per bocca del loro sindacato, si scatenino contro Israele, ovvero contro l’unica democrazia del Medio Oriente, anziché prendersela con i tanti truci regimi, quelli sì infami, che popolano quella regione. Ignoranza ? Certo, anche. Ma c’è molto di più. C’è in primo luogo un fenomeno che è già stato segnalato più volte: la crescita, in tutta Europa, di un aggressivo “antisemitismo di sinistra” che usa la questione palestinese per rinfocolare una mai sopita avversione per gli ebrei. C’è in secondo luogo, la paura dell’islam. Gli islamici fondamentalisti sono percepiti in Europa come una minaccia. E lo sono massimamente in Gran Bretagna, già duramente colpita dal terrorismo. Cosa c’è di meglio, di più utile, che blandire i fondamentalisti islamici di casa propria trattando Israele da “Stato paria”? E che importa se, per ottenere il risultato, si calpestano i principi stessi su cui si fonda la vita universitaria, a cominciare da quello per cui la ricerca scientifica deve essere libera da condizionamenti politici? I professori universitari (anche se, in verità, non tutti) sono uomini di cultura. Usando una brutta parola, sono “intellettuali”. Gli intellettuali spesso si danno arie di superiorità. Avendo letto qualche libro in più della media (in realtà non è un merito, è solo una questione di mestiere) si spacciano per migliori, più saggi, più illuminati degli altri esseri umani. Ma, naturalmente, non è vero. Essi sono fatti con lo stesso impasto di virtù e vizi di tutti gli altri. E sono ugualmente capaci di indulgere al conformismo, alla vigliaccheria, all’opportunismo. In una sola cosa gli uomini di cultura sono effettivamente molto più bravi degli altri: nell’arte della dissimulazione, nella capacità di travestire da nobili ragioni i più bassi impulsi.
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