Un articolo di Davide Bidussa pubblicato dal RIFORMISTA:
Nell’ ultimo numero de “L’Espresso” Enzo Biagi interviene sulla candidatura di Andrea Jarach al comune di Milano nelle liste di Letizia Moratti. Biagi sottolinea, sorpreso, il fatto che un ebreo si candidi con un centrodestra imparentato a formazioni che esaltano il nazismo. Jarach, accusato da Biagi di «andare a braccetto con i fascisti», ha querelato il giornalista, ravvisando nelle sue argomentazioni una calunnia e la ripresentazione di stereotipi antisemiti. L’editoriale di Biagi è scadente, discutibile e con sorprendenti scivolate di stile. Lo è, tra l’altro, perché non è accettabile sovrapporre una scelta personale all’analisi politica complessiva. Per lo stesso motivo non è accettabile il processo popolare che si è scatenato nel frattempo nei confronti di Biagi, procedura che appartiene allo stalinismo. Nella storia personale e professionale di Biagi ci sono molti episodi pregevoli, e giudicare la vicenda complessiva di una persona in base ad alcune righe è irricevibile quanto il contenuto di quelle stesse righe. Biagi è molto di più di quell’editoriale, e non è liquidabile, né professionalmente, né umanamente, come un antisemita. Jarach ha chiesto pubblicamente solidarietà. Non ho difficoltà ad esprimergliela a prescindere dalla mia appartenenza politica,opposta alla sua. Con una postilla. In politica le battaglie di principio non sono questioni di parte.Sono questioni trasversali che riguardano le regole per tutti.In momenti recenti altre figure del mondo ebraico italiano, di appartenenze politiche opposte a quella di Jarach, sono state attaccate per le loro scelte.Avrei apprezzato che da quella parte in cui sta anche Jarach fosse arrivata una voce. Non è arrivata. C’è un tempo per tutto.Anche per recuperare.
Due lettere giunte in redazione in difesa di Enzo Biagi:
Non riesco a vedere alcun attacco nelle parole di Enzo Biagi. Ma se uno che di mestiere scrive le proprie idee pensa che un personaggio pubblico (Andrea Jarach) abbia fatto una sciocchezza, deve tacere soltanto perché ha stima di lui? E' proprio dalla stima che nasce il dispiacere. E d'altronde la domanda rimane. Se uno è Berlusconiano, o anche di destra. Deve accettare di convivere con chi rivorrebbe il fascismo? Non dovrebbe forse dire: "O io o quelli!". Al ripensamento di alleanza nazionale io credo. A quello della Fiamma Tricolore e simili, non si può proprio credere. Né essi, d'altronde, lo dichiarano. Biagi sarà pure antiberlusconiano, ma non tutte le sue opinioni possono essere lette così. La faziosità questa volta sta in chi crede che Biagi abbia attaccato (???) Jarach per attaccare la Moratti. Ricordatevi di Margherita Sarfatti e del sostegno che gli Ebrei Italiani diedero al fascismo degli esordi. Furono ripagati con le leggi razziali. I tempi non sono più quelli, certo. Ma la dignità non è negoziabile!
lettera firmata
Raramente ho trovato nella mia vita un guazzabuglio di odio, livore, ignoranza e tronfia nonchè ingiustificata arroganza qual'è quello rappresentato dal vostro sito e dagli articoli in esso contenuti. In particolare, gli attacchi rivolti a due personalità del calibro di Enzo Biagi e Moni Ovadia-uno dei più grandi intellettuali di cui l'Italia può fregiarsi, del quale sono estremamente fiera di potermi definire amica-, solo perchè giustamente disgustati dallo squallore umano e morale di chi non ha esitsato a SPUTARE SULLA SHOAH pur di racimolare qualche voto, è cosa che stupisce, indigna e sciocca oltre ogni dire. Moni Ovadia è la persona più aliena da ogni forma di violenza che si possa immaginare sulla faccia della terra, se solo vi foste mai sprecati a leggere uno dei suoi libri o a vedere un suo spettacolo certamente lo sapreste...fare di lui un emblema di una sottopseudo atteggiamento sinistrorso incendiario ed esagitato o, molto peggio, un nemico del popolo d'Israele è semplicemente grottesco, nonchè rivelatore di un'ignoranza che definirei allarmante.
lettera firmata
Invitiamo chi ritiene che l'antisemitismo non abbia nulla a che fare con la sinistra a leggere l'ottima opinione di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera Magazine di questa settimana. Tratta di un caso inglese, ma dice verità riferibili benissimo anche all'Italia.
Ecco il testo:
Un potente sindacato di docenti universitari britannici vuole imporre il boicottaggio delle università israeliane, vuole in particolare che si boicottino tutti i professori israeliani che non condannino esplicitamente la politica del governo del loro Paese. E poiché nulla ha più successo delle infamie non c’è dubbio che l’iniziativa troverà presto imitatori anche in altri Paesi europei. A cominciare dall’Italia dove, peraltro, un tentativo dello stesso genere abortì alcuni anni or sono a causa delle proteste. Si potrebbe osservare che è davvero singolare che dei professori universitari, per bocca del loro sindacato, si scatenino contro Israele, ovvero contro l’unica democrazia del Medio Oriente, anziché prendersela con i tanti truci regimi, quelli sì infami, che popolano quella regione. Ignoranza ? Certo, anche. Ma c’è molto di più. C’è in primo luogo un fenomeno che è già stato segnalato più volte: la crescita, in tutta Europa, di un aggressivo “antisemitismo di sinistra” che usa la questione palestinese per rinfocolare una mai sopita avversione per gli ebrei. C’è in secondo luogo, la paura dell’islam. Gli islamici fondamentalisti sono percepiti in Europa come una minaccia. E lo sono massimamente in Gran Bretagna, già duramente colpita dal terrorismo. Cosa c’è di meglio, di più utile, che blandire i fondamentalisti islamici di casa propria trattando Israele da “Stato paria”? E che importa se, per ottenere il risultato, si calpestano i principi stessi su cui si fonda la vita universitaria, a cominciare da quello per cui la ricerca scientifica deve essere libera da condizionamenti politici? I professori universitari (anche se, in verità, non tutti) sono uomini di cultura. Usando una brutta parola, sono “intellettuali”. Gli intellettuali spesso si danno arie di superiorità. Avendo letto qualche libro in più della media (in realtà non è un merito, è solo una questione di mestiere) si spacciano per migliori, più saggi, più illuminati degli altri esseri umani. Ma, naturalmente, non è vero. Essi sono fatti con lo stesso impasto di virtù e vizi di tutti gli altri. E sono ugualmente capaci di indulgere al conformismo, alla vigliaccheria, all’opportunismo. In una sola cosa gli uomini di cultura sono effettivamente molto più bravi degli altri: nell’arte della dissimulazione, nella capacità di travestire da nobili ragioni i più bassi impulsi.
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