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La Stampa Rassegna Stampa
08.06.2006 Distorsioni e luoghi comuni
nell'editoriale di Igor Man sulla morte di Al Zarqawi

Testata: La Stampa
Data: 08 giugno 2006
Pagina: 1
Autore: Igor Man
Titolo: «Simbolo abbattutto»

Da La STAMPA di venerdì 9 giugno 2006, un editoriale di Igor Man sull'uccisione di Al Zarqawi.
Uvi strovano imprecisioni, luoghi comuni, interpretazioni infondate e pericolose e distorsioni linguistiche.
Ecco il testo:
   

FUORI uno»: così la radio dei marines ha dato l’annuncio dell’uccisione di Abu Musab al Zarqawi, l’esaltato «vicario» di Osama bin Laden nel Paese dei due Fiumi. C’è esultanza in codesto annuncio tipicamente soldatesco, la stessa esultanza, a stento trattenuta, con cui il presidente Bush ha commentato l’eliminazione del «terrorista numero uno». Fatta salva l’eccellenza del blitz che somiglia ai millimetrici «omicidi politici»

le eliminazioni  mirate non sono in nessun modo "omicidi politici", perché colpiscono terroristi, non leader politici non violenti

praticati da quella eccezionale macchina bellica ch’è Tsahal, l’esercito di Israele, va detto chiaro come l’eliminazione di colui che un principe saudita definiva «lo straccione giordano», non segni purtroppo la scomparsa del terrorismo predicato da Osama, lo Sceicco della Morte. Ma l’alta valenza, simbolica, politica, del blitz è nel blitz stesso. Vediamo.
Zarqawi è stato ucciso mentre si trovava con alcuni dei suoi guardaspalle in un casolare isolato, a circa otto chilometri a Nord di Baquba, grosso modo nel cosiddetto triangolo sunnita. L’attacco è avvenuto il 7 di giugno, nel pomeriggio avanzato, ma l’annuncio è avvenuto il giorno appresso dopo «l’identificazione certa» del capintesta terrorista: impronte digitali, cicatrici eccetera.
Nell’attuale, difficile congiuntura la Casa Bianca non può permettersi passi falsi poiché avrebbero tra l’altro un effetto devastante sulle elezioni di mezzo termine. Non per nulla alla clamorosa notizia (l’uccisione di colui che decapitò l’ostaggio americano Nicholas Berg nel maggio del 2004) ha trovato subito seguito la comunicazione che nel governo presieduto da Nuri al Maliki sono state (finalmente) assegnate le poltrone di ministro della Difesa, dell’Interno e del consigliere per la sicurezza nazionale.
Dalle parole di un Bush legittimamente euforico, Zarqawi vien fuori come l’iniziatore della guerriglia terroristica che rischia di annegare l’Iraq nella guerra civile. Le cose non stanno esattamente così. Il terrorismo predicato da Osama e praticato da Zarqawi irrompe in Iraq in un secondo tempo, quando cioè fenomeni di spontaneismo armato con bersaglio i G.I. si sono già manifestati diventando, giorno dopo giorno, terribile moneta corrente.

Le cellule al qaedisti erano prsenti in Iraq da prima dell'attacco americano e la loro jihad non ha certo aspettato i "fenomeni di spontanesismo armato" dei quali scrive Man 

 All’origine di codesti fenomeni che si traducono in imboscate, in rapine invero a mano armata, nella cattura di ostaggi, in attentati alla bomba, in imboscate alle truppe straniere (comprese quelle italiane) e via così, troviamo due incredibili errori. 1) Lo scioglimento dell’esercito iracheno. Col risultato di farne una Armata Brancaleone, armata e affamata. 2) Lo scioglimento del Baath, pressoché dalla mattina alla sera. Col risultato di paralizzare la routine quotidiana del paese.

Il terrorismo al qaedista avrebbe attaccato il nuovo Iraq anche se non fossero stati presi i provvedimenti citati da Man.
I quali, del resto, sono stati semplicemente la demolizione di un regime criminale.
Se non fossero stati presi non è affatto detto che l'Iraq sarebbe stato più stabile, dato che i vecchi apparati avrebbero avuto più forza per cercare di riconquistare il potere assoluto, e certamente avrebbe incontrato difficoltà assai maggiori a diventare una democrazia


Al contrario di molti altri «fratelli», gli arabi dell’Iraq sono faticatori onesti e fieri. Saddam era odiato in larga misura ma rispettato: un po’ come accadeva in certe province mafiose del Bel Paese. Privati, dall’oggi al domani, d’una guida (non necessariamente amata), stanchi di aspettare che gli americani mettessero ordine in casa, gli iracheni han preso a far da soli. Con le fatali storture insite nella perniciosa «anarchia metropolitana». L’esser rimasti soli a decidere di se stessi dopo lunghi anni duri di dittatura che tuttavia distribuiva anche carote, è stato come fare dell’Iraq un supertreno che tremendamente corre privo di macchinisti. Attenzione: i terroristi di Al Qaeda il cui disegno primario è quello di destabilizzare i «regimi corrotti» complici degli infedeli americani «ipocriti sulla terra», si sono trasferiti in Iraq strumentalizzando abilmente quell’anarchia già in atto sino a trasformarla nell’acqua altrove prosciugata.
L’aver messo nella giusta cornice gli accadimenti cruenti che squassano oramai dal tragico 11 di settembre il mondo intero, ci consente di definire l’ammazzatina del truce «straccione giordano» una spia interessante del disagio che pervade il terrorismo islamista inventato da un palazzinaro crapulone, lui, Osama, e sparso a piene mani nella società islamica dal «vicario» Zarqawi.
Anche un bambino si rende conto che un blitz come quello che ha fulminato Zarqawi per riuscire perfettamente ha bisogno di una o più talpe. Già due anni fa sulla testa del «vicario» gravava una taglia di 10 milioni di dollari. Una cifra che cambia la vita non è valsa, sino all’altro ieri, a far fuori il terrorista per eccellenza. Se oggi s’è trovata la talpa ovvero se la spedizione è riuscita è segno che sempre più nu- merosi si fanno quei circoli islamici dove il terrore postulato da Osama più non convince. Ci saranno altri colpi di coda, ma il terrorismo ha il destino segnato. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, dice l’Ecclesiaste. Gli assassini del Vecchio della Montagna, antesignani dei fanatici allevati da Osama, venuti dalla Persia nel secolo undecimo dopo a- ver fatto strage in Siria di prefetti, califfi, governatori «per affermare il principio ideologico-religioso dell’islàm», improvvisamente sparirono. L’esecuzione di un assassino sa- dico qual fu il vanitoso Zarqawi c’è stata perché il tempo era maturo.

In realtà il consenso verso il terrorismo islamista pervade ancora vasti settori del mondo islamico.
L'annuncio di Man per il quale "il terrorismo ha fatto il suo tempo" è pericoloso, perché spinge ad abassare la guardia e al disarmo nella guerra al terrorismo islamista.

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