Terrorismo jihadista in Canada e in Israele due cronache
Testata: Il Foglio Data: 07 giugno 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Shahid, campi d’addestramento, mappe e nitrato nel Torontistan -Elementi del jihad mondiale arrestati»
Dal FOGLIO di mercoledì 7 giugno 2006:
Toronto. Il venerdì andavano a pregare alla moschea di Scarborough, un sobborgo dell’East End di Toronto entrato a far parte della metropoli soltanto qualche anno fa. Ma era a Mississauga che si vedevano quasi ogni giorno. Quando erano a un passo dal realizzare il loro piano di morte, la polizia ha bloccati, mettendo fine a due anni di intercettazioni, pedinamenti e appostamenti telematici sui forum online dell’integralismo islamico. I loro obiettivi erano la torre del Parlamento di Ottawa, il quartier generale dei servizi segreti a Toronto, il palazzo della Borsa: simboli della democrazia, della sicurezza e della ricchezza canadesi. Forse anche il premier. Diciassette persone sono state arrestate. Si tratta per lo più di ragazzi tra i 19 e i 30 anni; cinque di loro sono minorenni. Musulmani, da tempo inseguivano l’idea di punire il paese di cui spesso per nascita – erano cittadini. Il Canada aveva la colpa, ai loro occhi, di aver inviato tre anni fa un contingente di truppe nel sud dell’Afghanistan, a Kandahar, ex roccaforte dei talebani. Era anche “colpevole” di aver sposato uno stile di vita troppo diverso da quello dettato dalla legge coranica. Le Giubbe Rosse della Royal Canadian Mounted Police, che insieme agli 007 del Canadian Security Intelligence Service hanno condotto l’operazione, hanno spiegato come la cellula non avesse collegamenti con al Qaida, ma s’ispirasse alla rete e che i suoi componenti erano per lo più cittadini canadesi, nati o cresciuti a Toronto e dintorni. La fisionomia della cellula ricorda quella che, il 7 luglio 2005, portò a termine gli attentati di Londra. La base dalla quale sarebbero dovuti partire gli attacchi è Mississauga, sobborgo a ovest della metropoli canadese che nel giro di dieci anni ha raddoppiato i propri abitanti. E’ una città dormitorio, dove immigrati di fede islamica assieme a polacchi formano il nucleo della popolazione e dove l’inglese è seconda lingua. Non c’è un quotidiano, un’emittente radio, una stazione tv; ci sono tanti uffici e molti pendolari; mancano gli svaghi e un luogo di ritrovo. Per quasi tutti i ragazzi arrestati con l’accusa di essere aspiranti kamikaze l’unico punto di aggregazione era il centro islamico del quartiere. Un conducente di autobus con quattro figli, Qayyum Abdul Jamal, 43 anni, è considerato la mente del gruppo: un integralista che, con il senno di poi, avevano notato tutti, perfino un parlamentare: “Ebbi una discussione con lui; mi disse che le truppe canadesi stavano in Afghanistan soltanto per violentare le donne musulmane: a quel punto lo interruppi, intimandogli di non aggiungere altre sciocchezze”, rammenta il deputato liberal Wajid Khan. Come lui anche il direttore del centro comunitario musulmano di Mississauga, Faheem Bukhari, ricorda quella discussione. Racconta di come erano cambiati i ragazzi arrestati dopo aver incontrato la loro nuova guida: “Erano giovanotti ai quali piaceva divertirsi, giocare a pallone, senza altri pensieri per la testa. Poi, all’improvviso, hanno smesso di giocare e non hanno più frequentato i vecchi amici”. Al blitz hanno preso parte oltre 400 agenti. Hanno sequestrato il materiale che sarebbe servito per gli attacchi: tre tonnellate di nitrato d’ammonio, fertilizzante usato come esplosivo in numerosi attentati, tra i quali quello di Oklahoma City del 1995: lì una sola tonnellata bastò a far crollare un palazzo e a uccidere 168 persone. C’erano video di addestramenti alla guerriglia, girati nei campi a nord di Toronto e mappe di possibili obiettivi.
Due brevi notizie da pagina 4:
Elementi del jihad mondiale arrestati nell’area di Gerusalemme dai servizi segreti israeliani. Il capo dello Shin Bet, Yuval Diskin, ha precisato che i terroristi "progettavano attentati ma non per l’immediato futuro".Diskin ha anche dichiarato che mentrela Giordania lotta con efficienza contro la penetrazione di uomini di al Qaida nel proprio territorio, "più difficile" è la situazione in Egitto: nel Sinai, in particolare,vengono contrabbandate molte armi.
Domani Olmert va in Giordania da re Abdallah per parlare di piano di convergenza d’Israele dalla Cisgiordania.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio