Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La Somalia modello di future vittorie jihadiste in Afghanistan e Iraq? plauso a Magdi Allam per un articolo contro la volontà di resa dell'Occidente
Testata: Corriere della Sera Data: 07 giugno 2006 Pagina: 1 Autore: Magdi Allam Titolo: «Mogadiscio, un triste presagio per Bagdad»
Plauso a Magdi Allam per un articolo sulla caduta della Somalia in mano ai jihadisti, pubblicato dal CORRIERE della SERA del 7 giugno 2006. "Lugubre presagio" di ciò che potrebbe accadere in Afghanistan e in Iraq. Ecco il testo:
Somalia addio. Ormai l'ex colonia italiana si è trasformata nella nuova roccaforte di Bin Laden. Forse siamo stati distratti da calciopoli e dal teatrino della politica, per non esserci accorti che i nostri implacabili nemici, i terroristi di Al Qaeda e gli integralisti dei Fratelli Musulmani, stanno progredendo nella loro conquista del potere. Mentre noi, ovunque in Occidente, stiamo retrocedendo dal fronte di prima linea e ci stiamo sfaldando sul fronte interno. Probabilmente attenderemo il prossimo mega-attentato terroristico ideato e attuato nell'Emirato islamico della Somalia, per renderci conto che è stato un errore madornale abbandonare al suo destino quel Paese. C'erano tutti i presupposti per un serio impegno internazionale con la benedizione delle Nazioni Unite. Eppure ci siamo arresi al terrorismo. Prima la fuga degli americani nel 1994 e poi quella delle stesse forze dell'Onu nel 1995. Quindi l'oblio più totale fino all'annuncio della caduta di Mogadiscio nelle mani degli agenti di Bin Laden. La sorte della Somalia è un lugubre presagio di ciò che potrebbe riaccadere in Afghanistan e quel che potrebbe avvenire in Iraq. I Taliban sono tornati prepotentemente all'offensiva terroristica e hanno esordito con l'arma dei kamikaze. In Afghanistan l'intervento militare è avvenuto con l'avallo dell'Onu, è stato concepito inequivocabilmente come operazione internazionale anti-terrorismo. Eppure ora da noi e altrove si levano le voci di quanti chiedono il ritiro degli eserciti stranieri in quanto «forze di occupazione». Quanto all'Iraq, per quanto concerne l'Italia, la partita è già segnata. Dopo l'ennesima bomba a orologeria politica, fatta esplodere subito dopo l'annuncio della visita del neo-ministro degli Esteri D'Alema a Bagdad, si sono rafforzati i fautori del ritiro totale e immediato. C'è un consenso più ampio nella condanna della «guerra ingiusta» e nella definizione di «forze di occupazione» dei nostri militari. Quindi di fatto sul terreno abbiamo un esercito che non gode della copertura e della legittimazione politica da parte del suo stesso governo. Tanto vale affrettarne il ritiro per prevenire l'inutile stillicidio di soldati e carabinieri mandati allo sbaraglio. Tutto ciò Al Qaeda lo sapeva benissimo sin dal primo attentato terroristico di Nassiriya del 12 novembre 2003. In un documento dell'8 dicembre 2003, dal titolo «Il Jihad in Iraq: speranze e rischi», è stata impostata la strategia di Al Qaeda nel breve, medio e lungo termine. Sul breve termine avevano individuato nella Spagna il bersaglio da colpire. E ci sono riusciti perfettamente. Nel medio termine il bersaglio era indicato nell'Italia e ci stanno riuscendo altrettanto perfettamente. Il passo successivo è così delineato: «Il ritiro delle forze spagnole e italiane dall'Iraq costituirà una formidabile pressione sulla presenza britannica che Tony Blair non riuscirà a sopportare. Ed è in tal modo che cadranno le tessere del domino rapidamente». Il traguardo di questa strategia di logoramento è far terra bruciata attorno alle forze americane, rompere l'asse tra l'Europa e gli Stati Uniti, logorare sempre più fisicamente e finanziariamente l'esercito americano fino a costringerlo ad andarsene. Noi possiamo far finta di non sapere, possiamo chiudere gli occhi e tapparci le orecchie, ma Al Qaeda andrà avanti comunque nella sua strategia di conquista del potere. Possiamo illuderci di affidare il timone della battaglia ai Fratelli Musulmani, individuando in loro un alleato tattico per contrastare Bin Laden e i jihadisti. L'Occidente ha dato loro il potere nei territori palestinesi e vorrebbe consegnare nelle loro mani l'Egitto e la Siria. Un atteggiamento doppiamente suicida di chi, per sfuggire al boia manifesto, si rimette all'arbitro del futuro carnefice dissimulato sotto mentite spoglie. Almeno ogni tanto guardiamoci attorno. Solleviamo gli occhi dagli scandali più o meno seri di casa nostra e concentriamoci sull'unica vera priorità di tutti noi: salvaguardare la nostra vita e la nostra libertà minacciata dentro e fuori dall'Occidente.
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