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Internazionale Rassegna Stampa
05.06.2006 Israele come la Romania di Ceausescu ?
così appare allo sguardo strabico di Amira Hass

Testata: Internazionale
Data: 05 giugno 2006
Pagina: 17
Autore: Amira Hass
Titolo: «Due mondi»

INTERNAZIONALE del 2/8 giugno 2006 pubblica un articolo di Amira Hass che istituisce un paragone tra Israele e la Romania di Ceausescu.
L'esile filo che legherebbe le due realtà viene individuato nella comune tristezza   dei passeggeri di un autobus palestinese che supera i posti di blocco israeliani e passa davanti alla barriera di separazione e dei romeni sottoposti al potere del dittatore comunista.

Vengono però dimenticati gli attentati terroristici che obbligano Israele a misure di sicurezza che certamente rendono più difficile la vita dei palestinesi, ma salvano nel contempo la vita a molti innocenti.

Forse il paragone con la Romania di Ceausescu sarebbe più corretto se riferito proprio al terrorismo, che esercita anche nei confronti dei palestienesi una forma di tirannia, convolgendoli in una guerra infinita e insensata contro Israele.

Tra i titoli della pagina "Medio Oriente": "Raid nel sud del Libano", trascura il fatto che le azioni isrealiane sono state precedute dagli attacchi dei terroristi e "Un giorno di guerra" trascura, come l'articolo che introduce, le perduranti attività terroristiche della Jihad islamica contro Israele.

Ecco il testo di Amira Hass:

Le facce dietro i vetri dei minibus sembravano cupe, imbronciate. I passeggeri non parlavano fra loro: guardavano fisso davanti, o avevano gli occhi incollati ai finestrini, a osservare le altre auto ferme al semaforo rosso in uno dei trafficati incroci di Gerusalemme Nord. Questo incrocio collega i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est e la strada che porta ad alcune colonie ebraiche (considerate “quartieri” della città). L’espressione cupa e imbronciata sui volti dei passeggeri del minibus ha fatto squillare  un lontano campanello nella mia testa.
Prima che potessi dire che cosa mi ricordavano quelle facce, ho ripercorso mentalmente il viaggio che avevamo appena fatto: la strada non asfaltata, dissestata e piena di buche che attraversa il loro quartiere povero e abbandonato; le vie sovraffollate, dove i rifiuti traboccano dai cassonetti svuotati di rado, dove i liquami si raccolgono in piccole pozzanghere puzzolenti, dove brutte e pericolose costruzioni di calcestruzzo, non intonacate né isolate termicamente, sono l’unico alloggio possibile per decine di migliaia di palestinesi.

E poi, in un attimo , il passaggio a un altro mondo: le strade ampie e pulitissime, piene di piante rigogliose, in un vicino quartiere ebraico, costruito sulla terra che negli anni è stata strappata dalla loro zona o da una qualsiasi altra area palestinese. Nel loro tragitto avevano sicuramente visto le case ben costruite ed eleganti, gli ampi marciapiedi, i chiusini per l’acqua piovana , i lampioni.Stesso bilancio, stesso comune, ma due mondi diversi. 


Va ricordato che esistono  quartieri, e anche città,  a maggioranza ebraica, poveri. Mentre vi sono arabi che vivono in quartieri residenziali. Non si tratta di discriminazione, ma degli effetti delle differenze economiche e  sociali, come in ogni altro paese del mondo.

 
Quello che ancora non avevano visto, nel loro breve viaggio, era il muro di separazione: un mostro di calcestruzzo la cui costruzione lungo le colline avanza ora dopo ora, e poi un check point militare dove avrebbero dovuto aspettare per mostrare il loro documento d’identità a un giovane soldato, involontariamente sgarbato.
Poi ho ricordato: quei volti e quelle espressioni avvilite mi ricordavano i passeggeri sugli autobus in Romania nel 1977, uno degli anni più bui del regime di Ceausescu. La crudeltà autoritaria può avere molte manifestazioni e varianti, ma produce espressioni di rabbia e disperazione simili.

 

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