75 europarlamentari hanno firmato un appello per impedire l'ingresso in Europa chi nega la Shoah. Quindi NO al visto d'ingresso per Ahmadinejad in Germania per i campionati mondiali di calcio. Certo, la proposta di Carlo Panella è molto più accattivante, lasciarlo partecipare allo stadio di Norimberga e, contemporaneamente, accoglierlo con migliaia di bandiere israeliane date in precedenza agli spettatori. Proposta affascinante, ma riteniamo di difficile esecuzione. Il governo tedesco non metterà in difficoltà i suoi ottimi rapporti economici con l'Iran con una azione così platealmente forte e nobile. Molto meglio salvaguardare le relazioni economiche. Ecco l'articolo da Bruxelles di Giuseppe Sarcina sul CORRIERE della SERA di oggi 3 giugno 2003 a pag 17 con l'intervista a Bronislaw Geremek, eurodeputato polacco.
BRUXELLES — Si può negoziare su tutto, a cominciare dall'atomica, «ma non sui principi». E un leader come il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che proclama di voler cancellare Israele dalla carta geografica e nega l'Olocausto «non può entrare in Europa». Bronislaw Geremek è uno dei 75 firmatari della «lettera aperta» ai Paesi europei affinché sia vietato al leader islamico di assistere alle partite dell'Iran ai Mondiali in Germania. Geremek aderisce al gruppo dei liberaldemocratici ed è un personaggio di spicco dell'Europarlamento. Storico medievalista, è stato tra i fondatori di «Solidarnosc», consigliere di Lech Walesa e poi, dal 1997 al 2000 ministro degli Esteri della Polonia. Nato in una famiglia ebrea, è cresciuto nel ghetto di Varsavia: suo padre è stato ucciso nel campo di Auschwitz, mentre il fratello maggiore riuscì a sopravvivere alla deportazione a Bergen- Belsen.
A Bruxelles molti si chiedono se la vostra iniziativa non rischi di compromettere i negoziati tra Ue, Stati Uniti ed Iran sull'atomica.
«E' una domanda che mi sono fatto anch'io prima di firmare. E ho concluso che dobbiamo distinguere tra il governo iraniano, impegnato nelle trattative, e il presidente Ahmadinejad. Io credo che sia lui, e solo lui, responsabile moralmente e politicamente di affermazioni inaccettabili. D'altra parte il predecessore di Ahmadinejad (Mohammad Khatami, ndr) ha dimostrato che l'Iran potrebbe aprirsi al dialogo su valori condivisi a livello internazionale. Dunque è Ahmadinejad che vuole cancellare Israele, che nega Auschwitz. E la negazione dell'Olocausto è un crimine punito dal codice penale di diversi Paesi europei».
Quindi l'Europa deve trattare, ma anche tenere una linea ferma sui principi...
«E' così. Anzi, questo è il momento in cui l'Europa deve dare un segnale forte. Nessuno dovrebbe essere disposto ad accettare dichiarazioni come quelle del leader iraniano. Non c'è "Realpolitik" che tenga. Io sono per una politica realistica, ma non per la resa della morale. Nel campo dei principi non ci possono essere mezze misure. D'altra parte, se avesse seguito la "Realpolitik", l'Europa avrebbe abbandonato al suo destino i Paesi dell'Est, cosa che invece non è accaduta».
Ma pensa davvero che i Paesi europei, Germania in testa, accoglieranno il vostro invito, vietando l'ingresso ad Ahmadinejad?
«Mi accontenterei di una dichiarazione politica da parte del governo tedesco. I Paesi della Ue devono essere conseguenti con se stessi. Se si considerano garanti dei diritti umani, non possono consentire che Ahmadinejad venga tranquillamente a vedere le partite dei Mondiali».
Verrà, lei dice?
«Se ci sarà una posizione chiara almeno da parte della Germania, non credo verrà».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.