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La Stampa Rassegna Stampa
03.06.2006 Ultimatum all'Iran
aggiornamento di Maurizio Molinari da New York

Testata: La Stampa
Data: 03 giugno 2006
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il no di Ahmadinejad "Non rinunceremo al nostro nucleare"»

Sulla STAMPA di oggi, 3 giugno 2006 l'articolo di Maurizio Molinari dopo la dichiarazione di John Negroponte: L'Iran avrà l'atomica nel 2010.

NEW YORK
Mahmud Ahmadinejad respinge al mittente tanto l’offerta americana di negoziato diretto quanto la proposta di incentivi economici internazionali in cambio della sospensione del programma nucleare. «Non rinunceremo ai nostri diritti e gli sforzi di alcune nazioni occidentali per privarci dell’energia nucleare non daranno alcun frutto», ha detto il presidente iraniano da Teheran, sottolineando come «la ragione della loro opposizione non ha nulla a che vedere con la preoccupazione per le armi nucleari ma con l’accesso dell’Iran alla tecnologia avanzata perché in questa maniera sarà a disposizione di altri nazioni islamiche».
Pur senza fare esplicito riferimento al passo diplomatico di Washington ed all’offerta di incentivi giunta giovedì notte da Vienna, Ahmadinejad ha così ribadito di non essere disposto ad accettare la richiesta-base formulata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu: sospendere l’arricchimento così come aveva fatto il suo predecessore Mohammed Khatami durante i negoziati con Londra, Parigi e Berlino. A ribadire la rigidità della posizione di Teheran è stato Mohammed Saidi, vice capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia nucleare: «Continueremo il processo di arricchimento a fini pacifici, il popolo iraniano non ci consentirà mai la resa».
Alla levata di scudi della Repubblica Islamica ha risposto il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, con una raffica di interviste ai maggiori network tv affermando che Washington «aspetta una risposta alle offerte fatte non in un periodo di mesi ma nelle prossime settimane». Dietro queste parole c’è la convinzione che la replica di Ahmadinejad possa non essere definitiva e che forse qualcosa a Teheran si sta muovendo. Impegnata nel forcing diplomatico la Rice si è anche detta pronta ad incontrare il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki e non ha escluso che a eventuali futuri colloqui diretti possano partecipare anche Russia e Cina.
A giorni le sei potenze riunitesi a Vienna l’altro giorno (Usa, Russia, Cina, Francia, Germania e Gran Bretagna) renderanno noti i dettagli degli incentivi economici, aumentando ancora la pressione internazionale. «Se l’Iran accetterà, sospenderemo la nostra azione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu», ha aggiunto il ministro degli Esteri britannico, Margaret Beckett, lasciando intendere che in caso contrario ci sarà invece un’accelerazione per mettere ai voti la risoluzione sulle sanzioni agli ayatollah. «Sono fiducioso sulla possibilità che Teheran accetti le offerte messe sul tavolo», ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Accettare per l’Iran significa sospendere l’arricchimento e consentire agli ispettori dell’Agenzia atomica dell'Onu (Aiea) le relative verifiche.
In coincidenza con l’offensiva diplomatica internazionale, di Iran è tornato a parlare - dopo un silenzio di cinque settimane - John Negroponte, direttore nazionale dell’intelligence Usa. «Gli iraniani sembrano determinati ad ottenere armi nucleari - ha detto Negroponte alla radio della Bbc - e la nostra stima è che potrebbero riuscire a realizzare un ordigno fra l’inizio e la metà della prossima decade», ovvero fra il 2010 ed il 2015. Due mesi fa Negroponte aveva parlato di «dieci anni di tempo» ed aver accorciato la previsione ad un minimo di 42 mesi probabilmente è una conseguenza dei dati raccolti non solo dall’intelligence ma anche dalle ispezioni dell’Aiea.
«E’ una situazione che ci preoccupa molto - ha aggiunto Negroponte - perché l’Iran è il principale sponsor del terrorismo nel mondo ed il suo comportamento è causa di timori non solo in Libano, Israele e nei Territori palestinesi ma anche in Iraq».
Come spiega Terje Roed Larsen, inviato speciale delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, «il vero motivo per cui la comunità internazionale non può consentire all’Iran di avere il nucleare è il timore di proliferazione ovvero la possibilità che quest’arma finisca in mano a gruppi terroristici».

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