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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.05.2006 Boicottaggio antisraeliano promosso nelle università inglesi
una cronaca non abbastanza chiara

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 maggio 2006
Pagina: 14
Autore: un giornalista
Titolo: ««Boicottiamo le università ebraiche» La proposta spacca i docenti inglesi»
Una cronaca del CORRIERE della SERA sul boicottaggio delle università israeliane proposto dal sindacato dei docenti univesitari brittannici:

LONDRA — «Boicottaggio dei docenti e delle istituzioni accademiche israeliane che non faranno una dichiarazione pubblica per dissociarsi dalle politiche di apartheid di Israele». È il passaggio centrale di una mozione che verrà messa ai voti oggi a Blackpool, al congresso del Nafthe, il sindacato degli insegnanti dei college e delle università britanniche: 69 mila iscritti.
La proposta ha aperto uno scontro internazionale nella comunità accademica. Un gruppo di 600 insegnanti ha lanciato contro «la lista nera» una petizione online che è stata pubblicata dal Guardian.
I professori premettono di essere «contrari all'occupazione della Cisgiordania e alla violenza quotidiana che è necessaria per sostenerla, così come ci opponiamo alle campagne per uccidere israeliani... siamo per la pace e il mutuo riconoscimento tra Israele e Palestina. Questo boicottaggio farebbe più male che bene, se lo scopo è quello di rafforzare i movimenti favorevoli alla pace».
Il Guardian ha pubblicato anche un'altra lettera, a nome della Federazione dei sindacati universitari palestinesi che definisce il boicottaggio un'«iniziativa coraggiosa» e assicura che «le istituzioni accademiche di Israele sono implicate in varie forme di oppressione, legittimando studi sulla pulizia etnica, l'apartheid, il rifiuto dei diritti dei rifugiati».
Secondo diverse fonti la maggioranza dei delegati alla conferenza del Nafthe è orientata a far passare la mozione sul boicottaggio.
L'anno scorso il secondo sindacato britannico, l'Aut (Association of University Teachers, 40 mila aderenti) aveva votato il boicottaggio delle università di Haifa e Bar-Ilan. Sulla base dei collegamenti della prima con il Collegio di Giudea e Samaria nei territori occupati e accusando la seconda di aver minacciato il licenziamento di un insegnante israeliano per una ricerca su uccisioni commesse dai soldati di Tsahal in Cisgiordania.

Non per una ricerca, ma per aver sponsorizzato come tesi di laurea un falso propagandistico diffamatorio (riguardante il comportamento della Brigata Alexandroni durante la guerra del 1948),  poi riconosciuto dal suo autore (che ha anche ammesso di essere stato a suo tempo  pagato dall'Olp).

A seguito delle proteste fu convocato un mese dopo un congresso straordinario dell'Aut che rovesciò la posizione. E anche la decisione del Nafthe potrebbe avere valore solo simbolico, perché le due associazioni stanno per fondersi in un sindacato unitario che non erediterà la «carta di Blackpool».
Ma in Gran Bretagna ci sono accademici che sono già passati all'azione concreta. Il professor Richard Seaford, classicista della Exeter University, ha detto alla Bbc
che già da tempo lui e un gruppo di colleghi sono impegnati in un boicottaggio informale, rifiutando qualsiasi collaborazione scientifica con gli israeliani.

Le ultime due prese di posizione, che sono critiche del boicottaggio e dei suoi promotori, sono presentate in modo equivocabile.
Il mancato chiarimento della vicenda relativa all'Università di Haifa e la mancata separazione dalla precedente presa di posizione antisraeliana  possono infatti lasciar credere a un lettore ignaro che le parole di Ottolenghi e del collega di Edimburgo si riferiscano a Israele, paese nel quale, siamo indotti a credere,  si propone il licenziamento di docenti universitari per le loro ricerche "scomode".

Emanuele Ottolenghi, che insegna al St Anthony's College di Oxford, ha ricordato che «chiedere ai docenti di dichiarare le loro opinioni politiche su una materia specifica è nella miglior tradizione dello stalinismo». E un collega di Edimburgo ha detto in tono accorato ai colleghi che «l'imposizione di giuramenti di fedeltà è il marchio che caratterizza le dittature

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