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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
28.05.2006 Mai porsi troppe domande
se in causa è la società palestinese

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 28 maggio 2006
Pagina: 1
Autore: Giulia Cerqueti
Titolo: «Gerusalemme, i bambini e le pietre»

FAMIGLIA CRISTIANA del 30 maggio pubblica, nella rubrica “Sette giorni come vanno le cose” un articolo di Giulia Cerqueti intitolato “Gerusalemme, i bambini e le pietre” con un’intervista allo scrittore israeliano Meir Shalev. L’attenzione del settimanale cattolico per il mondo palestinese si conferma con questo articolo, peraltro abbastanza corretto. Se è giusto stigmatizzare gli estremisti che lanciano pietre ai bambini palestinesi, è il comportamento dei soldati israeliani, che proteggono quei bambini, che avrebbe dovuto essere evidenziato con un’accezione più positiva. Dall’atteggiamento dei soldati e dalle parole dello scrittore israeliano emerge ancora una volta la fotografia di una società democratica e libera dove il dissenso e le critiche sono consentite e dove ci sono sempre intellettuali disposti a prendere le difese di coloro che subiscono un sopruso, siano essi ebrei o palestinesi. Se un episodio analogo fosse accaduto nella società palestinese quanti intellettuali avrebbero fatto appello al governo di Hamas per proteggere i bimbi ebrei ??

 

 Ecco l'intervista a Meir Shalev:

 

 

 

“Andare a scuola ogni giorno per loro è un calvario. Per raggiungere il proprio istituto dal villaggio di Umm Tuba un gruppo di bambini palestinesi deve passare lungo i confini della colonia ebraica di Maon. Da qui i piccoli palestinesi vengono attaccati regolarmente con le pietre da gruppi di coloni estremisti, sotto gli occhi dei soldati israeliani  che scortano gli scolari, ma non arrestano nessun colono.

 

Un gruppo di trenta intellettuali ha firmato un appello al premier israeliano Olmert affinché il Governo prenda misure drastiche per mettere fine a queste aggressioni. Tra i firmatari, anche lo scrittore Meir Shalev, che ha appena pubblicato un nuovo romanzo, La casa delle grandi donne (Frassinelli):una saga familiare incentrata su cinque figure femminili che hanno allevato Rafael, l’unico uomo della famiglia. Una storia intrisa dei ricordi personali dell’autore, che vive a Gerusalemme.

 

- Lei è sempre stato una delle voci critiche della politica israeliana

“L’appello che abbiamo lanciato al premier non è un atto politico, è un dovere morale. Qui si tratta di bambini che vogliono andare a scuola, che non rappresentano una minaccia. Tutto questo non ha niente a che vedere con la politica. Si tratta di male puro. Non è questione di destra o di sinistra”.

 

- Cosa significa vivere in una città che è crocevia di tre fedi e tre culture?

“ A Gerusalemme non c’è alcun dialogo, c’è una profonda ostilità fra le tre religioni. E’ la città dell’eterno conflitto, del fanatismo. Nulla è cambiato fin dai tempi delle crociate: ogni religione vuole la città tutta per sé, non c’è alcuna tolleranza. Roma e Atene, le altre due grandi città della cultura mediterranea, vivono in pace con la loro storia e il loro passato, Gerusalemme no”.

 

In “La casa delle grandi donne” il protagonista maschile vive nel deserto del Negev. Il deserto è un luogo geografico, ma anche luogo biblico.

 

“ L’esperienza del deserto è incomprensibile per chi non l’ha vissuta. Il deserto è un luogo spirituale, il luogo della purezza, dove trovare solitudine e rifugio. Gerusalemme sorge al confine con il deserto, che rappresenta da sempre, fin dai tempi biblici, una minaccia e una costante tentazione".

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