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Il Mattino Rassegna Stampa
26.05.2006 Olmert cancellato, Abu Mazen enfatizzato
omissioni ed esagerazioni contribuiscono alla disinformazione

Testata: Il Mattino
Data: 26 maggio 2006
Pagina: 13
Autore: la redazione
Titolo: «Abu Mazen sfida Hamas: referendum sulla pace»

Un articolo dal MATTINO di venerdì 26 maggio 2006. Le stragi terroristiche sono "resistenza", Barghouti, da quello che si comprende leggendo il testo, è in carcere in Israele perché “giovane e carismatico leader di Al Fatah”. Barghouti è in carecere perché è un terrorista condannato a cinque ergastoli per altrettanti omicidi. Il MATTINO finge (non può non saperlo) di ignorare tutto ciò.
Ecco il testo:
 

Gerusalemme. Doveva essere l’incontro dell’intesa, tra le varie componenti palestinesi, per raggiungere un compromesso. Si è trasformata invece, per il presidente Abu Mazen, in un’occasione per lanciare ad Hamas - a sorpresa - una sorta di ultimatum: o un accordo sarà raggiunto entro 10 giorni (sulla base del cosiddetto «piano dei detenuti») o il popolo dovrà pronunciarsi per referendum in agosto sulla strada da seguire. Abu Mazen ha calato la sua carta in occasione della prima giornata della Conferenza per il dialogo nazionale, convocata a Gaza e Ramallah dopo mesi di guerriglia istituzionale e settimane anche di scontri fra gruppi armati che fanno capo ad Al Fatah (l’organizzazione di Abu Mazen) e ad Hamas (il movimento islamico che ha vinto le elezioni e che domina il governo). La Conferenza di dialogo nazionale era stata convocata dallo stesso presidente dell’Anp con i leader di tutte le fazioni politiche e rappresentanti della società civile. A testimoniare che la tensione resta alta, ieri a Gaza ci sono stati nuovi scontri fra la nuova «forza di polizia» del governo Hamas e la sicurezza Anp, fedele al presidente: 5 civili e 7 agenti delle forze regolari sono stati feriti, uno dei quali in modo grave. Dunque Abu Mazen ha deciso di non giocare di rimessa. Se entro 10 giorni non ci sarà un accordo fra Hamas e Al Fatah, Abu Mazen ha annunciato che sottoporrà a referendum il «piano di pace dei detenuti». Si tratta di un documento sottoscritto da alcuni dirigenti di Fatah, di Hamas e della Jihad Islamica che si trovano in carcere in Israele. Un ruolo di primo piano nella stesura del documento lo ha avuto Marwan Barghouti, giovane e carismatico leader di Al Fatah in Cisgiordania, arrestato dagli israeliani. Già adottato da Abu Mazen, dal Fatah, dalle fazioni «laiche» e dall'Olp - ma non da Hamas e dalla Jihad Islamica - il documento prevede la fine delle violenze intestine, un governo di unità nazionale, negoziati con Israele per creare uno Stato palestinese nelle aree occupate dal 1967, con Gerusalemme est capitale, e di limitare la resistenza ai Territori occupati (cioè la fine degli attentati in Israele). Il documento offre la possibilità di superare, nei fatti, lo scoglio del riconoscimento di Israele da parte di Hamas, in quanto lo dà per scontato. Ma le proposte avanzate devono fare i conti anche con la linea di Israele, che intende annettere i principali blocchi di insediamenti in Cisgiordania ed ha dichiarato Gerusalemme sua «capitale eterna e indivisibile». Viene comunque considerata una utile piattaforma per un negoziato, che impegnerebbe appunto Hamas - se il movimento lo accettasse - a un riconoscimento implicito di Israele, nelle frontiere del 1967. Il «documento dei detenuti» è stato firmato in carcere oltre che da Barghouti, anche dallo sceicco Abdelrahim Al Matche, uno dei fondatori di Hamas. Ma il movimento islamico per ora non l'ha fatto suo. «La situazione continua a deteriorarsi - ha spiegato ieri Abu Mazen parlando con i giornalisti - e la patria è in pericolo». «Non voglio - ha aggiunto - che le discussioni durino in eterno». Se il referendum «per la Palestina» si farà in agosto, e se Abu Mazen lo vincerà, si troverà in una posizione molto più forte nei confronti del governo di Hamas, ma anche di Israele, con il quale il presidente palestinese chiede da tempo vengano riaperte le trattative di pace. D’altra parte il premier israeliano Olmert non ha modificato le sue posizioni durante il recente viaggio a Washington, dove ha ribadito di non rinunciare all’ipotesi di scelte unilaterali (compresa la definizione dei confini) da non concordare con i palestinesi.

Giovedì 25 maggio , a differenza di tutti gli altri quotidiani, Il MATTINO non dava notizia dell'importante discorso di Olmert al congresso degli Stati Uniti.
Un'omissione che, insieme all'enfatizzazione della proposta di Abu Mazen, si colloca perfettamente nella linea di disinformazione del quotidiano .
 Dare la parola al rappresentante d’Israele e alle ragioni di Israele per il MATTINO sarebbe stato davvero troppo. Avrebbe danneggiato la causa.


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