Il vertice tra Bush e Olmert la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 24 maggio 2006 Pagina: 13 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Bush a Olmert: dovete trattare»
Da La STAMPA di mercoledì 24 maggio 2006:
George W. Bush plaude al piano di Ehud Olmert per la redifinizione unilaterale dei confini in Cisgiordania e gli chiede di negoziare con Abu Mazen per poter arrivare a «soluzioni concordate». «Le proposte di Olmert sono un importante passo verso la pace e noi le sosteniamo» ha detto il presidente americano al termine dei colloqui alla Casa Bianca, sottolineando l'auspicio di «negoziati seri con Abu Mazen». Sono questi i due punti-cardine con i quali la Casa Bianca si propone di superare lo stallo venutosi a creare dopo la vittoria elettorale di Hamas in gennaio. Washington spinge per andare oltre le formalità e riprendere il negoziato diretto. «Le trattative portanno ricominciare se Abu Mazen rispetterà gli impegni che prese alla vigilia delle elezioni palestinesi» ha risposto Olmert, facendo riferimento alla promessa di smantellare le milizie armate ovvero quel passo previsto dalla Road Map che Yasser Arafat si rifiutò di compiere. L'incontro nello Studio Ovale è durato - compresi conferenza stampa, cena e ultimo coloquio privato - ben sei ore perché voluto da entrambe le parti con l'obiettivo di ricreare l'intesa personale e politica che univa Bush e Ariel Sharon. «Washington preme per il dialogo Abu Mazen-Olmert perché è la strada da tentare prima di condividere passi unilaterali israeliani» spiega David Makovsky, esperto di Medio Oriente del Washington Institute. «Se il negoziato riprendesse e al contempo Hamas evitasse di compiere attentati - osserva una fonte diplomatica americana - vi sarebbero spazi per la ripresa della diplomazia». Un segnale di apparente disponibilità da Hamas è giunto con l'intervista del premier Ismail Haniyeh rilasciata ad Haaretz nella quale ha affermato che «se Israele si ritirerà entro i confini del 1967 rispetteremo una tregua di molti anni», senza tuttavia parlare ancora di riconoscimento di Israele. Olmert è stato esplicito nel ribadire che se Hamas non abbandonerà il terrorismo ed Abu Mazen non smantellerà le milizie «Israele non resterà ferma ad aspettare nuovi attentati» e dunque procederà nella realizzazione del «piano di convergenza» che prevede, secondo indiscrezioni, il ritiro da circa il 72 per cento della Cisgiordania con lo smantellamento di insediamenti dove vivono almeno 60 mila israeliani e il loro trasferimento nei maggiori centri urbani ebraici al di qua della barriera eretta da Sharon, ovvero in quel 28 per cento di Cisgiordania destinato a far parte dello Stato Ebraico. Ma per seguire questo percorso Olmert ha bisogno dell'impegno americano a riconoscere i nuovi confini in cambio di un ritiro che si annuncia ben più traumatico di quello da Gaza. In concreto ciò significa che Usa ed Israele dovranno raggiungere un accordo su dove passeranno i confini in Cisgiordania. Bush per ora plaude alle «consistenti proposte di pace» di Olmert ma sottolinea che «prima di decisioni unilaterali bisogna dare tempo alla diplomazia». Una frase che contiene il messaggio ad Abu Mazen: sulle idee di Olmert si può trattare. E' in questo quadro che il presidente ha ribadito la richiesta ad Hamas di fare «una scelta strategica», accettando la pace e riconoscendo Israele. Al termine del colloquio di lavoro Bush e Olmert hanno firmato una dichiarazione sulla «minaccia nucleare iraniana» e «contro il terrorismo» attorno alla quale ruota la condivisione di una «visione del Medio Oriente» fondata su pace, libertà e democrazia. Bush ha usato i toni forti con Teheran: «Se l'Iran attaccherà Israele, l'America lo difenderà». Prima di arrivare alla Casa Bianca Olmert aveva incontrato il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, ed il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, mentre oggi è atteso da un discorso di fronte al Congresso riunito in seduta congiunta. Proprio la Camera dei Rappresentanti ha accolto Olmert votando a schiacciante maggioranza la richiesta di interrompere qualsiasi aiuto all'Autorità nazionale palestinese e qualsiasi contatto con il governo di Hamas - inclusa la concessione di visti ad ogni rappresentante dell'Anp - fino a quando Ramallah non accetterà le tre condizioni poste dal Quartetto (Usa, Ue, Onu e Russia): rinuncia della violenza, riconoscimento di Israele e rispetto degli accordi siglati in passato dall'Anp.
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