Da AGENZIA RADICALE, un articolo di Elena Lattes sulla vicenda della vignetta pubblicata da Liberazione:
Ancora vignette, ancora offese e proteste; ma questa volta ad essere presi in giro non sono il terrorismo o la religione musulmana, questa volta sono stati chiamati in causa i campi di sterminio nazisti.
Sminuito e satirizzato il genocidio di ebrei, zingari e altre minoranze in nome della causa palestinese. Proprio come aveva chiesto Ahmadinejad all'indomani della pubblicazione delle vignette su Maometto e il terrorismo.
Ad essere offesi, certo sono soprattutto gli ebrei, vittime principali della furia nazista e ora paragonati, da Liberazione, attraverso lo Stato che più li rappresenta, ai loro carnefici.
Esagerare sulle disgrazie palestinesi, però, può risultare diffamante anche nei confronti di tutte quelle popolazioni che di fame muoiono davvero; dalle favelas sudamericane, alle campagne cinesi, passando per l'Africa, per l'India e tanti altri posti dove i bambini hanno la pancia gonfia e la pelle rinsecchita.
Ma, alcuni, Sansonetti in primis, obietta: "è una legittima critica alla politica di uno Stato". Niente di più falso e fuorviante.
Nessuno nega il diritto di critica, che anzi è uno strumento ben accetto e utilizzato dagli stessi cittadini israeliani.
Ma un conto è criticare alcune scelte, tutt'altro è dire che lo Stato di Israele è uno stato nazista, indipendentemente dalla coalizione al governo.
Con quella vignetta si trasmettono alcuni degli stereotipi più pericolosi: l'identificazione tra Stato di Israele, la cui cittadinanza è composta da un 20% di non ebrei, e il popolo massacrato e dimezzato 60 anni fa, tra le cui fila ci sono anche molti pacifisti e tanti antisionisti.
Con quella vignetta si dice ai propri lettori che quel regime (democratico) costituisce un pericolo per i palestinesi, ma anche per l'umanità (come lo fu il nazismo) ed è quindi degno di essere combattuto, bombardato, smantellato.
Si negano, com'è stato già fatto in passato, le responsabilità della dirigenza palestinese, prima causa di impoverimento della propria popolazione, si negano quasi 60 anni di storia durante la quale quella dirigenza ha sempre costantemente e coerentemente rifiutato qualsiasi compromesso o accordo di pace.
Si negano i diritti degli israeliani a difendersi, a vivere senza l'incubo del terrorismo, perché qualunque opzione adotti lo Stato viene subito immediatamente definita persecutoria, razzista, in questo caso nazista, senza lasciare spazio ad altre opinioni, alla dialettica, a quello spirito critico che si dice di voler difendere.
Sansonetti dice anche che questa è una vignetta e basta, che non è antisemita, alludendo che non ci si dovrebbe sentire offesi.
Ma il diritto di satira è inviolabile? Sembrerebbe di no, visto che lo stesso giornale nel caso delle vignette antislamiche giustamente difese in maniera inequivocabile la sensibilità dei musulmani.
Che differenza c’è allora tra i due episodi? Perché un gruppo meriterebbe più rispetto di un altro? Perché forse è più numeroso?
O perché è più potente? Perché minaccia distruzioni con armi non convenzionali? O perché hanno quelle risorse, il petrolio, il gas, ecc. di cui le nostre società non possono fare a meno?
O non è forse una forma di razzismo, privilegiare la propria attenzione nei confronti di qualcuno anche a costo di diffamare, insultare, demonizzare qualcun altro?
Quella vignetta è razzista e revisionista, può portare a pensare che la Shoà sia stata una vicenda drammatica, sì, ma come tante altre, di qualche centinaio di morti.
Non uno sterminio voluto e premeditato di 6 milioni di persone innocenti.
Quella vignetta è antisemita perché bisogna smetterla di considerare antisemite solo le camere a gas o i forni crematori. Bisogna sapere e ricordare che prima di arrivare al genocidio, i nazisti, ispirati da secoli di antisemitismo e di persecuzioni antiebraiche, hanno cominciato proprio con la diffamazione e la demonizzazione.
Diffamazioni che portano, come abbiamo visto purtroppo anche recentemente, ai roghi. E poi alle aggressioni fisiche. E poi alle eliminazioni, agli assassini, alle stragi.
Come inizio, Ahmadinejad può ritenersi soddisfatto, il suo primo desiderio è stato esaudito.
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