Tutto in un titolo (Abu Mazen a Israele: la pace resta possibile) , sul MATTINO di lunedì 22 maggio 2006. Non può che essere il rappresentante dei buoni, Abu Mazen, a proporre la pace ai rappresentanti dei cattivi, Livni e Peres. Anche nell’articolo di Giorgio, poi, si legge di un Presidente palestinese che ammonisce a destra e a manca gli israeliani. Le parole di Olmert, infine, sono a detta di Giorgio una “doccia fredda”. Uno strano modo di definire una presa di posizione improntata al realismo e che, purtroppo, è confermata dai fatti.
Ecco il testo:
Gerusalemme. Un Abu Mazen insolitamente ottimista si è detto ieri certo della possibilità di riprendere il negoziato con Israele, nonostante la situazione nei Territori palestinesi dove è al governo il movimento islamico Hamas intenzionato, almeno per il momento, a non riconoscere lo Stato ebraico. Parole di speranza quelle del presidente palestinese che però sono state pronunciate mentre a Gaza si approfondisce la crisi tra il suo partito, Al Fatah, Hamas e le altre organizzazioni islamiche. I più stretti consiglieri del presidente per la sicurezza, tutti legati ad Al Fatah, sono improvvisamente finiti nel mirino di un gruppo estremista che ha colpito due giorni fa ferendo con un ordigno il capo dell'intelligence militare Tareq Abu Rajab. Ieri è stata la volta di Rashid Abu Shbak, comandante della sicurezza preventiva. Per lui era stato predisposto ai bordi di una strada di Gaza city un ordigno da 70 chilogrammi, che è stato notato e dissinnescato per tempo. Due reti tv arabe poco prima avevano rilanciato un comunicato diffuso in internet secondo cui l'attacco ad Abu Rajab sarebbe stata opera di cellula armata finora ignota: la «Organizzazione di Al Qaida nello Stato di Palestina». Il presidente palestinese, che ieri ha incontrato per la prima volta rappresentanti israeliani ad alto livello - il ministro degli esteri Tzipi Livni e il vice premier Shimon Peres - da quando Hamas e al potere, ha parlato ai margini dei lavori del Foro Economico Mondiale di Sharm El-Sheikh. Rivolgendosi a Israele ha detto con forza che il governo islamico non creerà ostacoli e che i negoziati saranno condotti dall'Olp e da lui stesso. Alla fine, ha precisato, se le trattative saranno coronate da successo l'accordo che emergerà sarà sottoposto a referendum tra i palestinesi. Abu Mazen infine ha ammonito lo Stato ebraico a non lasciarsi tentare da mosse unilaterali «che non possono porre fine all'occupazione, al conflitto e a tutte le rivendicazioni», in riferimento al piano di «convergenza» preparato dal premier israeliano Ehud Olmert. Da parte sua Tzipi Livni, dopo il colloquio con Abu Mazen, ha affermato che «la Road Map è ancora un'iniziativa rilevante» ma al tempo stesso ha ribadito che Israele non parlerà con Hamas fino a quando non avrà onorato le tre condizioni che ha posto la comunità internazionale: riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele e degli accordi israelo-palestinesi e rinuncia alla violenza. Il ministro ha anche annunciato che 50 milioni di shekel (9,5 milioni di euro), saranno prelevati dai fondi palestinesi sequestrati da Israele e usati per acquistare medicinali e apparecchiature mediche destinate alla popolazione. Un doccia fredda è giunta in giornata quando Olmert si è detto scettico in un'intervista alla Cnn. Olmert, che ieri è partito per Washington dove in settimana vedrà Bush, ha detto che Abu Mazen è «un leader senza potere, che non è capace nemmeno di fermare il terrorismo tra i palestinesi».
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