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Il Foglio Rassegna Stampa
20.05.2006 Gesto umanitario del governo israeliano
ma Hamas se lo sono voluto i palestinesi

Testata: Il Foglio
Data: 20 maggio 2006
Pagina: 1
Autore: La redazione
Titolo: «Chi dialoga e chi no»

Un aggiornamento molto accurato quello del FOGLIO di oggi, 20.5.2006, in prima pagina sulla situazione sanitaria dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. La decisione umanitaria del governo israeliano, di per sè positiva, non elimina il problema. I palestinesi hanno scelto di essere governati da un movimento terrorista senza valutarne appieno le conseguenze. Abu Mazen sta cercando una via d'uscita, sa che in Israele ha un partner affidabile. Ma c'è Hamas. Già,Hamas.

Ecco l'editoriale:

Roma. Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha spiegato che a Gaza e in Cisgiordania non c’è una crisi umanitaria e al New York Times ha parlato di propaganda. Poi assicurato che Israele rifornirà gli ospedali palestinesi di farmaci e attrezzature mediche, che oggi le strutture sanitarie non sono in grado di procurarsi a causa della mancanza di fondi dell’Autorità nazionale dopo il congelamento dei finanziamenti internazionali. Stati Uniti e Unione europea hanno sospeso gli aiuti diretti al governo finché Hamas non rispetterà le tre condizioni imposte da tutta la comunità internazionale – riconoscimento di Israele, disarmo e rispetto degli accordi ma continuano a finanziare le organizzazioni umanitarie. Olmert, che a partire domenica sarà per tre giorni a Washington, ha detto che il materiale sanitario sarà pagato con le quote delle rimesse dovute palestinesi sui dazi doganali e su altre imposte, bloccate dopo la vittoria movimento islamico. Se necessario pagheremo di tasca nostra”. Le dichiarazioni di Olmert arrivano in un momento in cui quasi tutta la stampa internazionale parla di grave crisi umanitaria dovuta al mancato arrivo degli aiuti. Per quanto riguarda l’Italia, ancora oggi, sul Corriere della Sera, Patrizia Sentinelli, neosottosegretario agli Esteri, in un’intervista parla della necessità di sbloccare gli aiuti ai palestinesi. “In cambio del riconoscimento d’Israele e della cessazione di ogni violenza da parte di Hamas?”, le è chiesto. “C’è il dovere morale di realizzare subito un gesto importante – risponde – non è giusto ridurre alla fame e senza medicinali la popolazione innocente, che non ha certo colpa della situazione che si è venuta a creare nei Territori palestinesi dopo la vittoria di Hamas”. vignette dei giorni scorsi di Vauro, sul Manifesto, e di Apicella, su Liberazione, fanno eco, dipingendo Israele affamatore e nazista (alla barriera difensiva della Cisgiordnia è affiancato filo spinato e un cancello tipo Auschwitz). La comunità internazionale sulla questione è stata chiara. Il normale flusso di aiuti economici riprenderà quando Hamas riconoscerà Israele e accetterà di sottostare agli accordi internazionali, rinunciando alla violenza. Stati Uniti ed Europa hanno deciso di avere rapporti solo con il rais palestinese, Abu Mazen. E’ lui, infatti, e non un ministro di Hamas, che domenica sarà il protagonista, in Egitto, del primo incontro ufficiale, dopo le elezioni israeliane, i vertici palestinesi e israeliani. Gerusalemme ha confermato ieri che il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, e il vicepremier, Shimon Peres, incontreranno il rais. Anche Hamas fa affidamento su Abu Mazen, nella speranza che i soldi per pagare mila funzionari arrivino nelle casse del governo con la sua mediazione. Che il movimento islamico sia in difficoltà, nonostante richiesta d’aiuto ai paesi arabi, è provato dall’episodio verificatosi ieri al valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto. Il portavoce di Hamas a Gaza, Sami Abu Zuhri, è stato fermato, in entrata, con 639 mila euro addosso. Al telefono da Rafah, Julio De La Guardia, portavoce della missione europea che monitora frontiera, ha confermato che il denaro è stato trattenuto, non “confiscato” (è possibile attraversare il confine con non più di 2.000 euro), per consegnarlo all’ufficio presidenziale. Secondo De La Guardia, il portavoce di Hamas ha sostenuto che i soldi fossero destinati al pagamento dei funzionari pubblici. Abu Mazen ha incaricato il procuratore generale d’avviare un’inchiesta.

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