La REPUBBLICA di giovedì 18 marzo 2006 pubblica un'intervista di Alberto D'Argenio a Abu Mazen, che riportiamo:
STRASBURGO - «Conosco bene D´Alema, Prodi, Bertinotti e Rutelli: ci aspettiamo che riportino l´Italia ad avere un ruolo attivo ed equilibrato sul Medio Oriente, come quello che aveva una volta». Per essere rimasto attaccato al telefono fino alle tre di notte Abu Mazen si presenta molto bene. Il suo viso non tradisce stanchezza o tensione per le conversazioni notturne con il premier Ismail Haniyeh, il confronto sui rinnovati scontri tra militanti di Al Fatah e Hamas, il muro contro muro sulle nuove forze di sicurezza diventate operative da poche ore. È pronto a tornare a casa dopo tre giorni di incontri in Europa. Prima in Russia con Putin, poi a Strasburgo con i rappresentanti delle istituzioni Ue.
Presidente Abu Mazen, il ministro degli Interni del governo di Hamas ha annunciato che la nuova polizia è operativa. Ora cosa farà visto che già da tempo lei l´ha definita illegale?
«La mia posizione non cambia, una nuova formazione indipendente è fuori legge, ma se viene inserita dentro l´apparato ufficiale delle forze dell´ordine allora può andare. Il ministro degli Interni sta cercando di giustificare questo passo dicendo che ieri ci sono stati scontri con gruppi di Al Fatah, ma questo non lo giustifica a legittimare una formazione autonoma».
Ieri e oggi ha avuto incontri con vari rappresentanti delle istituzioni europee. Qual è il suo bilancio?
«Sono stati incontri meravigliosi, sia quando sono intervenuto di fronte alla plenaria dell´Europarlamento, sia quando ho visto i gruppi politici. Ho cercato di chiarire la nostre posizioni politiche ed economiche e penso siano state accettate».
Nel bilaterale con il commissario Ue Benita Ferrero Walnder avete parlato del nuovo meccanismo per riattivare gli aiuti ai palestinesi aggirando il governo di Hamas. Quali sono le sue speranze?
«Speriamo che diventi operativo molto presto perché prima lo diventa più possibilità abbiamo di salvare la nostra gente dal disastro».
In che senso?
«La situazione in Palestina è molto difficile. Da tre mesi non ci sono stipendi, la gente ha iniziato a vendere i propri beni e l´economia non c´è più. La disperazione può portare grandi pericoli e se non acceleriamo i tempi può succedere di tutto»
Ma come potrebbe funzionare il nuovo meccanismo per gli aiuti?
«La Banca Mondiale ha già le liste delle persone da pagare e tramite di essa gli stipendi potrebbero essere versati. Questa sarebbe la via più rapida. Ma la Banca e gli americani vogliono la garanzia che gli stipendi non arrivino al governo di Hamas o agli impiegati da esso dipendenti. Qualcuno propone di pagare solo gli stipendi per la sanità e per l´istruzione, ma come si può pagare solo alcuni funzionari? E´ una proposta molto pericolosa. Se il fondo presso la Banca Mondiale non funziona bisogna trovare un nuovo meccanismo. Noi i soldi non possiamo gestirli direttamente perché non ne abbiamo i mezzi, non abbiamo le liste, quindi li dovremmo mandare al ministero delle finanze (del governo di Hamas, ndr). »
A proposito della crisi finanziaria dell'Anp andrebbe ricordato che Abu Mazen rifiuta di sbloccare le riserve del fondo di investimento palestienese che potrebbe risolvere almeno il problema degli stipendi non pagati. Sarà l'Europa a pagare per sempre gli stipendi di funzionari e poliziotti palestinesi ( compresi molti terroristi)?
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