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Il Manifesto Rassegna Stampa
18.05.2006 Identità di vedute
la retorica di Ahmadinejad piace al quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 18 maggio 2006
Pagina: 10
Autore: un giornalista
Titolo: «Tehran: «L'Ue ci offre noccioline»»

L'articolo del MANIFESTO di giovedì 18 maggio 2006 sull'evoluzione della crisi iraniana e il suo titolo "Teheran: L'Ue ci offre noccioline" sono un chiaro esempio della distorsione delle notizie operata da questo giornale a vantaggio del regime fondamentalista iraniano  e dei suoi progetti nucleari.
La retorica anticolonialista con la quale Ahmadinejad copre le sue ambizioni nucleari e aggressive viene ripresa acriticamente da giornalisti e redattori.
Le notizie vere sono che l'Iran ha rifiutato una centrale nucleare facendosi beffe della diplomazia europea, perché vuole essere libero di costruirsi un arsenale atomico, evidentemente, e che Russia e Cina hanno opposto il veto all'ipotesi delle sanzioni.
Ma per il quotidiano comunista Mosca e Pechino cercano di convincere Teheran alla ragionevolezza, mentre in primo piano sono le accuse all'Europa con le quali Ahmadinejad aizza il fanatismo dei uoi sostenitori.
Ecco il testo:

Ancora prima della loro presentazione ufficiale, l'Iran boccia le proposte dell'Unione europea per cercare di convincerlo ad abbandonare l'arricchimento dell'uranio. È come «offrire noccioline e cioccolata a un bambino di quattro anni per avere in cambio dell'oro», ha affermato ieri il presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Stando a fonti diplomatiche riservate citate dall'agenzia Reuters, l'Ue e gli stessi Stati uniti sarebbero disposti a fornire a Tehran un reattore ad acqua leggera per impieghi rigorosamente civili, oppure la tecnologia per realizzarlo in proprio, a condizione che il regime degli ayatollah metta da parte le sue mire in campo atomico, cessando in primo luogo di realizzare l'arricchimento dell'uranio, processo preliminare rispetto alla vera e propria produzione di energia nucleare. La risposta del presidente iraniano è stata quanto mai drastica: «Dicono che vogliono darci incentivi», ha ironizzato Ahmadinejad, arringando la folla durante un comizio ad Arak, nel centro del paese, trasmesso in diretta televisiva nazionale, «ma pensano evidentemente di avere a che fare con un bambino di quattro anni, al quale promettere che gli regaleranno bonbon o bruscolini prendendosi oro in cambio». «Non accetteremo alcuna sospensione del nostro programma», ha aggiunto. Mosca, che insieme con la Cina è riuscita a evitare una risoluzione Onu che sanzioni l'Iran, ha esortato il governo di Tehran ad avere un atteggiamento costruttivo. «Sono in preparazione nuove proposte e noi appoggiamo questa linea, confidando che Tehran scelga un atteggiamento costruttivo, almeno nella convizione che questo sia l'unico modo per risolvere la situazione», ha detto il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha auspicato da Tokyo che le nuove proposte all'Iran siano di avvio a una nuova azione diplomatica, che consenta «a tutti i soggetti coinvolti di sedere al tavolo negoziale con una mente aperta». Intanto è stata rinviata la riunione che avrebbe dovuto tenersi venerdì a Londra a livello di sherpa dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza - Usa, Russia, Ue, Onu - più la Germania, per la messa a punto del nuovo pacchetto di incentivi da offrire a Tehran. «Il pacchetto non è stato ancora concordato», ha riferito il sottosegretario di stato americano, Nicholas Burns. Il presidente iraniano è tornato poi a lavorare nelle ultime ore anche al rafforzamento di un fronte anti-americano che riunisca alla Repubblica islamica Cuba, Venezuela e Bolivia. Della cooperazione sempre più stretta tra questi paesi ha parlato in una telefonata a Fidel Castro in cui ha elogiato «le posizioni di Cuba contro l'imperialismo internazionale e la sua difesa dei diritti del popolo iraniano», con riferimento al programma nucleare. Queste posizioni, ha aggiunto Ahmadinejad, «sono prova della sincerità rivoluzionaria di Castro». Il leader cubano gli ha risposto che la difesa di Teheran è un «dovere» dell'Avana e che «i veri terroristi nel mondo sono gli Usa».

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