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Il Foglio Rassegna Stampa
16.05.2006 Nuovo no dell'Iran
a una proposta europea

Testata: Il Foglio
Data: 16 maggio 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Atomi di trattative»

Dal FOGLIO del 16/05/2006:

Bruxelles. Per fermare la corsa nucleare dei mullah, l’Europa si appresta a fare una proposta “audace”, dice Javier Solana, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. La troika composta da Francia, Regno Unito e Germania presenterà all’Iran un’offerta “difficile da rifiutare – spiega Solana – se davvero gli iraniani vogliono l’energia” nucleare civile invece della temuta bomba atomica islamica. Confrontata allo stallo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove Russia e Cina si oppongono all’ipotesi di sanzioni contro Teheran, l’Europa ha dunque deciso di riprendere in mano l’iniziativa diplomatica. Ieri i ministri degli Esteri dei Venticinque hanno avallato la tattica “della carota e del bastone” che prevede incentivi e sanzioni per dissuadere l’Iran dal proseguire il suo programma di arricchimento dell’uranio. La “carota” è un’estesa cooperazione nel settore del nucleare civile, attraverso forniture di uranio arricchito al di fuori del territorio iraniano, accesso a tecnologia nucleare occidentale di alto livello e partecipazione europea allo sviluppo di un parco di centrali. Secondo Solana, gli iraniani “potrebbero avere la tecnologia più sofisticata del mondo”, cui si sommerebbero ampie regalie di carattere economico-commerciale, come la ripresa dell’accordo di cooperazione Ue- Iran e l’ingresso di Teheran nell’Organizzazione mondiale del commercio. Il bastone è il capitolo VII della Carta dell’Onu che, in caso di “no” iraniano, gli europei si dicono pronti a invocare in una risoluzione del Consiglio di sicurezza, nonostante implichi la possibilità di sanzioni e uso della forza. Dizionario alla mano, “audace” è una proposta “che non esita ad affrontare il pericolo” oppure, in alternativa, “arrischiata”. Se il “pericolo” è tanto la bomba nucleare iraniana quanto un ipotetico intervento militare contro Teheran, allora questa “è una delle ultime possibilità di risolvere il conflitto per vie diplomatiche”, come dice il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Hasselborn. Ma, a giudicare dalle precedenti offerte europee e dalle reazioni che arrivano dalla capitale iraniana, “arrischiata” sembra essere la definizione che più si addice alla nuova offerta europea. Già nell’agosto 2005, quando il presidente Mahmoud Ahmadinejad riavviò ufficialmente il suo programma di arricchimento dell’uranio, l’Ue mise sul tavolo un pacchetto di misure – piena cooperazione nel nucleare civile e accordi economico-commerciali – che, a dire degli europei, Teheran non avrebbe potuto rifiutare. Invece, Ahmadinejad rispose “no” a una proposta giudicata “insultante e umiliante”. La nuova offerta – che sarà formalizzata a Londra il 19 maggio – è analoga a quella precedente e si fonda su un presupposto errato: l’Ue confida in “un residuo di ragionevolezza” della leadership iraniana, spiega il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, mentre l’Iran risponde con le parole irragionevoli di Ahmadinejad. Domenica, prima ancora della riunione dei ministri degli Esteri dei Venticinque, il presidente iraniano aveva accusato gli europei di vivere in un “mondo colonialista” e di fare proposte “senza valore”. Sperando che poi ci pensi Bush In realtà – dice al Foglio una fonte vicina al dossier – l’Europa sta cercando di “guadagnare tempo”. Bruxelles è convinta che la soluzione della crisi nucleare sia nelle mani di Washington. Secondo uno dei negoziatori della troika, “quel che interessa veramente (gli iraniani) è di entrare in contatto diretto con gli Stati Uniti”. A mezze parole, lo dicono anche gli alti responsabili dell’Ue. Il pacchetto “è composto da tre elementi”, uno dei quali è “la cooperazione politica”, spiega la ministra degli Esteri austriaca e presidente di turno dell’Ue, Ursula Plassnik. La proposta include aspetti riguardanti “forse anche la politica”, riconosce Solana. Nei pensieri europei, dietro alla sibillina “politica”, si nasconde il sogno di una svolta americana a 180 gradi per rispondere all’ossessione dell’Iran di essere riconosciuto come interlocutore legittimo. L’Ue spera che, con il tempo, Washington si convinca che la strada del “grand bargain” – negoziati diretti che portino alla rinuncia del programma nucleare da parte dell’Iran in cambio della garanzia che gli Stati Uniti non lavoreranno a un “regime change” a Teheran – sia l’unica percorribile. Nel frattempo, nella sua strategia per dividere il fronte occidentale, i mullah hanno gioco facile a sfruttare le incertezze europee: l’Iran è pronto al dialogo con gli Stati Uniti, ma solo “su un piano di uguaglianza”, ha detto ieri Teheran.

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