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La Stampa Rassegna Stampa
14.05.2006 Il Vaticano chiede agli Usa di finanziare Hamas
e di non attaccare l'Iran: certi vizi sono duri a morire

Testata: La Stampa
Data: 14 maggio 2006
Pagina: 12
Autore: Marco Tosatti
Titolo: «Il Papa agli Usa: aiuti ai palestinesi»

Un articolo di Marco Tosatti, pubblicato da La STAMPA di domenica 14 maggio ci informa circa la richiesta del Vaticano agli Stati Uniti di riprendere i finanziamenti all'Anp di Hamas.
Si badi bene, non di far comunque arrivare aiuti alla popolazione palestinese, che é un obiettivo che il quartetto ha già fatto proprio individuando come referente Abu Mazen, ma proprio di riprendere a finanziare il governo terrorista di Hamas.
Contestualmente a  questa irresponsabile richiesta, il Vaticano ha anche condannato come immorale un eventuale attacco all'Iran, volto a impedire al regime degli ayatollah di venire in possesso di ordigni nucleari.

Ecco il testo:
 

Il Vaticano sta esercitando un discreto «pressing» diplomatico sugli Stati Uniti per convincerli a rinunciare ai boicottaggio economico nei confronti della Palestina. E’ questo uno dei risultati di una serie di discreti incontri che si sono svolti a Roma nelle settimane passate, e che hanno avuto come oggetto tutta la situazione in Medio Oriente, compresi gli sviluppi della crisi nucleare iraniana. Gli Usa hanno assicurato il Vaticano della volontà di seguire «vie diplomatiche» per risolvere la crisi. E monsignor Piero Parolin ha ribadito che un intervento militare in Iran sarebbe visto come «moralmente ingiustificabile» e «non praticabile». Kurt Volker, uno dei responsabili del Dipartmento di Stato, si è incontrato con il vescovo Piero Parolin, il «sottosegretario agli Esteri» della Santa Sede. Con la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi, la Casa Bianca ha deciso di congelare i fondi internazionali diretti in Palestina. Volker dichiarò il 9 maggio al «Catholic News Service» che l’obiettivo era spingere Hamas ad aderire alle richieste della comunità internazionale: rinunciare alla violenza, riconoscere il diritto di Israele a esistere e accettare gli accordi di pace negoziati in precedenza.
Nel corso dei colloqui Vaticano-Santa Sede i diplomatici in talare hanno detto di condividere completamente gli obiettivi, ma si sono detti contrari allo strumento usato. «Tagliare i fondi può strangolare Hamas, ma sta anche strangolando la popolazione palestinese. Non è questo il modo di procedere» è in sintesi la posizione del Vaticano, che si avvale anche delle relazioni dei vescovi e della Custodia di Terrasanta, operanti sul terreno. Invece il Vaticano è favorevole alla creazione - a cui stanno lavorando alcune cancellerie - di una Fondazione Internazionale di carattere temporaneo, allo scopo di far giungere aiuti umanitari alla popolazione, «aggirando» Hamas.
Su questo punto, la Santa Sede si è fatta forte di un rapporto di James Wolfensohn, già presidente della Banca mondiale e rappresentante speciale del Quartetto (Onu, Usa, Russia e Unione europea) per le riforme economiche e politiche dell’Autorità palestinese. Wolfensohn, che ha rinunciato formalmente all’incarico di coordinatore economico per Gaza, ha dichiarato che è un errore il taglio degli aiuti ai Territori. E ha chiesto se, dopo aver speso più di un milione di dollari all’anno per l’assistenza ai palestinesi, molti dei quali destinati a costruire le istituzioni governative ed economiche per creare «uno Stato palestinese autosufficiente, ora si vogliono semplicemente abbandonare tali obiettivi». Il rapporto evidenzia l’impatto sull’intera situazione economica dell’incapacità dell’Autorità palestinese di pagare gli stipendi. La previsione per il 2008, in questo quadro, prevede un incremento della disoccupazione fino al 47% e della povertà al 74%. «Mi sorprende – si legge nel rapporto - che qualcuno pensi di vincere cacciando i bambini dalla scuola o affamando i palestinesi. E non posso pensare che qualcuno, nel Quartetto, creda che questa sia la politica». Ci vorrà del tempo, perché Hamas arrivi a una politica più moderata; ma, ha detto il Vaticano agli Usa, questa non può essere vista come una precondizione per il dialogo, e un approccio più flessibile da parte dell’Occidente potrebbe «incoraggiare le voci più moderate all’interno dell’Organizzazione».
Un ministro di Hamas, Atef Edwane, ha avuto ieri a Oslo un colloquio con un funzionario del ministero degli Esteri norvegese. E’ il primo incontro in assoluto tra un ministro di Hamas e il rappresentante di un governo occidentale. Edwane, che cura gli affari dei rifugiati, è entrato in Europa attraverso la Svezia. A Stoccolma ha incontrato solo parlamentari: Oslo ha deciso di consultarlo a livello governativo, suscitando la protesta degli Usa, che avevano chiesto ad Oslo di evitare contatti con Hamas.

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