Chissà se anche in Italia si riuscirà a capire che la guerra al terrorismo è mondiale e che tirarsene fuori è possibile solo se si dichiara subito la resa ?Qui non si è ancora capito che l’ 11 settembre 2001 non ha distrutto solo le Twin Towers ma che è la data ufficiale della dichiarazione della terza guerra mondiale se le democrazie occidentali non si metteranno d’accordo nell’individuare con precisione il nemico da combattere e,possibilmente, sconfiggere. Al momento la situazione è quanto mai confusa. Un governo ha concluso il suo mandato, il prossimo sta per succedergli, un caravanserraglio che non promette nulla di buono avendo i suoi rappresentanti già dato prova delle loro intenzioni. Non ci sentiamo tranquilli neppure per quanto riguarda il futuro rapporto con Washington, malgrado l’immediato invio di Amato, spedito per tranquillizzare l’alleato con la promessa che nulla cambierà. Che Bush si senta soddisfatto dopo l’incontro col dottor sottile ci pare una contraddizione in termini. Ma è soprattutto il futuro premier a non lasciare tranquilli noi, malgrado si affanni a dichiarare,ogni volta che ha la possibilità di trovarsi un microfono a portata di bocca, che lui sarà il miglior presidente del consiglio possibile e che nessun patto verrà mai cancellato. Come ha fatto l’altra sera a Roma nel salone dell’Excelsior durante i festeggiamenti per la festa dell’Indipendenza dello Stato d’Israele. Ha avuto la faccia tosta di presentarsi come un sostenitore entusiasta dello Stato ebraico, ne ha rivendicato un lungo sostegno, confidando che durante un ricevimento qualunque balla riesce ad essere spacciata dato che è ben difficile che qualcuno lo smentisca con un sonoro bugiardo. Così è avvenuto, ha potuto raccontare ad un pubblico che invece conosceva perfettamenteil suo passato,quanto lui garantirà la democrazia israeliana contro i pericoli del terrorismo e del fondamentalismo. Parlando al futuro era prematuro smentirlo, e poco educato, in quella sede, ricordargli comportamenti opposti a quanto stava affermando. Ha provveduto poi un debole applauso di circostanza, molto diverso dall’ovazione che ha fatto seguito alle parole di Berlusconi, il quale aveva dalla sua il lavoro svolto in cinque anni di governo. Un’azione che ha riportato alla normalità i rapporti con Israele e ristabilito la comune linea di azione con gli alleati anglo-americani. L’attacco ai nostrimilitari di ieri a Kabul non fa che aumentare le nostre preoccupazioni per il ragionamento che facevamo prima. La ragnatela che il terrorismo internazionale sta tessendo, dall’Afghanistan all’Iraq, con l’Iran che minaccia Israele di distruzione nucleare, la stessa Europa oggetto non solo di minacce ma di attentati veri e propri, deve trovare le democrazie occidentali forti e unite, in una guerra che richiede prima di ogni altra cosa, l’individuazione precisa del nemico, la conoscenza intelligente delle misure da adottare. L’Italia ha saputo farlo nella passata legislatura, malgrado le varie Forleo si siano date da fare per mettere i bastoni fra le ruote, sapendo evidentemente di poter contare su un vasto appoggio politico. Un appoggio che adesso è diventato forza di governo. Come abbiamo già avuto occasione di scrivere, non sono i Diliberto o i Pecoraro Scanio e la corte dei miracoli eletta in parlamento insieme a loro a preoccuparci, ma i loro mentori, quelli che la politica la fanno realmente, che non bruciano direttamente le bandiere israeliane e americane durante i cortei, ma decidono le alleanze, quali sono i nemici da non combattere, gli amici da tradire. Stupirsi davanti alla bomba di Kabul, alla strage di Nassiryia, decidere di “tornare a casa”, come vorrebbero coloro che del terrorismo non hanno capito nulla, ecco il pericolo che corriamo il rischio di trovarci dinnanzi appena le caselle del prossimo governo verranno occupate. Prodi, che continuiamo a giudicarlo – lui sì- totalmente inadatto a guidare una democrazia occidentale, sappiamo già quale occuperà. Vedremo le altre. Aspettiamoci per intanto altri attentati,altre stragi, perchè è questa la strategia del fondamentalismo islamico, distruggere la democrazia con le armi che le nostre stesse democrazie generosamente mettono a disposizione. Che i nostri prossimi governanti non pensino di cavarsela se pensano che a rischio ci sia solo Israele, con il cerino in mano c’è già l’Europa intera, oggi sotto ricatto economico, domani, un domani molto vicino, trasformata in Eurabia.