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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.05.2006 L'Iran come la Germania nazista negli anni '30
molto dialogo = molto tempo per armarsi

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 maggio 2006
Pagina: 12
Autore: Guido Olimpio-Fabrizia Sarzanini
Titolo: «L'Iran prepara il "giorno del giudizio" contro l'Occidente»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 1.5.2006, un buon saggio di politica internazionale di Guido Olimpio e Fiorenza Sarzanini sulla posizione dell'Iran  nel caso venisse  attaccato. Ci auguriamo che la storia non venga dimenticata dalle democrazie occidentali. Gli anni di dialogo con la Germania nazista furono utili solo a Hitler, che ebbe così il tempo di armarsi meglio. Esattamente quanto sta avvenendo oggi con l'Iran di Ahmadinejad.

Ecco l'articolo:

Il piano ha un nome in codice inquietante. «Il giorno del giudizio». E dovrà scattare nel caso l'Iran sia attaccato: gli ayatollah preparano una risposta di fuoco, che incendierà l'intera regione. I dettagli dell'operazione sono stati svelati da un analista iraniano con un articolo sul giornale
Asharq Al Awsat. Altri dati li abbiamo raccolti negli ultimi quindici giorni tra Dubai e Londra, negli ambienti della diaspora iraniana. Informazioni che hanno trovato ulteriori conferme in quanto è avvenuto in questi giorni in Iraq, con l'attività clandestina degli 007 khomeinisti e gli attacchi dei miliziani di Moqtada Al Sadr.
IL FRONTE IRACHENO — Teheran ha deciso di preparare la prima linea nel vicino Iraq, affidandosi agli alleati locali. A coordinarli due sardar
(generali) che appartengono al corpo dei pasdaran. In Kurdistan agisce il sardar Safari, nel Sud — dove c'è il nostro contingente — si muove Qassim Suleimani. Entrambi contano sui combattenti del Mahdi e sulle unità dell'Armata Qods infiltrate da quasi due anni. «Teheran ha spedito oltre frontiera molti elementi della minoranza araba — ci confida una fonte a Dubai —. Devono fare da quinta colonna». Ed è curioso che anche gli americani e gli inglesi, a loro volta, usino gli arabi del Kuzhestan iraniano per sabotaggi contro il regime. Fratelli in guerra. L'Iran, inoltre, sta finanziando copiosamente funzionari di governo, dirigenti locali e scuole religiose in Iraq. «Puntano a creare la loro corte», aggiunge l'oppositore.
I mullah avrebbero stanziato in favore di Al Sadr 20 milioni di dollari, aprendo nuovi campi d'addestramento. Fonti della sicurezza italiana sospettano che l'agguato di Nassiriya possa proprio essere stato condotto da un gruppo di fuoco pro-iraniano.
GLI ESTREMISTI — Almeno 8 gruppi integralisti — afferma Alì Nouri Zadeh, figura rispettata dell'opposizione — hanno ricevuto nuovi fondi e direttive dall'intelligence iraniano, guidato da Mohsen Ezhei. A Teheran si sono susseguite le visite di dirigenti della Jihad palestinese, dell'Hezbollah, di piccoli gruppi sciiti presenti in Europa e Sud America. Gli 007 hanno quindi riattivato la rete che fa capo a Imad Mugniyeh, terrorista libanese ricercato ben prima di Osama e responsabile di una lunga catena di attacchi. È un vero «facilitatore», ossia un mujahed in grado di svegliare le cellule in sonno presenti nel Vecchio Continente, a Cipro, nei Paesi del Golfo. «Possono colpire in qualsiasi momento, creando danni umani ed economici incalcolabili», afferma Mohammed M. che lavora contro i mullah da Abu Dhabi. Su questa sponda del Golfo, splendente di sole e di soldi, gli iraniani hanno creato una testa di ponte doppia. Da una parte hanno aperto società-ombra per trafficare in tecnologia e valuta pregiata. Dall'altra hanno costruito una base dalla quale far partire eventuali raid terroristici. «Circa 80 membri dell'Hezbollah libanese sono stati ammessi a speciali campi in Iran — aggiunge Nouri Zadeh —. Il loro compito sarà quello di condurre azioni suicide a bordo di piccoli aerei (alianti a motore, deltaplani) o incursioni subacquee nei porti».
LE FASI — Gli ayatollah, che si sentono assediati, hanno studiato un piano in 4 fasi che dovrebbe rendere la vita difficile a chiunque oserà muovere contro l'Iran. Gli esuli identificano i quattro momenti operativi: 1) Azioni belliche (con missili) contro le forze americane nel Golfo Persico. 2) Impiego di uomini-bomba contro ambasciate e uffici commerciali statunitensi in Medio Oriente. Possibile estensione di raid suicidi all'interno di impianti petroliferi. 3) Mobilitazione di basiji (volontari islamici), guardie della rivoluzione e agenti dell'Armata Qods all'interno dei confini iracheni. Le principali zone che saranno interessate dai raid sono quelle centrale e meridionale. Non è un caso — notano gli 007 italiani — che da alcuni mesi i guerriglieri sciiti impieghino contro la coalizione le sofisticate bombe a carica cava, come quella che ha trucidato i tre militari a Nassiriya e gli inglesi a Bassora. Agguati che potrebbero essere dei test — una specie di training sul campo — e, al tempo stesso, atti di pressione sulle truppe straniere. 4) L'Hezbollah lancerà la sua ritorsione sulla parte settentrionale di Israele ricorrendo a migliaia di razzi a lunga gittata forniti dall'Iran (via Siria). Non si escludono neppure sorprese dalla striscia di Gaza, dove sono arrivate dozzine di katyuscia e l'Iran foraggia diverse organizzazioni.
IL GOLFO — Da alcune settimane in Kuwait e nel Bahrein — sede della Quinta Flotta Usa — le autorità locali sono in allarme perché le comunità sciite si agitano. Hanno tentato di accendere il fuoco anche nelle province saudite ma sono state bloccate. «Sono solo dei segnali. Nulla in confronto a quello che potrebbe accadere — avverte Mohammed —. Ci sono agenti iraniani che lavorano come commercianti, taxisti, proprietari di supermarket. Lavori perfettamente leciti, lavori che tuttavia rappresentano una buona copertura per gli 007». Un mosaico inquietante che spinge l'opposizione in esilio a dire: un intervento Usa sarebbe controproducente, la liberazione è una questione che spetta agli iraniani.

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