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Tra gli ospiti di Gad Lerner 29.4.2006
Bologna 27/04/2006
 
 
Ieri sera, all'Infedele, su La7, c'era Hamza Piccardo, rappresentante dell'UCOII, accompagnato dal capo del centro islamico di Viale Jenner (di cui non ricordo il nome), frequentatore abituale del popoloso parterre di Gad Lerner. I due ospiti, invitati per discutere sulla politica palestinese del nuovo governo costituito da Hamas, alla luce dei recenti attentati in Sinai, che hanno visto Hamas dissociarsi per la prima volta, hanno prima sbrigativamente risposto con una generica condanna alla richiesta di commentare gli incidenti verificatisi al corteo milanese dell'anniversario della Liberazione.
Poi, Hamza Piccardo, premettendo che non esistono legami fra lui con la sua organizzazione e  Hamas con i Fratelli Mussulmani, ha presentato Hamas come partito popolare di fede non solo islamica, il cui successo elettorale si deve alla lunga azione di sostegno ai bisogni sociali dei palestinesi, quindi non puo' che considerarsi un partito democratico. Hamas governa e guida la lotta di liberazione dei palestinesi, ma vuole la pace con tutti, tranne con Israele, a cui non riconosce alcun diritto territoriale, ma con cui tuttavia mantiene una tregua che dura da oltre un anno, nonostante le frequenti violazioni israeliane, mentre gli sporadici attentati palestinesi avvenuti nel frattempo sono opera di frange estreme di Fatah, il partito di Abu Mazen che e' (solo) il presidente dell'ANP.
Hamza addirittura ritiene che Hamas sia ben disposto a trattare con Israele, se questi solamente decidesse di andarsene oppure affidasse ai soli palestinesi il diritto di pronunciarsi in un referendum sul quesito: "Volete o no che gli ebrei se ne vadano?". Ma Hamza e' molto scettico sulla disponibilita' di Israele ad accogliere anche le piu' allettanti proposte, e cio' costringe Hamas a predicare l'eliminazione dello stato sionista e a benedire ogni azione rivolta a questo scopo, anche se, nell'assumere tale posizione, Hamas rivendica la sua totale indipendenza da posizioni analoghe sostenute casualmente da Al Qaeda, dall'Iran e da chiunque altro. Ecco il motivo della dissociazione di Hamas dagli attentati di Dahab.
Cosi', con un certo stupore ho ascoltato l'arringa di Hamza Piccardo, debolmente contrastata dal politilogo Parsi e dallo scrittore Dan Segre, ma fortemente sostenuta da tutti gli altri, specialmente da Gad Lerner. Allora mi son chiesto: come puo' tacere un noto conduttore come lui che vuole sempre tenersi l'ultima parola, quando uno come Hamza Piccardo, noto per certe sue tremende convinzioni, definisce "pezzo di stoffa" la bandiera incendiata a Milano, o quando il capo dei mussulmani di viale Jenner, per dimostrare l'estraneita' sua e della sua comunita' a quel gesto spregevole, dichiara di non avervi assistito ,di non conoscerne gli autori e che sulle foto pubblicate dai giornali non si riconoscono facce di arabi, ma piuttosto di americani del sud?
Mi ha offeso l'atteggiamento di Gad Lerner quando, lungi dal criticare la sprezzante spudoratezza di quei due agit-prop, sembrava vezzeggiarli con attestati d'amicizia, mentre loro sghignazzavano congetturando assurde ipotesi di dialogo fra macellai e bestie da macello. Puo' Gad Lerner dimenticare quanti continuano a morire dai giorni di Pasqua a Tel Aviv, ieri l'altro a Dahab , ieri ancora al confine di Rafah e oggi a Nassirya? Invece, come se non bastasse, Lerner  e'  arrivato a   presentarci  Tarik Ramadan,  come un grande scrittore, emarginato ingiustamente perche' messo all'indice dai soliti cacciatori di streghe. "E dire che si e' meritato  la difesa di Salman Rushdie e perfino la fiducia di Tony Blair ! "
Infine , incalzato dalla famosa giornalista iraniana Sabahi che lo rassicurava sui buoni propositi di Ahmadinejad, ha concluso la serata facendoci  capire  che gli americani non hanno capito niente, e continuano a trascinarci nelle conseguenze dei loro errori, perche' si lasciano suggestionare da finte minacce di genocidio (guarda caso rivolte verso il popolo di Gad Lerner) e non vedono che l'Islam, in realta',sta cercando il dialogo. Secondo Lerner, infatti, la soluzione puo' venire da uno sforzo di comprensione del sottile linguaggio che si sviluppa sotto i complicati intrecci etnico-religiosi del Medio Oriente. Bisogna imparare a decifrare i messaggi che si celano in ogni bomba  e in ogni parola , come fanno gli investigatori con i pizzini della mafia.
Quindi coraggio !
 Impariamo una buona volta a dialogare con i terroristi.
 Intanto, se loro non sanno smettere di ammazzare, perche' noi non dovremmo continuare a dare loro un po' di sangue e un palcoscenico per fare  propaganda?
 
Giantommaso Simone

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