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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.04.2006 Fratellanza musulmana,Hamas, Iran
L'occhio benevolo di Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 aprile 2006
Pagina: 33
Autore: Sergio Romano
Titolo: «L'Islam in politica»

Per Sergio Romano, quando è nella forma meno pesante,vale la regola "un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi equivalgono a una prova". Per sincerarsene basta leggere la risposta data a un lettore sul CORRIERE della SERA di oggi 29.4.2006. I toni usati con Hamas, la Freatellanza musulmana, il paragone assurdo con i partiti religiosi israeliani ("toni molto bellicosi"), le apertune verso la dittatura iraniana. Si dirà il solito armamentario tipico di Sergio Romano. Giusto, vero, proprio per questo ci sembra corretto non lasciarlo passare sotto silenzio anche se è la solita brodaglia, la cui sostanza non cambia anche se moderatamente

presentata. Ecco la lettera del lettore Egidio Sorano e la risposta di S.Romano:

Quando si parla degli schieramenti politici di Israele si usa qualificare di estrema destra i partiti religiosi di quel Paese.
Invece quando si parla degli schieramenti dei Paesi musulmani ci si guarda bene dal definire i partiti religiosi, al potere in tanti Stati, come di estrema destra. Un esempio in tal senso viene da Fassino: sempre molto severo con le destre estreme di tutto il mondo, sostiene che con il partito di estrema destra e ultrareligioso di Hamas bisogna dialogare. Perché con le destre estreme musulmane (mi riferisco anche agli integralisti al potere in Iran) siamo così aperti e con le altre destre no?
Egidio Sorano
egidio.sorano@libero.it

 Caro Sorano, non ho una conoscenza approfondita delle posizioni dei Democratici di sinistra sui partiti di ispirazione religiosa del Medio Oriente. Ma credo che governi e partiti europei, senza troppo indulgere nell'uso di vecchie categorie politiche come destra e sinistra, debbano fare alcune distinzioni. Giustizia e Sviluppo, il partito turco di Recep Erdogan, si è dimostrato molto pragmatico e aperto a soluzioni di compromesso. Può darsi che abbia adottato queste posizioni per non entrare in rotta di collisione con le forze armate, custodi della repubblica laica di Kemal Atatürk. E può darsi che il desiderio di aderire all'Unione Europea gli abbia suggerito di accantonare i suoi programmi più radicali. Resta il fatto che l'espressione «democrazia cristiana islamica», con cui è stato definito, non è immeritata. La Fratellanza musulmana è fermamente convinta che il Corano possa dare una concreta risposta a tutte le esigenze dell'uomo moderno, ma ha generato movimenti sociali che hanno denunciato la corruzione e creato una interessante rete assistenziale per le classi sociali più umili. Non sappiamo come si comporteranno gli 88 deputati della Fratellanza eletti all'Assemblea del popolo nelle ultime elezioni egiziane. Ma credo che sia interessante tenere d'occhio la loro possibile evoluzione. Hamas ha rapporti molti stretti con i fratelli musulmani, ma è un Giano bifronte. Ha un volto caritatevole e assistenziale che ha conquistato il consenso di una larga parte della popolazione palestinese; e ha il volto di una organizzazione combattente che non ha esitato a usare l'arma del terrorismo. Possiamo deplorare il ricorso alla violenza e il rifiuto di riconoscere lo Stato di Israele. Ma non possiamo negare che anche noi, in Europa, abbiamo sperimentato forme di terrorismo nazionale (l'Ira in Irlanda, l'Eta nei Paesi Baschi) con cui il governo britannico e il governo spagnolo hanno finito per venire a patti. I partiti israeliani della destra religiosa hanno generalmente un programma confessionale, spesso proclamato con toni molto bellicosi, e si collocano al di fuori della grande tradizione sionista dello Stato ebraico. Ma rappresentano una componente della società nazionale israeliana e fanno parte del sistema democratico del loro Paese. Il movimento khomeinista dell'Iran è assai meno monolitico di quanto non sembri all'Occidente. Fra l'Ayatollah Khamenei, leader supremo del Paese, l'ex presidente Khatami, protagonista di una fallita stagione riformista, il nuovo presidente Mahmud Ahmadinejad, un pericoloso tribuno della plebe, e l'Ayatollah Hashemi Rafsanjani, un chierico affarista, corrono grandi differenze. Credo che all'Occidente converrebbe sfruttare queste differenze piuttosto che trattare l'Iran, al modo degli americani, come un blocco ostile. Restano infine, caro Sorano, i gruppi e i movimenti che fanno capo ad Al Qaeda, gli unici con cui sia impossibile avere alcun rapporto. Con Osama non si può discutere, si può soltanto combattere.

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