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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.04.2006 Esecutori e mandanti del terrorismo in Iraq
ordigni fabbricati in Iran

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 aprile 2006
Pagina: 6
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Quegli ordigni creati in Iran in mano agli artificieri delle milizie»

Dal CORRIERE della SERA di venerdì 28 aprile 2006:

I primi ad assaggiare gli effetti letali delle nuove bombe fatte in Iran sono stati gli inglesi, nell'area di Bassora. Ordigni simili a quelli dell'Hezbollah libanese e finiti, grazie agli 007 iraniani, nelle mani dell'Esercito del Mahdi, la milizia khomeinista di Moqtada Al Sadr. Armi terribili, capaci di penetrare le corazze più robuste con un proiettile in rame che fonde e sprigiona un enorme calore all'interno del mezzo. Gli americani sospettano che, visto il successo negli attacchi, anche gli insorti sunniti le abbiano ottenute, pagando o in cambio di favori. Nell'agosto 2005 fonti dell'intelligence Usa hanno sottolineato l'inusuale collaborazione tra i due schieramenti rivali proprio nell'uso delle nuove trappole esplosive. Questo potrebbe dunque spiegare un possibile coinvolgimento dell'Esercito islamico in Iraq o dei «giovani leoni» di Al Zarkawi, il cui gruppo ha già agito contro gli italiani a Nassiriya nel 2003.
I NUMERI — La bomba «a carica cava» ha aumentato in modo drammatico il numero di vittime nella coalizione. Secondo un recente rapporto le IED ( Improvised Explosive Devices) hanno causato la morte di 815 soldati, di cui 778 americani. Una minaccia difficile da contrastare perché facilmente occultabile e in continua evoluzione. Gli iraniani, oltre a fornire gli ordigni, avrebbero passato agli alleati di Sadr un nuovo metodo per farli saltare: un sistema a infrarossi che viene attivato dal passaggio del veicolo. Contro questo tipo di «innesco» non si possono usare le classiche contromisure elettroniche.
I TRUCCHI — Dal 2003 ad oggi i ribelli, sia quelli sciiti che i sunniti, hanno fatto a gara a inventare trucchi e manovre per tendere agguati dinamitardi ai convogli alleati. Gli ordigni in genere sono di due tipi: mine (nel 2003 in Iraq ve ne erano circa 10 milioni) e proiettili d'artiglieria modificati. Armi saccheggiate dai depositi dell'esercito lasciati colpevolmente incustoditi dall'Us
Army dopo la caduta di Bagdad. Un arsenale inesauribile usato con grande abilità dai mujaheddin. Decine i modi di impiego. Le bombe sono nascoste in carcasse di animali, in blocchi di cemento, sotto i cumuli dell'immondizia, nelle buche sulle vie di comunicazione. In qualche caso i terroristi parcheggiano una vettura sul lato della strada per rallentare il convoglio, quindi lo attaccano con una serie di esplosioni simultanee. Una tecnica chiamata la «falcia margherite». Durante le imboscate gli insorti creano dei diversivi: una finta carica o un oggetto «sospetto» in modo da attirare l'attenzione delle vedette di scorta e far deviare la colonna su un percorso alternativo dove è stato intanto posizionato un secondo ordigno. Per attivare le bombe sono impiegati i telecomandi nati come apri-garage, campanelli dei citofoni modificati, telefonini, radiocomandi per giocattoli. Materiale facilmente reperibile.
I TEAM — Per gli esperti dell'Fbi, che hanno condotto lunghe indagini in Iraq, gli artificieri specializzati tra le file dei ribelli sarebbero pochi. Oltre agli sciiti, addestrati da pasdaran iraniani ed Hezbollah, ci sono gli ex membri di una unità speciale saddamista, la M21. Un reparto preparato alle operazioni di sabotaggio e demolizione. Molti ufficiali dell'M21 avrebbero aderito alla resistenza sunnita, fornendo la loro esperienza. Un team d'attacco è composto dai 6 agli 8 uomini, con tre figure chiave. Al vertice il «finanziatore»: l'uomo che decide l'operazione e nel caso fornisce i fondi per coprire i costi. Opera direttamente ai suoi ordini il «posatore», l'estremista incaricato di piazzare l'ordigno. Per gli americani si tratta di un militante «prezioso», in quanto non ve ne sono molti veramente capaci. Di solito, l'attentatore — aiutato da un complice — nasconde l'ordigno di notte. Arriva in auto, finge una foratura, si ferma e depone la bomba nel «fornello» (una buca, un contenitore) preparato in anticipo. In alcuni casi i ribelli celano l'ordigno in un blocco di cemento e lo indirizzano verso la strada in modo che possa investire in modo diretto il bersaglio. Insorti catturati dagli americani hanno rivelato che il «posatore» può compiere la missione anche per soldi: 50-100 dollari ad azione. Infine c'è il «minatore», incaricato di far detonare la carica. Attende in un'auto l'arrivo del convoglio oppure si nasconde ai lati della strada a distanza di sicurezza. L'intelligence è convinta che gli insorti filmino buona parte degli attacchi e non solo per scopi propagandistici. I video servono per studiare errori, tattiche nemiche, effetti degli agguati.
I SOSPETTI — Moqtada Al Sadr ha negato qualsiasi coinvolgimento, ma il Sismi avrebbe raccolto numerosi elementi sulle attività del radicale sciita. Alleato agli ambienti più oltranzisti di Teheran, sostenuto dagli 007 khomeinisti, il giovane capo ribelle dispone di un suo «esercito», l'Armata del Mahdi, protagonista in passato di duri combattimenti contro la coalizione. Spregiudicato e ambizioso, non ha esitato a far assassinare i rivali in campo sciita. Il Sismi avrebbe raccolto numerose segnalazioni sui traffici d'armi dall'Iran in favore dei militanti di Al Sadr nel settore di Nassiriya.
LE CONTROMISURE — Il Pentagono ha una sua task force per contrastare le IED. È composta da esploratori che usano cani anti- bomba, da unità dotate dimini-robot, da mezzi speciali che battono le strade usate dai convogli. Alla battaglia partecipa anche l'aviazione: sugli aerei sono stati montati speciali sensori che individuano dall'alto le trappole. L'ultima risorsa è il sistema «Warlock» che scova i segnali emessi dai detonatori. Ma la tecnologia ha dei limiti e gli ufficiali fanno molto affidamento sull'esperienza degli uomini. Consigli sono arrivati anche da Israele che da oltre vent'anni si misura con le bombe degli Hezbollah. Quelle bombe poi finite in Iraq

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