Dal CORRIERE della SERA del 28 aprile 2006 un'intervista di Davide Frattini al vicepremier palestinese Nasser Eddin al-Chaer.
Frattini ci restituisce il pensiero di al- Chaer in tutta la sua crudezza.
Dopo aver tentato la via dell'ambiguità, posto di fronte all'esplicita richiesta di una condanna per la strage di Nassirya, l'esponete di Hamas lascia trasparire la sua sostanziale approvazione per la strage.
Chiaro anche il perdurante rifiuto di riconoscere Israele.
Ecco il testo:
GERUSALEMME — Quando le truppe americane si ammassavano al confine con l'Iraq, gli strateghi di Hamas avevano offerto i loro consigli a Saddam Hussein dai campi rifugiati della Striscia di Gaza. «Tenga pronti duemila kamikaze pronti a farsi saltare con le cinture bomba e apra le porte del Paese ai volontari musulmani, perché con questa guerra tutto l'Islam è nel mirino degli Stati Uniti», aveva proclamato Abdel Aziz Rantisi, il leader ucciso nell'aprile 2004 da un omicidio mirato israeliano.
Tre anni dopo il movimento fondamentalista ha vinto le elezioni, è al governo e sta tentando di rompere l'isolamento diplomatico ed economico che lo circonda. Così il vicepremier Nasser Eddin al-Chaer, considerato uno dei più moderati nell'organizzazione palestinese, sceglie con cautela le parole. «Siamo addolorati per la morte dei militari italiani. Ma l'Iraq è sotto occupazione, la gente vuole la libertà».
Il primo ministro Ismail Haniyeh ha definito gli attentati nel Sinai «un crimine odioso, che destabilizza l'Egitto». Il governo di Hamas è pronto a condannare anche l'attacco agli italiani?
«Ho detto che siamo dispiaciuti. L'Iraq è la terra della morte, della distruzione, delle esplosioni. Le vittime non sono solo gli italiani, ma tutti gli iracheni. Questa guerra deve finire».
In che modo?
«L'Iraq è come la Palestina, è sotto occupazione. Spero che il nuovo governo italiano prenda la giusta decisione e ritiri le sue forze. Questo aiuterebbe la causa della pace nella regione. Gli iracheni vogliono vivere in libertà».
L'Onu ha dato legittimità alla forza multinazionale con una risoluzione. Dice che è in Iraq «per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità».
«Siamo convinti che il popolo italiano non voglia partecipare a questa guerra. L'America ha usato l'Italia per far vedere che esiste un fronte internazionale, anche se la vostra presenza è solo simbolica».
Che cosa si aspetta Hamas dal nuovo governo italiano?
«Può giocare un ruolo molto importante. Avere un impatto sulle posizioni della comunità internazionale nei nostri confronti. Offrire assistenza umanitaria ai palestinesi. Fare pressioni su Israele perché sblocchi i fondi congelati. Non vogliamo che il governo italiano lotti per noi, ma almeno che ci aiuti ad aprire un dialogo con il mondo».
Prima di qualunque apertura, l'Europa e gli Stati Uniti vi chiedono di riconoscere Israele.
«Israele non vuole la pace e la giustizia. La Lega araba ci spinge ad adottare il piano delineato a Beirut nel 2002, che porterebbe a una normalizzazione dei rapporti. Non possiamo accettare alcuna iniziativa, senza garanzie internazionali».
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