Gentile Direttore, ho cominciato a leggere, da ignorante qual sono, dapprima con interesse, poi via via con stupore il bell'elzeviro del Vs Igor Man.(La stampa, 25 Aprile, 2006, pag. 1, "Nel mirino" di Igor Man) Ne ho apprezzato l'analisi e il forbito linguaggio anche se qualche affermazione mi è rimasta, mea culpa, oscura, ma quel che mi ha lasciato a dir poco perplesso è stato l'inaspettato finale: e poichè l'autore parlava di Storia che, come è stato ricordato recentemente, insegna ma non ha scolari, mi son tornati alla mente, seppur confusamente perchè come ho già detto sono di un'ignoranza abissale, alcuni frammentari ricordi in rapporto alla seconda guerra mondiale, ad un primo ministro britannico chiamato Chamberlain, a una cosa chiamata mi pare appeasement e così via. La prego credere che comprendo perfettamente che si possa optare per una politica di "dialogo" ma giustificarla con la constatazione <normali>> non può che indurre il lettore a pensare che tutte le osservazioni precedenti dell'articolista fossero esclusivamente di tipo concessivista e strumentale, e non analitiche come potrebbe parere ad una lettore distratto. Concordo pienamente con chi ritiene che la prima guerra mondiale sia scoppiata anche per mancanza di "dialogo", e che alla base degli orrori della seconda siano state le politiche di arrendevolezza per speranza di pace. Ma se si ritiene utile una politica di appeasement occorrono ben più solide ragioni di quelle portate dal signor Igor Man: le povere argomentazioni possono solo far pensare se non a una furbesca connivenza almeno ad una astuzia alla Quinto Fabio Massimo, con vantaggio all'incontrario. Se il signor Man ha argomentazioni che lo portino ad assimilare la situazione attuale alle condizioni pre-prima guerra mondiale ce le esponga: noi poveri lettori le valuteremo senza pregiudizi. E non ci sentiremo raggirati. Al di là di questo spiacevole infortunio, Le esprimo, tuttavia, il mio apprezzamento per il quotidiano da Lei diretto, e spero vorrà gradire miei più cordiali saluti.