Purtroppo succede ogni anno che, durante i cortei del 25 aprile, i nazirossi contestino la gloriosa Brigata Ebraica, ma quest'anno si sono scatenati forse perche' forti del fatto di aver vinto le elezioni. Purtroppo succede ogni anno che la polizia, anziche' isolare i gruppi nazisti, obblighi chi porta il gonfalone della Brigata a isolarsi dal resto del corteo per avere meno visibilita' possibile. Quest'anno il 25 aprile e' coinciso con la commemorazione del genocidio degli ebrei in Europa e ai nazirossi naturalmente non e' parso vero di sputare proprio in questo giorno sopra la bandiera di Israele, di bruciarla, di calpestarla sotto i piedi, di urlare slogan di odio e di inneggiare in italiano e in arabo a "palestina rossa e intifada vincera' ". Non sanno cosa sia il rispetto, non sanno cosa sia la democrazia, non sanno cosa sia il valore. Sono soltanto dei vigliacchi che vivono alle spalle della societa' civile e il loro modo di esprimersi e' solo violenza e volgarita'. Mentre in Israele le sirene suonavano e tutto si fermava per ricordare i sei milioni di ebrei ridotti in cenere, in Italia quei vili personaggi bruciavano le bandiere biancoazzurre che si erano portati all'uopo e urlavano la loro speranza che il genocidio ebraico fosse finalmente portato a termine. Vediamo cosa gli autonomi fingono di non sapere, vediamo chi hanno oltraggiato questi infami: La Brigata Ebraica inizia la sua difesa per la democrazia nel 1940 mandando tre battaglioni con la bandiera con la Stella di David in Egitto e in Cirenaica e nel 1944 si spostano in Europa affiancando gli alleati. 130.000 volontari Ebrei hanno combattuto e 5.000 uomini della Brigata Ebraica, insieme agli Anglo Americani, hanno partecipato alla Liberazione del Nostro Paese. Nel marzo 1945 la Brigata Ebraica ha combattuto nei pressi di Imola insieme ai gruppi di combattimento "Friuli" e "Cremona", portando a termine uno dei pochi assalti frontali con la baionetta e che in quell'azione perirono 33 uomini, che oggi riposano nel Sacrario di Piangipane. Non sanno, gli autonomi, che la Brigata Ebraica ha partecipato attivamente alla liberazione di Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola, Alfonsine ed Imola, pagando un debito di sangue. La brigata ebraica fu l’unica unità militare indipendente che combatté nell’esercito britannico e - di fatto - in tutte le Forze Alleate. Questi atti di vero eroismo accadevano mentre, nell'allora Palestina Britannica, gli arabi, i tanto amati coccoli degli autonomi nazirossi, erano alleati dei nazisti cui chiedevano ripetutamente consigli e aiuti per eliminare anche in Medio Oriente la presenza ebraica esattamente come il loro fraterno amico Hitler stava facendo in Europa. In molti hanno applaudito le bandiere di Israele e lo striscione della Brigata ma lo stupro c'e' stato e il 25 aprile e' stato sepolto dalla vergogna delle solite vetrine rotte e auto date alle fiamme, bandiere israeliane bruciate, la memoria dei morti per la Liberta' offesa e dileggiata, lo sventolio di bandiere del Che e bandiere palestinesi. Quello che veniva considerato abominio oggi viene passato come "liberta' di opinione"e questi infami ne approfittano per esprimere la loro "opinione" negli unici modi che conoscono, la violenza, l'oltraggio, l'ingiuria e la provocazione. Gridare assassini a chi e' morto per liberare l'Italia dalla dittatura e dalla guerra non e' liberta' di espressione, e' vigliaccheria, e' essere criminali, e' essere feccia. Loro, gli stessi che hanno applaudito Dario Fo e Franca Rame, sono la feccia d'Italia. Loro, gli stessi che hanno costretto un vecchio in sedia a rotelle ad allontanarsi dal corteo colpevole di essere il padre di Letizia Moratti, sono la feccia d'Italia. Loro, gli stessi che hanno preso a calci e pugni un cosigliere di FI perche' portava al collo il tricolore, sono la feccia d'Italia. Loro, i nazirossi antisemiti, coloro che inneggiano a morte e terrorismo, coloro che vogliono la fine di Israele, coloro che sputano sui morti per la Liberta', sono la feccia d'Italia. L'unica speranza, in mezzo a tanta vergogna, e' che la feccia non diventi la faccia dell'Italia. Deborah Fait