Jihad contro la libertà di espressione in Olanda intimidazione contro l'"erede" di Theo Van Gogh
Testata: Il Foglio Data: 26 aprile 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Picchiata l’erede di Van Gogh, primo avvertimento a Ebru Umar»
Dal FOGLIO di mercoledì 26 aqprile 2006:
Roma. Ebru Umar sapeva bene quanto fosse alto il rischio per aver ereditato la rubrica dell’amico Theo van Gogh sul quotidiano “Metro”. Al regista era costata la vita, forse ancor più del cortometraggio “Submission”. Perchè spesso Theo le cose che aveva da dire non le affidava alla macchina da presa. Le scriveva su “Metro”, ogni settimana, fino alla sua morte (lì chiamò i musulmani “scopatori di capre”). Che sulla rubrica di van Gogh ci fosse un’ipoteca di morte, Ebru Umar lo sapeva. Il pestaggio-avvertimento che ha subito due giorni fa nel centro di Amsterdam non è quindi una sorpresa. Molti intellettuali olandesi hanno dovuto accettare la protezione della polizia per molto meno, un articolo, una conferenza, un incontro pubblico. Ebru Umar camminava vicino a casa, quando due giovani marocchini l’hanno avvicinata, spinta contro un muro e picchiata, prima addosso, poi in volto. Non è grave, ma solo perché quello che i due musulmani cercavano non era la sua morte, per ora si trattava di spaventarla, farle capire che se avesse continuato con la rubrica sarebbe finita come l’amico, ucciso sgozzato da Mohammed B. nel novembre del 2004. La trantaseienne Ebru Umar, uno dei talenti scoperti da Theo van Gogh, oggi rischia moltissimo e per questo anche lei finirà sotto scorta. A guardarla non si penserebbe proprio a un cuor di leone. E’ una giovane figlia della seconda generazione di immigrati, è di origine turca, i suoi genitori fanno parte della classe media. Ebru è laicissima e non porta veli, soprattutto è fieramente anti-islamista. In questo assomiglia alla somala apostata Ayaan Hirsi Ali, di cui è amica e collaboratrice. Ebru scrive per decine di magazine e quotidiani olandesi, da “Volkskrant” a “Libelle”. Il suo libro più celebre si intitola “Burka & Blahniks”. In copertina ci sono alcune donne murate vive nell’abito islamico, ricordano quella violentata del film di Theo. E’ durato poco il suo idillio con “Metro”, cinque mesi e siamo già al primo agguato fisico. Se proseguirà per la sua strada, cioè a dire ciò che pensa del burqa e della cultura islamica, significa che accetterà di fare la vita delle decine di scrittori e giornalisti che da quel novembre non dormono a lungo nello stesso posto. Secondo Jan Dijkgraaf, direttore del quotidiano della catena svedese Metro, Ebru è stata la scelta giusta per sostituire Theo, il cui posto al quotidiano è rimasto vacante per un anno, visto che i candidati non c’erano o erano maldisposti ad accettare i rischi di una tale eredità. Ebru è schietta come van Gogh. Durante una conferenza a Utrecht, una donna la interruppe, chiedendole rispetto per la sua fede nell’islam. Ebru rispose: “Io non ti rispetto”. Come Theo, non perde occasione per attaccare il sindaco di Amsterdam, Job Cohen, e il ministro Rita Verdonk, colpevoli secondo lei di aver alimentato l’ideologia multiculturale. Verdonk in questi giorni è sotto accusa per il video di due ore preparato dal governo olandese per i nuovi immigrati. Nel video si vedono due uomini che si baciano. Il governo intenderebbe spiegare ai giovani musulmani che in Olanda questa è una cosa che avviene ogni giorno, evitando loro uno “shock”. Si vede anche una donna in topless che esce dall’acqua. Nella sua prima column, che ne ha segnato l’esordio, Ebru Umar aveva scritto che l’“intimidazione invisibile della mafia della censura funziona bene: il 68 per cento degli olandesi non dice più pubblicamente cosa pensa. Nei Paesi Bassi non c’è più libertà d’espressione. In una classe ragazzi e ragazze stanno separati. Discriminazione! No, islam. Siamo un popolo dalla memoria corta”.
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