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Il Foglio Rassegna Stampa
25.04.2006 25 aprile contro il fascismo antisemita di Ahmadinejad
altrimenti a cosa servono le celebrazioni ?

Testata: Il Foglio
Data: 25 aprile 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «25 aprile, ordinaria caccia all’ebreo»
Dal FOGLIO di lunedì martedì 25 aprile 2006:

Insulso celebrare il 25 aprile rimuovendo il più clamoroso caso di fascismo, nella forma dell’islamo-fascismo, che calchi oggi la scena mondiale. Se il 25 aprile è la Liberazione di una parte dell’Europa e l’apertura dei campi di concentramento in cui si era consumato lo sterminio degli ebrei, di che altro si dovrebbe parlare nelle celebrazioni se non dell’ordinario delirio a cui il mondo è sottoposto ogni volta che parla il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad? Dichiarazioni isolate e una campagna ispirata all’antisemitismo, non solo nella forma dell’antisionismo, sono tipiche da molti decenni del “rifiuto arabo” alla nascita di Israele e di una temperie diffusa in tutta l’area arabo-islamica, Repubblica islamica di Teheran compresa. Si sa che cosa si insegna nelle loro scuole e madrasse, si sa che farneticazioni passano nelle loro prediche e soap televisive, si sa come per ardimento fanatico o per viltà e quieto vivere delle oligarchie, anche “moderate”, si costruisca il senso comune popolare ispirato alla distruzione di uno stato-nazione legalmente costituito nel 1948 in base a decisioni della comunità internazionale, e sfidato esistenzialmente in numerose guerre d’aggressione. Ma la distruzione di Israele e la sua totale delegittimazione non erano mai diventate il programma operativo di uno stato in procinto di armarsi con la bomba nucleare, orgoglioso dei suoi missili a lunga gittata, felice di dare in pasto al popolo il falso mito del ritorno islamico a Gerusalemme mediante cancellazione di uno stato e di un popolo dalla carta geografica. Quel giovane ignorante che comanda a Teheran applica il piccolo schema antisionista in voga negli scompartimenti dei treni tra le chiacchiere di quella categoria scomparsa che erano i commessi viaggiatori, e sostiene che gli ebrei sono arrivati in Palestina per proteggersi dall’antisemitismo omicida espresso nei piani della soluzione finale, a partire dal 1942, quando tutti sanno che il movimento sionista predicava e attuava con l’immigrazione il riscatto della diaspora da almeno settant’anni prima della Shoah, per non parlare delle basi culturali e antropologiche millenarie del ritorno alla terra dei padri. Comunque sia, Ahmadinejad sta trasformando la minaccia di distruggere Israele, in accoppiata con il nuovo governo palestinese di Hamas, in un argomento della nostra quotidianità politica, smantellando ogni giorno che passa, tra una conferenza stampa e l’altra, tra una parata e l’altra, tra una intemerata atomica e l’altra, la stessa nozione dell’intangibilità di Israele. E’ un fenomeno barbarico che questo giornale capì in tempo, nel novembre dell’anno scorso, ma il seguito politico e diplomatico della prima manifestazione in Europa contro un’ambasciata islamica, per protestare contro la strategia omicida di capi e demagoghi islamisti, non c’è stato. Ora celebriamo il 25 aprile: con quale faccia lo celebriamo?

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