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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.04.2006 In crisi la strategia di Al Qaeda
l'analisi di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 aprile 2006
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: «Osama in difficoltà gioca la carta Hamas»

Dal CORRIERE della SERA di lunedì 24 aprile 2006, l'analisi di Magdi Allam:

Colpisce la proclamazione della guerra totale e a oltranza contro i «crociati» e i «sionisti», cioè l'Occidente cristiano e Israele. Preoccupa la legittimazione coranica del massacro indiscriminato dei civili, cioè di tutti noi. Ma ciò Osama Bin Laden l'aveva già detto. La novità è, piuttosto, l'implicita ammissione della difficoltà del leader di Al Qaeda ad affermarsi come soggetto politico in grado di capitalizzare la rabbia dei musulmani nel mondo per l'oltraggio a Maometto, il boicottaggio di Hamas, la strage nel Darfur, le violenze in Iraq, Afghanistan e Cecenia.
Bin Laden inizia e dedica buona parte del suo discorso alla questione delle vignette su Maometto, sapendo di poter contare sul consenso di una maggioranza di musulmani. Dispensa condanne a morte ai «giornalisti crociati», ai musulmani «apostati» e «miscredenti», tra cui cita Salman Rushdie e l'intellettuale Ghazi Al Qusaibi, ministro del Lavoro saudita. Condanna a morte anche «i teologi islamici che, anziché combattere i crociati, ci vanno a dialogare. Dio ama coloro che uccidono i crociati».
Tutto ciò s'inserisce in una «guerra di civiltà» che sarebbe stata scatenata dall'Occidente contro l'islam «da nove decenni», dopo la dissoluzione dell' ultimo califfato islamico turco-ottomano. Una guerra cruciale «il cui perno è Bagdad, sede del califfato: mobilitiamoci per sconfiggerli lì, con l'aiuto di Dio cominceremo a contenere l'espansione crociata-sionista».
Al tempo stesso Bin Laden gioca la carta di Hamas, denunciando il boicottaggio europeo e americano alla stregua di «una guerra sionista-crociata contro i musulmani». La risposta di Hamas è stata interlocutoria. Da un lato, il suo portavoce afferma che «l'ideologia di Hamas è totalmente diversa dall'ideologia dello sceicco Bin Laden»; dall'altro ammonisce che «se l'assedio dell'Occidente continuerà contro Hamas, se perseguiranno la politica tesa a ridurre alla fame il popolo palestinese, ciò creerà molta più tensione sulla scena palestinese e araba». Tradotta dal politichese significa un' ondata di attentati terroristici contro l'Occidente ovunque in Medio Oriente.
Bin Laden preannuncia inoltre un' offensiva del terrore in Sudan, facendo leva sulla strage nel Darfur. Si stima che ci siano stati 200 mila morti. Bin Laden, anche qui, accusa i «crociati- sionisti». Ma in realtà le vittime sono musulmane, e i carnefici, l'esercito e le bande del regime sudanese, sono anch'essi musulmani. Interessante il fatto che Bin Laden dia delle indicazioni operative ai militanti islamici per «accelerare i tempi di trasferimento di mine e razzi Rpg prima della stagione delle piogge». Esibendo la veste di comandante militare operativo e non di semplice predicatore che istiga alla guerra santa.
Complessivamente il burattinaio del terrorismo islamico globalizzato appare in difficoltà. Prende atto che l'Occidente non ha accolto la sua proposta di tregua annunciata il 19 gennaio scorso. E non era la prima volta. Ostenta un interesse meticoloso, al limite del maniacale, per i dettagli delle singoli crisi dove sono coinvolti dei musulmani. Quasi che volesse dimostrare la sua capacità di gestirle politicamente o, forse, più semplicemente testimoniare che è ancora in vita. Rassomiglia più a un avvocato difensore che si fa in quattro per convincere i militanti islamici della bontà della propria causa, che non a un leader certo delle proprie forze e sicuro della vittoria.
Eppure sorprende, ancora una volta, il tentativo della televisione Al Jazeera
che, guarda caso si è aggiudicata in esclusiva il discorso di Bin Laden, di tributargli un'immagine positiva. Quasi che fosse un rispettabile capo di Stato, non un famigerato capo terrorista. Il diritto-dovere di cronaca non dovrebbe trasformare una televisione in un megafono del terrorismo.

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