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La Stampa Rassegna Stampa
24.04.2006 Osama Bin Laden appoggia Hamas
che prende le distanze, ma intanto stringe legami

Testata: La Stampa
Data: 24 aprile 2006
Pagina: 9
Autore: Maurizio Molinari - Fiamma Nirenstein
Titolo: «Torna Bin Laden: fermiamo l'attacco crociato a Hamas - No grazie palestinese, però i contatti esistono»

Riportiamo la cronaca di Maurizio Molinari da  La STAMPA di lunedì 24 aprile 2006, sul messaggio di Bin Laden, che appoggia Hamas e i crimini sudanesi nel Darfur.
Ecco il testo:


Difesa di Hamas, propositi di guerra nel Darfur, minacce agli Stati Uniti e all'Occidente, insulti al re saudita Abdullah e auspicio di vendetta nei confronti dell'autore delle vignette satiriche danesi su Maometto: negli undici minuti e ventisei secondi del nuovo messaggio audio di Osama bin Laden trasmesso dalla televisione araba Al Jazeera c'è il sommario del programma di Al Qaeda per il quinto anno della guerra contro «ebrei e crociati» a cui diede inizio attaccando l'America l'11 settembre 2001.
La maggiore attenzione è per Hamas. Se nell'ultimo messaggio audio del 19 gennaio il focus era stato su Iraq e Afghanistan, ora invece l'argomento centrale è il nuovo governo di Hamas frutto delle recenti elezioni palestinesi. Osama si erge a suo difensore: «La decisione dell'Occidente di tagliare i fondi ai palestinesi perché i leader di Hamas rifiutano di riconoscere Israele dimostra che gli Stati Uniti e l'Europa stanno conducendo una crociata sionista contro l'Islam».
Sono parole con le quali Bin Laden da un lato dimostra di aver registrato il nastro molto di recente e dall'altro conferma i timori dell'intelligence egiziana e israeliana sulla volontà di insediarsi in Cisgiordania e Gaza per colpire lo Stato ebraico con un devastante attentato. Chiedendo ai suoi seguaci di sollevarsi a favore di Hamas, Osama afferma che «la guerra dell'Occidente contro l'Islam è di comune responsabilità delle genti e dei governi», perché «mentre la guerra continua i popoli rinnovano la loro fedeltà a governanti e politici che mandano i loro figli a combattere contro di noi». Sono parole che contengono una novità: in precedenza Bin Laden aveva distinto fra «popoli» e «governi» nemici, il fatto che in quest’ occasione li assimili fa dire a Peter Bergen, esperto di terrorismo, che «sta tentando di suggerire attentati contro obiettivi civili nei nostri Paesi».
L'altra maggiore novità del nastro è l'invito ai seguaci a combattere in Sudan. «Chiedo ai mujaheddin e ai loro sostenitori, specialmente a quelli in Sudan e nella Penisola araba, di prepararsi a una nuova lunga guerra contro i crociati nel Sudan dell'Ovest, il nostro intento non è di difendere il governo di Karthoum, ma di difendere l'Islam, la sua terra e il suo popolo».
Bin Laden conosce bene il Sudan, dove ebbe ospitalità fino al 1994, e l'invito a combattere in Darfur segue di poche settimane l'annuncio da parte della Casa Bianca di voler inviare 500 uomini della Nato a sostegno delle truppe africane impegnate a ostacolare il genocidio delle tribù africane da parte dei ribelli arabi. «Chiedo con urgenza ai guerrieri della Jihad di andare sul posto e abituarsi al terreno e alle tribù del Darfur» aggiunge Osama, parlando della regione sudanese con la stessa familiarità che adoperava per l'Afghanistan. Appello quest’ultimo respinto duramente dai ribelli della regione che da tempo si oppongono al regime di Khartoum.
Nella seconda parte del nastro vi sono riferimenti ai «teatri di battaglia» in Somalia e Cecenia, la richiesta ai popoli musulmani di ripetere contro l'America il boicottaggio dei prodotti danesi seguito alla pubblicazione delle vignette satiriche e anche il macabro auspicio che l'autore di quelle vignette «mi sia consegnato affinché possa essere processato e punito». Un'espressione che suona come una condanna a morte. Nella parte di registrazione che Al Jazeera ha scelto di non rendere pubblica c'era infine un riferimento diretto all'attuale monarca saudita Abdallah, accusato di «prendere parte all'invasione culturale occidentale delle terre musulmane» per via del fatto che recentemente si è pronunciato a favore del «dialogo fra civiltà».
La Cia ha confermato la paternità della voce e gli analisti di intelligence americani hanno concordato nel fornire due interpetazioni convergenti del nastro: la discesa in campo a favore di Hamas e la volontà di riaffermare il proprio ruolo alla guida di Al Qaeda, dopo una serie di messaggi diffusi dal suo vice egiziano Ayman al Zawahiri ed alla luce della crescente popolarità conquistata in Iraq da Abu Musab al Zarqawi. Forse non a caso proprio il teatro di guerra iracheno non è stato indicato come prioritario dal mandante degli attacchi dell'11 settembre che causarono a New York e Washington oltre tremila vittime civili.

E l'analisi di Fiamma Nirenstein sui legami ideologici e organizzativi  che, a dispetto di interessate smentite, Hamas e Al Qaeda stanno stringendo.
Ecco il testo:


Nel suo messaggio pieno di confuse minacce, Bin Laden ha compiuto una mossa chiara e decisa: ha spinto Hamas nella prima fila della lotta contro l’Occidente, facendone la prima vittima della «guerra sionista crociata contro l’Islam». E insieme, di conseguenza, facendone il fronte e il centro propulsivo dello scontro globale. Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri, che parlava evidentemente ispirato del neo premier palestinese Ismail Hanyeh, in un momento in cui la sua nuova barca governativa è in piena tempesta, ha preso le distanze da Al Qaeda: «La nostra ideologia è totalmente differente da quella dello sceicco Bin Laden», ha detto.
Ma se Abu Zuhri cerca comprensibilmente di separare il proprio nome dal terrorismo internazionale perché l’identificazione rende ancora più difficile mantenere per il nuovo governo fondi e appoggi, tuttavia il nesso fra Hamas e Al Qaeda è evidente sia ideologicamente che nella pratica. I segni sono molti: l’ultimo risale a tre settimane fa quando Khaled Mashal, il capo di Hamas a Damasco ha incontrato in Yemen un rappresentante di Bin Laden: lo sceicco Abd al Majid al Zindani, specialista nell’acquisto di armi e nel reclutamento per i campi di addestramento di Al Qaeda. Un altro nesso segnalato più volte con preoccupazione da Israele è l’ingresso e l’accoglienza attraverso la frontiera di Gaza con l’Egitto di militanti di Al Qaeda poi passati anche in Cisgiordania. Al Qaeda, che ai suoi inizi prestava molta più attenzione come dichiara Bin Laden nel suo manifesto del 1998 alla presenza americana in Arabia Saudita, sui luoghi più santi all’Islam (la moschea di Al Aqsa è solo il terzo) specie dalla guerra in Iraq e dalla formazioni di gruppi internazionali terroristi, ha preso di mira Israele e ha trovato in Hamas un interlocutore naturale. Dentro scuole di Hamas a Gaza sono stati reperiti gli scritti dello sceicco Sulaiman al Ulwan, saudita wahabita che ha creato una importantissima fatwa di giustificazione del terrorismo suicida.
Nel 2003-4 le forze israeliane hanno trovato manifesti su cui compaiono insieme Bin Laden, lo sceicco Yassin e Shamil Besayev, il leader degli integralisti ceceni. L’articolo due della Carta di Hamas dichiara il gruppo «parte della Fratellanza Islamica», e gran parte della leadership di Bin Laden viene dalla stessa organizzazione. Bin Laden, secondo informazioni di intelligence, ha mandato emissari a Hamas nel 2000 e nel 2001; nel 2003 Israele arrestò tre militanti di Hamas che tornavano dai campi di istruzione di Al Qaeda in Afghanistan. Il capo delle operazioni di Al Qaeda Abu Zubayda è entrato tramite Hamas nel terrorismo; e secondo l’Fbi Al Qaeda ha reclutato membri di Hamas per i suoi servizi di informazione negli Usa.
Il 27 dicembre dell’anno scorso «al Qaeda Mesopotamia» come l’ha chiamata il suo fondatore Abu Musab al Zarqawi ha sparato missili katiusha dal Libano in Israele. Lo stesso gruppo ha compiuto un mese prima l’attacco terrorista contro tre alberghi giordani a Amman e i siti di Al Qaeda annunciarono «dopo questo attacco siamo pronti per Israele». Nell’agosto 2005 i missili di Al Qaeda sono stati sparati su Eilat da Aqaba e poi c’è stato l’attacco di Sharm el Sheik. Nel gennaio già al Qaeda reclutava in Cisgiordania nuovi adepti. Ayman Al Zawahiri il vice di Bin Laden, ha indicato direttamente a Zarqawi la necessità di allargare le azioni a Israele, e uno degli aiutanti più noti di Bin Laden era Husam Abu Baker, cognato di Ayman Zawahiri, un palestinese di Ya’abad vicino a Jenin la cui morte è stata notificata alla famiglia solo la settimana scorsa. E solo la settimana scorsa un volantino firmato Al Qaeda chiamava i palestinesi ad ulteriori attacchi.
L’internazionalizzazione del terrorismo e la fonte comune dei fondi in Iran e Siria crea mescolanze che comprendono tutti gruppi, sciiti o sunniti che siano: Hezbollah, Hamas, Al Qaeda, Jihad Islamica, sembrano condividere metodi, geografia, progetti, sia che siedano su poltrone governative sia che si rifugino in covi montani.

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