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Il Foglio Rassegna Stampa
22.04.2006 Abu Mazen-Hamas: prove di scontro
chi controllerà le armi ?

Testata: Il Foglio
Data: 22 aprile 2006
Pagina: 1
Autore: La redazione
Titolo: «Abu Mazen si oppone alle forze di sicurezza controllate da Hamas»

Sul FOGLIO di oggi 22.4.2006, una attenta analisi dei rapporti fra Abu Mazen e Hamas sul problema del controllo delle forze armate.

Gerusalemme. A Gaza comanda chi ha le armi, nessun altro. Per questo lo scontro tra  il rais palestinese, Abu Mazen, e il governo di Hamas, iniziato subito dopo la vittoria alle urne di quest’ultimo, diventa aspro quando ci sono di mezzo le milizie forze di sicurezza. Le armi, appunto. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese ha revocato ieri la decisione ministro dell’Interno, Said Siam, di creare una specie di esercito in cui convergerebbero membri delle diverse fazioni armate della Striscia. guidarlo, q u a l i d’"ispettore generale del ministero dell’Interno con l’incarico di riabilitare i servizi di sicurezza", è Jamal Abu Samhadana, ricercato da Israele perché fondatore dei Comitati di resistenza popolare di Gaza. L’uomo – spiega al Foglio Hafez al Barghouti, direttore del quotidiano palestinese al Hayat al Jadida – non è Hamas, anzi, è considerato vicino ad al Fatah. I Comitati rivendicarono un attacco, nell’ottobre del 2003, in cui morirono a tre diplomatici americani. Il Washington Post ha definito la decisione di Hamas una grave "provocazione nei confronti Abu Mazen, di Israele e della comunità internazionale", che peraltro si mostra oggi molto più compatta di un tempo: ieri Francia ha infatti negato il visto al ministro per la Pianificazione di Hamas, Samir Abu Eishe: avrebbe dovuto partecipare forum all’Istituto per il mondo arabo, è invitato anche il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. La battaglia tra il rais e Hamas è senza sosta: il governo del premier Ismail Haniye all’inizio del mese ha cercato di aggiudicarsi il controllo delle forze di sicurezza quindi delle armi. Ha anche revocato agli agenti il divieto di portare la barba, segno pietà per il musulmano praticante e riconoscimento per i simpatizzanti di Hamas. Per legge, però, è ancora il presidente dell’Anp il capo della polizia. La mossa Hamas, a opera del ministro dell’Interno, aggira così il problema legale.

Accentrare il potere

La realtà palestinese, soprattutto quella della Striscia di Gaza, è caratterizzata un alto numero di fazioni e clan armati, più o meno in lotta fra loro per l’egemonia sul territorio. "Fatah controlla molti gruppi (disordinati) a Gaza – spiega Barghouti – Hamas ha soltanto le (ordinate) Brigate Ezzedin al Qassam". Il giornalista ritiene che quella del ministro Siam sia una mossa per mettere fine all’anarchia nella Striscia, non crede che decisione causerà ulteriori problemi Fatah e Hamas, ma ammette di non sapere come reagiranno le forze sotto il controllo di Abu Mazen. Il rais "si è sentito tagliato fuori dal processo decisionale", racconta al Foglio Faris Abbas, del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Spiega che Hamas ha intenzione di convergere all’interno della nuova forza membri di gruppi armati quali il Jihad islamico, che ha rivendicato l’attentato lunedì a Tel Aviv, in cui sono morte nove persone, e i clan legati a Fatah. "Hamas un’ala militare, ma non così grande", dice Faris. La manovra preoccupa Israele – il cui premier, Ehud Olmert, è ancora impegnato nelle consultazioni per formazione del governo – che vede nella decisione del ministro dell’Interno Siam pericoloso tentativo d’accentrare potere delle armi nelle mani dell’esecutivo, togliendo ad Abu Mazen, unico partner riconosciuto da Israele, il deterrente delle forze di sicurezza.

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