Piero Fassino è, assieme a Francesco Rutelli, quanto di meglio può offrire il centro-sinistra in tema di politica estera. Ne costituisce una prova la sua intervista al Corriere della Sera (19 aprile 2006), in cui ha condannato "senza se e senza ma" i kamikaze palestinesi e la giustificazione che Hamas ha dato dell'ultimo attentato terroristico a tel Aviv. Tanto più sconcertante e deprimente è il fatto che egli abbia ricorso in questa intervista a quella che i francesi chiamano la "langue de bois", la "lingua di legno" dei comitati centrali e della politica politicante. In primo luogo, Fassino ha definito il titolo del Manifesto sull'attentato - I frutti del male - "ambiguo" e che "rischia di apparire, anche se non voluta, come una forma di giustificazione". Ma ha letto Fassino Il Manifesto? Si rende conto che tutto è, salvo che ambiguo: è chiarissimo, è una giustificazione voluta. È veramente necessario tenere assieme tutto il circo, anche nelle sue manifestazioni deteriori? Ma non era finita la vecchia prassi di stile comunista dell'"unità" a tutti i costi e contro ogni evidenza? In secondo luogo, Fassino ha evitato di prendere le distanze dalla dichiarazione di Prodi, dicendo che "bisogna stare attenti a non fare i grilli parlanti". Ma chi sarebbero i grilli parlanti? Il giornale di Rutelli che ha criticato severamente Prodi? In terzo luogo, egli ha enunciato un bizzarro concetto: "non punire Hamas ma persuaderlo". Che vuol dire, in concreto? Come si fa a persuadere un assassino a non compiere un delitto? Inondandolo di mazzi di fiori? Non sarà piuttosto il caso di minacciarlo di punizioni e, ove questi sia ultrarecidivo e per giunta dichiari di voler ripetere il delitto in futuro, metterle in atto, se non altro per non rendersi poco credibili e persino ridicoli? L'Europa, che certo è tradizionalmente prudente e indulgente ha deciso di passare alle "punizioni". Perché Fassino sente il bisogno di precisare che occorre persuadere e non punire? Non sarà un modo di riproporre per la porta di servizio la posizione di Prodi, che su Al Jazeera ha suggerito di correggere la posizione europea in senso più indulgente nei confronti delle "interessantissime aperture di Hamas"? Viene in quarto luogo un argomento completamente illogico: occorre evitare di "buttare la dirigenza palestinese nelle braccia di chi, in cambio di fondi, la sospinge su una linea ancora più estremista". Se il criminale suddetto usa dei fondi che noi gli diamo per acquistare armi ed esplosivi, e se dimostra di non aver bisogno del nostro denaro perché tanto può ottenerlo altrove, che senso ha continuare a darglielo? Forse che le armi e gli esplosivi acquistati con il denaro europeo fanno meno male di quelle acquistate con il denaro iraniano? E in che modo potremmo prevenire una deriva ancora più estremistica se non minacciando di tagliare i fondi? Se poi la minaccia è spuntata, c'è poco da fare. O meglio, l'unica cosa logica e onesta sarebbe aiutare Israele. Dispiace, perché - lo ripetiamo - Fassino è uno delle personalità più aperte alle ragioni di Israele che esistano nel centro-sinistra. Perciò, se anche lui è costretto a parlare la "langue de bois", stiamo davvero freschi.
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