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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Strage di kamikaze, gli amici di Prodi esultano 18/04/2006

Mentre a Gerusalemme stava per aprire i lavori la 17° Knesset un terrorista suicida si è fatto esplodere a Tel Aviv, nel quartiere di Nevè Sha’anan, vicino alla vecchia stazione degli autobus, proprio accanto al rivenditore di felafel e shwarma già colpito a gennaio da un altro attentato. Ne ha uccisi nove e feriti una sessantina. Il premier Ehud Olmert ha subito dichiarato che Israele saprà come rispondere. Non ne dubitiamo. E’ dalla nascita che Israele combatte il terrorismo, una guerra quotidiana non dichiarata, fra le tante che ha dovuto affrontare per sopravvivere. Le ha vinte tutte, vincerà anche questa. Ma questo nuovo,grave attentato, che arriva a due mesi dal voto che ha portato al potere Hamas, pone alle democrazie occidentali delle domande che esigono risposte non più rinviabili. Ci chiediamo come i governi europei, sì, europei, perché l’America di Bush ha tenuto finora un comportamento ineccepibile, possano ancora ipocritamente salvarsi l’anima raccontandoci la storia della condizione nella quale vivono i poveri palestinesi, facendone risalire la responsabilità – e quindi la colpa – a Israele. Sono almeno quarant’anni che i palestinesi vengono usati per attaccare lo Stato ebraico, per delegittimarne il diritto all’esistenza, attribuendo all’occupazione israeliana di Cisgiordania e Gaza la radice di ogni loro disgrazia. Sappiamo tutti che questa è una finzione, e la “liberazione” di Gaza lo ha rivelato. Lo sanno per primi i palestinesi che, avvalorandola, hanno ricevuto montagne di dollari, anche se non tutti hanno preso la strada giusta. Sono l’unica popolazione della terra mantenuta con i sussidi internazionali su un territorio che avrebbe già potuto chiamarsi Stato di Palestina se solo lo avessero voluto, invece di dire sempre e soltanto no, perché l’obiettivo era la scomparsa/sostituzione di quello degli ebrei. Lo sanno i governi europei, che solo recentemente hanno dato deboli segnali di cambiamento quando hanno dichiarato terrorista il movimento Hamas, interrompendo l’elargizione dei fondi al nuovo governo. Ma per quarant’anni e più è andata diversamente. Se siamo arrivati a questo punto è stato grazie ai governi e all’Unione europea se i palestinesi si sono sentiti liberi di votare un governo terrorista. L’attentato sembra sia stato rivendicato dalla Jihad islamica, ma non fa differenza, anche perché Hamas ha sempre difeso gli attentati suicidi definendoli “ di autodifesa”, quello stesso Hamas che si è appena intascato 50 milioni di dollari dall’Iran, stessa cifra dal Qatar, il paese da dove trasmette Al Jazeera, e altrettanti si appresta a sborsare la Siria. Non sono grandi cifre rispetto a quelle generosamente arrivate a pioggia finora, ma indicative della solidarietà che si sta sviluppando nel mondo musulmano intorno ad Hamas. E l’Europa, che fa ? Scricchiola, no no no ma prima o poi arriverà il si. L’abbiamo avvertito leggendo i giornali di questi ultimi giorni, quanti distinguo, quante cautele. Sembrava quasi che il pericolo maggiore da scongiurare fosse un attacco preventivo americano contro le basi atomiche iraniane (il Messaggero), che la vera minaccia non fosse il pazzo che guida l’Iran ma Shimon Peres che gli ha augurato di fare la fine di Saddam Hussein (L’Unità). Anche da Israele non ci sono piaciute per niente le parole di padre Pierbattista Pizzaballa,custode francescano dei beni religiosi in Terrasanta, che ha dichiarato in un’intervista  (Avvenire) che su Hamas è presto per fare valutazioni, è meglio restare in attesa di conoscerne le scelte concrete. Non  ha mai letto il buon frate lo statuto di Hamas ? Quanti attentati devono ancora verificarsi  per capire cos’è il terrorismo ? Sul nostro prossimo,probabile,governo, non riponiamo molte speranze, avendo Prodi sull’argomento già dato pessima prova quando era commissario all’Unione  europea. Ci verrà rovesciata addosso la solita litania dei “poveri palestinesi”, la musica la suoneranno i soliti

 Diliberto-Rizzo-Agnoletto-Morgantini, con l’aiuto dei nuovi arrivati Caruso-Rashid-Farina (ne dimentichiamo di sicuro molti), un bel coro amplificato da quella vasta platea che su questa finzione non solo ci ha marciato ma ha pure costruito solide carriere. Ci sarà qualche voce a sinistra disposta ad uscire dal coro ?

da Libero del 18 /04/2006


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