Nei due giorni che hanno segnato la ricorrenza pasquale abbiamo avuto la sgradevole sensazione che i nostri media stiano cercando di cambiare la carte in tavola. A Teheran, Ahmadinejad brindava al raggiungimento della capacità nucleare rilanciando contro Israele accuse e minacce che ormai tutto il mondo conosce e staccava un assegno da 50 milioni di dollari ad Hamas, tanto per dimostrare che il suo migliore alleato non può che essere un governo di terroristi, e i nostri mezzi d’informazione sembravano colti da una spasmodica volontà di abbassare la guardia, quasi come per dire, su ragazzi non esageriamo, lasciamo che a fare gli estremisti ci pensino Usa e Israele, noi, la vecchia e saggia Europa, continueremo a preferire El Baradei che da anni guarda,controlla e riferisce in maniera così attenuata che si è persino meritato il premio Nobel per la Pace. Ma guardate la saggia ONU, che ha appena attribuito all’Iran il seggio nella commissione per il disarmo nucleare. Così si fa. I nostri giornaloni, con Rai3 al seguito, hanno suonato tutti la stessa musica. Facendo a gara tra loro nelle titolazioni, dove hanno abbondato parole che o rassicuravano o smorzavano i toni. Per capire cosa stava avvenendo a Teheran bisognava leggersi tutto l’articolo. Nel quale peraltro le parole più dure erano riservate all’America, che non si sognasse di preparare un’altra guerra preventiva. L’ha scritto Marcella Emiliani sul Messaggero, superata solo dal Manifesto che graziosamente titolava “Teheran, segni di dissenso sulla corsa al nucleare”, dove non si capiva né chi dissentiva né chi correva. Il ridicolo l’ha raggiunto l’Unità, nel riportare l’affermazione di Shimon Peres sul destino che attende il capataz iraniano. “L’ex premier israeliano,numero due di kadima,minaccia il regime di Teheran dopo l’ennesimo attacco del presidente che nega l’olocausto”, era il titolo, dal quale il lettore del quotidiano dei DS non poteva pensare altro che era Shimon Peres a minacciare l’Iran e non viceversa.
Non è stata da meno l’informazione cattolica. Avvenire,il quotidiano della Cei, che solitamente pubblica da Israele corrispondenze equilibrate, ha dato molto risalto ad una intervista con padre Pierbattista Pizzaballa, custode dei beni religiosi di Terrasanta, nella quale il buon padre sostiene che “qualsiasi valutazione su Hamas è prematura ,che resta in attesa di conoscere le scelte concrete….”, come se il governo Hamas non avesse mai spiegato il suo programma e i mezzi per realizzarlo. Non è da meno la Radio di stato, che attraverso Rai3 ha pianificato l’informazione secondo le regole della più osservante propaganda. Basta seguire la mattina “Rai3 Mondo” per rendersi conto di come vengono date le notizie. Sono citate le testate internazionali, scelte accuratamente fra quelle di sinistra, e, quando si supera il limite, allora vanno bene anche il NY Times , il Washington Post o Le Monde, ma solo se nei loro articoli criticano Bush. Ovviamente la regola dei conduttori è la difesa del terzomondismo più esasperato, insieme alla presentazione delle democrazie occidentali come responsabili di ogni disastro. Quel che dicono al microfono compare poi puntualmente negli articoli pubblicati sul Manifesto e simili. Sarebbe interessante fare l’elenco dei quotidiani,settimanali,mensili tutti allineati sulla stessa posizione ostile all’occidente, ne verrebbe fuori una percentuale non lontana dal 90%. Sono gli stessi che in questi cinque anni di governo berlusconiano si sono stracciate le vesti urlando contro la dittatura del premier, detentore di tutta l’informazione radio-televisiva. Sotto questo aspetto Prodi avrà poche teste da mozzare, il parco dei fedeli non è mai stato così affollato.