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Il Manifesto Rassegna Stampa
16.04.2006 Hamas terrorista ? è superficiale e riduttivo
lo leggiamo sul quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 16 aprile 2006
Pagina: 6
Autore: Emanuele Giordana
Titolo: «Il trucco di UE e USA: affidarsi all'ONU»

Sul MANIFESTO di oggi, 16.4.2006, a pag.6 un intervento di Emanuele Giordana, abituale collaboratore di Rai 3, dove conduce la rubrica Rai Mondo con settarismo e partigianeria di gran lunga superiore ai livelli del MANIFESTO, il che è tutto dire. A onor del vero il suoi colleghi che a turno redigono la rubrica non sono certo meglio. La sua specialità (e dei suoi colleghi) è la citazione delle testate straniere appertenenti solo alle posizioni politiche che gli consentano di criticare America,Israele, ed il mondo occidentale democratico. Il suo terzomondismo è talmente estremo da rasentare il ridicolo. Naturalmente cita il NY Times, il Washington Post, Haaretz,le Monde, il Times, ma sempre e solo se le notizie riportate possono essere rivolte contro la politica di Bush o del capitaliamo in genere. Ovvia la difesa dei palestinesi, sempre e comunque. Per sincerarsene, basta leggere quanto scrive oggi sul Manifesto su Hamas. Aggiungiamo, lecito sul Manifesto, meno quando le stesse idee le diffonde tramite la Rai che, se non andiamo errati, non è un media privato ma pubblico. Che poi l'informazione che diffonde appartenga quasi interamente ad un'unica area politica è un altro affare. Non è riuscito a dipanarlo nemmeno la "dittatura" berlusconiana durata ben cinque anni, figuriamoci se ci riusciremo noi che contiamo come il due di picche.

Ecco l'articolo:

Cosa pensano di fare Canada, Stati uniti e Unione europea dopo la decisione di sospendere gli aiuti finanziari all'Autorità nazionale palestinese a seguito alla vittoria di Hamas alle elezioni? Per non correre il rischio di una levata di scudi umanitaria, l'idea è quella di continuare ad aiutare la popolazione a soddisfare i bisogni essenziali. In sostanza continuare a finanziare con una parte dei fondi sia l'Onu che altri organismi internazionali, per evitare le conseguenze umane e sociali delle sanzioni. Medici senza frontiere però non ci sta e considera la proposta «inaccettabile». «Se la decisione di sospendere l'aiuto spetta agli stati, gli attori umanitari non possono diventare un palliativo sociale di quelle misure ritorsive che danneggiano l'intera popolazione », sostiene l'organizzazione umanitaria. Inoltre, continua, «gli attori umanitari non hanno né la competenza, né le risorse o la responsabilitdi sostituirsi all'Autorità palestinese per assicurare l'erogazione dei servizi sociali, amministrare ministeri e organi pubblici o per pagare i salari dei funzionari. Non spetta alle agenzie umanitarie assicurare che i bisogni base della popolazione che vive nei Territori palestinesi siano coperti. Questa responsabilit à - sostiene ancora Msf - in accordo con la quarta Convenzione di Ginevra, deve essere presa in carico totalmente dalla forza di occupazione, ovvero lo stato di Israele». Secondo i medici senza confini la «strumentalizzazione » e la «confusione dei ruoli e delle responsabilità» mettono in pericolo l’indipendenza delle organizzazioni non governative in un contesto già estremamente instabile. Il deterioramento delle condizioni di sicurezza, così come i recenti rapimenti di personale internazionale, avrebbero per altro già costretto Msf ad evacuare diverse volte le équipes dai programmi di Nablus, Hebron e Gaza. Msf si dice poi «preoccupata per il futuro » di una popolazione già «estremamente provata da anni di conflitto e occupazione» mentre «esiste il pericolo reale che la situazione peggiori soprattutto nella striscia di Gaza dove circa 1,4 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà». I bombardamenti dell’esercito israeliano, prosegue Msf, sono intensi e causano molte vittime civili. È d’accordo Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes e portavoce del Coordinamento italiano network internazionali. «Il documento di Msf è da sottoscrivere totalmente quando denuncia la responsabilità delle forze occupanti e quando fa rilevare ciò chevero da tempo. E cioè che la stessa Unione europea ha sempre agito in maniera asimmetrica nei confronti di Israele e dei Territori e facendo pagare ai cittadini europei i costi umani, sociali ed economici dell’occupazione». Anche per Salinari non si può sottostare al ricatto. Non è della stessa opinione Gianni Rufini, esperto di aiuto umanitario: «Capisco le ragioni di Msf - dice - ma le motivazioni mi appaiono pretestuose. Da tutti gli anni '90 il mondo dell'umanitario dibatte la polemica sulle trappole preparate dai governi, ma la stessa convenzione di Ginevra stabilisce che se i governi sono inadempienti tocca appunto alle società private di assistenza, altrimenti si tradisce l’imperativo umanitario. Non è, in sostanza, che l'assenza degli stati giustifichi quella umanitaria. In un certo senso va accettata l'idea di questa scorciatoia decorosa per cui si taglia da una parte ma si continua a finanziare dall’altra». Il ricatto però rimane. Come se ne esce? «Col dialogo - dice Salinari - accettando quello che i palestinesi hanno espresso attraverso libere elezioni. Anche perché - aggiunge - il voto per Hamas è stato anche protesta verso l'Anp e non l'espressione di una società che ha in mente la cancellazione dello stato di Israele». Anche Rufini pensa che il dialogo sia l'unica soluzione: «Dire che Hamas è terrorista è quantomeno superficiale e riduttivo. Riannodare i fili del dialogo è l'unico modo per uscire dal dilemma che giustamente attanaglia in queste ore anche le organizzazioni umanitarie».

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