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Il Foglio Rassegna Stampa
14.04.2006 Olmert chiederà a Bush l'appoggio al nuovo disimpegno
che costerà dieci volte quello da Gaza

Testata: Il Foglio
Data: 14 aprile 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «I tempi e i dollari (tanti) che servono a Olmert per il disimpegno»

Dal FOGLIO di venerdì 14 aprile 2006:

Roma. La prima sfida che Ehud Olmert dovrà affrontare una volta formato il governo israeliano sarà quella di lavorare per promuovere il budget 2006-2007. Per ora, nonostante i giorni di vacanza per la Pasqua ebraica, tutte le fazioni politiche del paese sono in piena attività: trattano e negoziano per fare parte della coalizione del premier. Il paese aspetta un responso dopo la festa. Ma il primo ministro si è portato avanti. In un’intervista al Wall Street Journal ha annunciato una visita negli Stati Uniti, fra un mese. E non ha nascosto l’obiettivo del suo viaggio. Alla Casa Bianca il successore di Ariel Sharon ci andrà per richiedere sostegno finanziario da parte dell’Amministrazione americana per il suo piano di convergenza: l’evacuazione di 70 mila persone da parte degli insediamenti della Cisgiordania (un terzo dei 250 mila israeliani che vivono oltre la linea verde, i confini del 1967). Il premier è risoluto, vuole “far convergere” una larga parte degli abitanti degli insediamenti all’interno d’Israele; il suo piano punta a uno stato democratico a maggioranza demografica ebraica. Entro il 2010, ha promesso in campagna elettorale il leader di Kadima, Israele avrà nuovi confini. Ma al Wall Street Journal ha parlato di 18 mesi. Olmert vuole finalizzare il suo progetto entro questo periodo di tempo. Per farlo ha bisogno di parecchi soldi. Il ritiro dalla Striscia di Gaza, portato a termine dall’ex primo ministro Sharon, oggi ancora in coma nell’ospedale sulla verde collina di Haddassah, Gerusalemme, era costato a Israele 10 miliardi di shekel, più di due milardi e mezzo di dollari. Dalla Striscia di Gaza e da una piccola parte della Cisgiordania, durante l’estate del 2005 sono state evacuate circa 8.500 persone. Il piano di Olmert prevede lo sgombero di un numero quasi dieci volte più grande di abitanti. Il premier ha detto che il suo disimpegno costerà almeno 20 milardi di dollari. La stessa somma è stata riportata pochi giorni fa dal Financial Times: 100 miliardi di shekel, 21 miliardi e mezzo di dollari. Le fortune di Olmert, in vista del suo grande progetto, che è stato il fulcro della sua campagna elettorale, sono riposte ora nella situazione economica del paese. Il premier sembra avere uno spazio di manovra abbastanza ampio. L’economia israeliana è considerata vivace: si attende, per il 2006, una crescita tra il 4 e il 4,5 per cento. Nel 2005 la crescita era stata addirittura del 5,2 per cento. La disoccupazione è scesa dell’8,7 per cento a gennaio (dal 10,9 nel 2003), anche se le statistiche dicono che un quinto degli israeliani vive sotto la soglia di povertà. L’andamento del mercato, una volta formata la coalizione di governo, dipenderà molto da chi siederà sulla poltrona di ministro delle Finanze. La questione è al centro dei negoziati e dei colloqui tra le parti politiche. Amir Peretz, leader dei laburisti di Avoda, futuro maggior partner di Kadima al governo, a detta dello stesso primo ministro, si è subito candidato per il posto. I laburisti hanno incentrato l’intera campagna elettorale sull’economia. C’è chi teme, nel mondo del business israeliano, che l’influenza della sinistra sulla coalizione possa arrestare le politiche di libero mercato inaugurate nel 2003 dall’ex ministro delle Finanze e attuale leader dello sconfitto Likud, Benjamin Netanyahu. C’è chi spera che il governo mantenga i principi economici dell’esecutivo precedente, che favorisca l’investimento straniero (pari a 11 miliardi di dollari l’anno scorso, secondo il Financial Times). Olmert sa che è nel piano di convergenza che finirà la maggior parte dei soldi del budget 2006-2007. Sa che molti analisti ritengono possibili tagli alla difesa, ma si rende conto che, sul piano politico, toccare la sicurezza del paese è entrare in un campo molto controverso in Israele. Il successo del viaggio alla Casa Bianca è vitale per il prossimo governo, che ha fatto del ritiro il punto centrale del suo programma. A Washington, Olmert non chiederà al presidente George W. Bush soltanto finanziamenti, ma lo inviterà a fare campagna per costruire attorno alla sua proposta di ritiro unilaterlae dalla Cisgiordania un sostegno internazionale.

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