Il pericolo di una svolta filo-Hamas interviste a Fiamma Nirenstein e ad Ali Rashid
Testata: Il Giornale Data: 14 aprile 2006 Pagina: 2 Autore: Emanuele Fontana - Luca Telese Titolo: «L'apertura ad Hamas ? E' un pericolo mortale - L'onorevole Rashid: "L'elezione di Romano Prodi una svolta per l'Islam"»
Il GIORNALE di venerdì 14 aprile 2006 pubblica un'intervista a Fiamma Nirenstein sull'apertura ad Hamas da parte di Romano Prodi. Ecco il testo:
La prima cosa che ti comunica è il suo sconcerto: «Sono stupita: quella di Prodi mi pare una posizione tremendamente spericolata». Fiamma Nirenstein, scrittrice, editorialista de La Stampa, esperta di questioni mediorientali, è basita per l'intervista ad Al Jazeera con cui il leader dell'Unione ha concesso una importante apertura di credito al partito che oggi esprime il governo palestinese. La Nirenstein, lancia un appello a tenere alta la guardia contro un'organizzazione che, a suo avviso, non ha ancora sciolto le ambiguità delle sue posizioni sulla questione islamica e sulla guerriglia suicida. Perché è così preoccupata per le parole di Prodi? «Il problema del rapporto con Hamas non è un dettaglio astruso di politica estera, ma il cuore del dilemma mediorientale, il nodo nell'equilibrio precario fra mondo islamico e occidentale». A sinistra, oltre a Prodi, sono molti che dicono: proviamo a dare fiducia ad Hamas... «Ma sono consapevoli che quella di Hamas è una posizione piena di spine, irta di ambiguità irrisolte e pericoli mortali? Chi lo sostiene non può ignorarlo». Ci sono state aperture e segnali, fra gli uomini dell'attuale governo palestinese? «Ad essere brutalmente sintetici, la risposta e no: nessuna vera apertura, solo qualche show, fumo negli occhi». Quei gesti non sono il frutto di un dibattito dentro Hamas? «No, e infatti prima di considerarli tali bisognerebbe valutarli. Il primo è la dichiarazione del premier, Ismail Haniyeh a cui è stata attribuita la frase: “Non manderei mai mio figlio a fare il kamikaze”». Non la giudica netta? «Questa frase è stata smentita dall'interessato la mattina dopo. Non vengono smentiti, invece, i continui pronunciamenti, suoi e dei suoi ministri, sempre favorevoli alla lotta armata». Abu Mazen era stato chiaro. «Certo. Hamas ha tenuto a far sapere che non avrebbe fatto nulla contro il terrorismo». Un'altra apertura è attribuita al ministro degli Esteri... «E qui l'ambiguità e la ritrattazione sono state ancora più forti. Mahmoud Zahar aveva detto che “I palestinesi hanno l'aspirazione a vivere in pace con i loro vicini”. E poi un'altra frase: “Sottoporremo a referendum l'idea di discutere la soluzione di due popoli e due stati”. Bene, benissimo, tutti gli osservatori dicono: è un riconoscimento implicito di Israele». E invece no? «È stato lo stesso ministro a precisare che i vicini erano altri, e che non ha mai parlato di due popoli o due stati». Lei crede che quell'apertura di credito sia prematura? «Certo. Solo Putin e Ahmadinejad hanno accolto Hamas». Prodi è stato presidente dell'Ue, chi lo consiglia? «Non lo so: ma credo che stavolta contraddica se stesso e la sua impostazione europeista. Hamas - è necessario ricordarlo? - è stata inserita, su proposta del ministro Frattini, fra le organizzazioni terroristiche». E non è stato un atto ideologico, quello, secondo lei? «Affatto: ricordo che Hamas continua a non accogliere le tre condizioni che gli sono state poste dalla comunità internazionale: 1) l'accettazione del diritto ad esistere di Israele. 2) Rinuncia alla lotta armata. 3) Rispetto dei trattati internazionali firmati da altri governi». Lei collega Hamas alla questione mediorientale. «Certo. Hamas non è la Palestina, è una organizzazione islamica che porta la questione palestinese dentro la battaglia islamista. E questo nel momento in cui Hezbollah rialza la testa in Libano e l'Iran rafforza il suo programma nucleare». Quindi? «Ora che la pericolosità dell'Iran è il primo punto all'ordine del giorno, Europa e Italia saranno chiamate a prendere posizione. Allora bisogna invitare i palestinesi a rinsavire, non regalare aperture di credito a Hamas».
Conferma la fondatezza delle inquietudini circa la politica mediorientale della maggioranza di governo un intervista ad Ali Rashid, per anni rappresentante dell'Olp e dell'Anp in Italia e ora deputato di Rifondazione comunista . Ecco il testo:
L'elezione di Romano Prodi viene vista come «un cambio di rotta» nella politica estera italiana dal mondo islamico. L'Europa a questo punto deve aprirsi «non tanto ad Hamas, ma alla Palestina». Ali Hassan Rashid, deputato eletto di Rifondazione, è in Italia da più di trent'anni e dice che la posizione di Prodi in politica estera è di «apertura all'Europa e al Mediterraneo», sulla linea, ricorda, «della vecchia tradizione della politica estera italiana». Il fatto che il nuovo governo, con Prodi, tornerebbe a spostare il suo «baricentro verso il Mediterraneo, a differenza del precedente governo che ha puntato oltre Oceano, viene visto bene dagli ambienti progressisti islamici», spiega l'esponente arabo del Prc, finito in prima pagina ieri sul quotidiano panarabo Al Sharq Al Awsat con l'altro islamico eletto al parlamento italiano, Khaled Fouad Allam (Margherita). Sulle aperture del professore ad Hamas Rashid premette: «Ci sono state due versioni diverse delle parole di Romano Prodi, una di Al Jazeera più pro Hamas e una del suo addetto stampa. In attesa di conoscere quella definitiva, io sono più portato a credere - sostiene - a quella dell'addetto stampa, perché conosco il pensiero di Romano Prodi». Per il deputato di Rifondazione la strada è quella di riconoscere la Palestina e di portarla, con Israele «verso la strada della road map». Il governo di Hamas, sostiene Rashid, «è costretto a fare dei passi avanti. I ministri devono prima o poi trattare con le autorità israeliane». La linea di maggiore «apertura» di Prodi alla Palestina, valuta poi il neo-rappresentante del Prc, è simile a quella «che ho sentito in alcune dichiarazioni francesi. E anche altri leader del centrosinistra italiano, come Massimo D'Alema e Piero Fassino, che pure è molto vicino agli ebrei e si dichiara semita, indica una politica di apertura verso Hamas». Sia che abbia ragione Al Jazeera, sia che la versione giusta sia quella dell'entourage del professore, comunque, le parole di Prodi hanno riscosso approvazione nell'islam. Una posizione di maggiore apertura, insiste Alì Rashid, dovrebbe essere portata in ogni caso all'Unione Europea: «Credo che la chiusura sia controproducente. Già nel mondo islamico si stanno raccogliendo fondi per Hamas. La posizione europea può radicalizzare i problemi. Rischiamo di essere prigionieri di una realtà dove scompare il pensiero laico che rappresenta l'opposizione nel mondo arabo. Per una volta sono d'accordo con Condoleezza Rice quando dice che la grande responsabilità dei regimi antidemocratici è quella di far crescere il fondamentalismo. La vittoria di Hamas è stato un prodotto di degrado della situazione palestinese». L'Italia può contribuire in Europa a far uscire la Palestina dall'isolamento, riflette il nuovo esponente in parlamento di Rifondazione. Proprio «l'uscita dall'isolamento e un cambio nell'atteggiamento indifferente dell'Europa - dice Rashid - possono cambiare i rapporti di forza anche all'interno della società palestinese. L'Europa si deve aprire non ad Hamas, ma alla causa palestinese. Anche Israele non riconosce la Palestina. raid aerei continuano ogni giorno». «L'Italia è cambiata ed è come la maggior parte dei Paesi europei: vive un periodo di decadimento», ha dichiarato Rashid ad Al Sharq Al Awsat. Perché? «Quando sono arrivato nel '71 - racconta - era un periodo di crescita economica e culturale per l'Italia. Era l'epoca delle grandi conquiste nel sociale e nel diritto. Milioni di persone guardavano all'Europa, quando sono arrivato, come a uno stato di diritto e un punto di riferimento. Ora non è più così. Assistiamo a un impoverimento economico. La decadenza si vede in tutto, anche nella campagna elettorale. E quando leggo il manifesto sull'Occidente di Marcello Pera mi tremano le gambe». La vittoria è stata «risicata», ammette il deputato di Rifondazione. Come si potrà governare? «Sono d'accordo con la linea del mio partito: nessun inciucio - chiarisce -. C'è una maggioranza, può governare e deve farlo. E se non sarà in grado, si tornerà alle urne».
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