Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Pena di morte per chi vende case agli ebrei é la legge delle Brigate di Al Aqsa
Testata: Corriere della Sera Data: 14 aprile 2006 Pagina: 12 Autore: Davide Frattini Titolo: «Gerusalemme, arabo ucciso «Ha venduto casa agli ebrei»»
Dal CORRIERE della SERA di venerdì 14 aprile 2006:
GERUSALEMME — Al secondo piano, due guardie armate israeliane controllano dal balcone i ragazzi palestinesi che assediano il portone. Al primo piano, gli amici vengono a portare le condoglianze alla famiglia di Mohammed Abu al-Hawa. Al secondo piano, risuonano le preghiere che festeggiano la pasqua ebraica. Al primo piano, un altoparlante diffonde i versi del Corano per celebrare il lutto. I nuovi vicini di casa, come li chiamano tra disprezzo e ironia gli abitanti di A-Tur, sono arrivati una decina di giorni fa. Nella notte, la polizia ha sgomberato gli appartamenti e gli inquilini si sono installati in due palazzi, i primi «conquistati» in questo quartiere arabo. Due palazzi che sono costati la vita a Mohammed Abu al-Hawa. Avrebbe venduto la sua parte di proprietà all'organizzazione Elad. E chi vende agli ebrei, chi permette che stabiliscano i loro «avamposti fortificati» a Gerusalemme Est, viene accusato di collaborazionismo e condannato a morte: la settimana scorsa, un ristorante della famiglia era stato bruciato, uno dei parenti era stato portato a Ramallah per essere interrogato dalle forze di sicurezza e ieri la polizia palestinese ha ritrovato a Gerico il corpo di Mohammed, freddato in un'esecuzione rivendicata dalle Brigate Al Aqsa. «Mohammed non sapeva chi fossero i compratori — ripete il fratello Ibrahim ad alta voce, che tutti lo sentano —. Si sono presentati nella notte con una valigetta piena di soldi, un contratto con la firma di mia madre. Lui ha detto che non se ne andava, che la firma era falsa. "Se hai paura delle vendette", gli hanno detto, "ti proteggiamo noi"». La madre non ha lasciato l'appartamento al primo piano, ma tutto il palazzo sarebbe stato ceduto attraverso un avvocato per un milione e mezzo di dollari. «Sono un sacco di soldi — commenta uno dei vicini — per un edificio costruito senza permesso, se ne vale 250 mila è tanto. Mohammed non poteva non immaginare da chi venisse la proposta. Nessun palestinese offrirebbe tanto». Per organizzazioni come Elad o Ateret Cohanim, le case in questa zona di Gerusalemme sono senza prezzo. Dai tetti piatti di A-Tur, in cima al monte degli Ulivi, si domina la Città Vecchia, l'oro della Cupola della Roccia — l'area del Monte del Tempio per gli ebrei — risplende vicino. Queste «agenzie immobiliari» messianiche lavorano per costituire delle enclave in mezzo ai quartieri arabi: qui come a Silwan, poco fuori dalle mura, la bandiera israeliana è stata issata sulle terrazze circondate dal filo spinato. Per non correre rischi ed evitare di muoversi nei vicoli affollati, i nuovi abitanti si muovono da un palazzo all'altro attraverso passerelle lanciate tra i balconi. La missione, ribattezzata «lo scudo di Gerusalemme», è portata avanti soprattutto da studenti delle yeshivot, le scuole religiose, o da coloni arrivati dagli avamposti in Cisgiordania: oggi oltre 150 famiglie vivono in mezzo a 220 mila arabi. «Il nostro obiettivo — ha spiegato Daniel Luria, portavoce di Ateret Cohanim, al Washington Post — è recuperare le terre di quegli ebrei che furono costretti a fuggire durante le rivolte tra gli anni Venti e Trenta. Non espropriamo, tutto avviene in modo legale». B'Tselem, associazione israeliana per i diritti umani, denuncia che costruire in queste aree significa «creare dei fatti sul terreno per arrivare a un punto di non ritorno». O come ha commentato Danny Rubinstein sul quotidiano Haaretz: «È la battaglia per la capitale. Plasmare una situazione che cancelli la possibilità di decretare Gerusalemme Est capitale di uno Stato palestinese. Ed è chiaro che senza un accordo finale su Gerusalemme non esisterà alcun accordo finale». Daniel Luria ripete che la sua organizzazione «non vuole impedire la nascita di uno Stato palestinese. Ma se il risultato dei nostri progetti è che Gerusalemme non potrà essere divisa, ben venga. La città appartiene al popolo ebraico e sarebbe un disastro se non restasse unita». Poco dopo le elezioni, Othniel Schneller, neoeletto parlamentare di Kadima, aveva disegnato una possibile mappa della separazione di Gerusalemme, secondo confini che avrebbero l'approvazione del premier Ehud Olmert: la Città Vecchia e il cosiddetto «bacino sacro» — Monte Scopus, Monte degli Ulivi, Città di David (Silwan, per i palestinesi) e Sheikh Jarah — rimarrebbero sotto controllo israeliano. Alcuni quartieri della periferia a Est, quasi tutti già tagliati fuori dal muro come Abu Dis, andrebbero all'Autorità palestinese.
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