L'Iran non spaventa il quotidiano della Margherita dove si continuano a dormire sonni tranquilli
Testata: Europa Data: 14 aprile 2006 Pagina: 9 Autore: Siavush Randjbar-Daemi Titolo: «El Baradei non spaventa l'Iran»
"El Baradei non spaventa l'Iran " titola EUROPA il 14 aprile 2006. Verrebbe da commentare: é l'Iran guidata da Ahmadenejad a spaventare qualsiasi persona ragionevole. Non invece il giornalista del quotidiano delle Margherita Siavush Randjbar- Daemi che incentra il suo articolo sulle dichiarazioni di El Baradei, interpretate come una negazione della reale pericolosità di Teheran. Ecco il testo:
La visita a Teheran del direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohammad El-Baradei, non ha contribuito a smorzare i toni della forte polemica tra l’Iran e la comunità internazionale. A poche ore dall’arrivo del premio Nobel per la pace nella sua capitale, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha attaccato pesantemente i paesi che hanno manifestato con più veemenza la loro opposizione all’annuncio a sorpresa fatto martedì scorso. Annuncio che ha svelato il fatto che l’Iran ha recentemente prodotto i primi quantitativi di UF-6, l’uranio arricchito che serve ad alimentare le centrali nucleari. Con la sua ormai consueta foga, il capo di stato iraniano ha affermato ad una platea di sostenitori nella cittadina di Ferdows, nel Khorasan, che l’Iran «non intende fermare la propria produzione di uranio arricchito». La fiera retorica del presidente iraniano deve però scontrarsi con l’urgenza di chiarire la propria posizione in vista della presentazione del rapporto che El-Baradei presenterà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu alla fine di aprile. Vi è tuttora una diffusa convinzione che l’annuncio di martedì non sia un passo decisivo versa la costruzione di una bomba atomica. Esperti russi, tra i quali spicca il capo dell’ente per l’energia atomica Sergei Kiriyenko, hanno escluso categoricamente che il paese mediorientale abbia la capacità tecnica o il know-how necessario per procedere subito alla produzione di UF-6 su scala industriale, passo obbligato per produrre ordigni. Kiriyenko ha aggiunto che l’annuncio iraniano non era una sorpresa, dato che Mosca da tempo era a conoscenza del fatto che l’Iran era dotato di 164 centrifughe in grado di operare solamente in condizioni di laboratorio e di produrre uranio a livello bassissimo di arricchimento. Il parere di gran parte degli esperti occidentali è sostanzialmente concorde con quanto dato dai loro colleghi russi: l’Iran ha comunque anni, forse decenni, di lavoro davanti prima di poter avere a disposizione tutti gli ingredienti necessari per dotarsi di una bomba atomica. Come ha detto lo stesso El Baradei al suo arrivo nella capitale iraniana, la questione del nucleare ha una natura prevalentemente “politica”. Il direttore generale dell’Aiea ha riconosciuto che non vi sono prove inconfutabili, l’Iran non ha a tutt’oggi violato il trattato di non proliferazione nucleare, che concede ai paesi firmatari la possibilità di arricchire l’uranio in quantità limitate. Dopo aver incontrato il capo dell’Agenzia atomica Aghazadeh ed il caponegoziatore Ali Larijani, El-Baradei ha riconosciuto che i colloqui si sono tenuti in una «atmosfera costruttiva». Il capo dell’Aiea ha pure prelevato un campione dell’uranio appena prodotto dall’Iran per verificarne il livello di arricchimento, che secondo la parte iraniana non supera il 3.5 per cento. Ma secondo il capo dell’ente atomico Onu, l’Iran non può smarcarsi da quello che viene considerato il passo fondamentale per evitare l’escalation della crisi: la sospensione – seppure temporanea – di tutte le attività correllate all’arricchimento dell’uranio. Larijani dal canto suo ha affermato che l’Iran intende tutti gli aspetti rimasti incerti del proprio programma atomico nelle prossime due settimane. Gli infuocati discorsi tenuti da Ahmadinejad in questi giorni hanno ad ogni modo destato l’allarme della Cina, un partner economico di primissimo ordine della Repubblica islamica. Il ministero degli esteri di Pechino ha annunciato che una sua delegazione arriverà oggi a Teheran con lo scopo di convincere il governo iraniano ad allentare la tensione con l’Occidente. La Cina guarda con apprensione al deterioramento della situazione soprattutto a causa del contratto da 100 miliardi di dollari che è in procinto di firmare con l’Iran per esplorazioni petrolifere comuni nel Golfo Persico. La missione cinese terrà successivi colloqui con la Russia in vista del summit dei cinque grandi che si terrà martedì a Mosca. A poco più di mezzo mese dalla decisiva scadenza di fine aprile, Teheran ha quindi ancora in mano le carte decisive del suo destino. Tra una quindicina di giorni il regime nel suo insieme deve decidere se a prevalere sarà la linea dura di Ahmadinejad, che ha nuovamente definito l’Iran un «paese nucleare che deve dialogare alla pari con altri paesi atomici», o la linea più morbida ostentata dagli interlocutori di El-Baradei, chiamati a superare il bivio fondamentale della cessazione della produzione di uranio arricchito, la cui mera esistenza – a prescindere da qualsiasi suo uso pratico – funge da ago nella bilancia di questa delicata crisi internazionale.
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