Gli Stati Uniti chiedono all'Onu di autorizzare tutte le opzioni per fermare l'atomica iraniana mentre Teheran rifiuta ogni trattativa
Testata: La Stampa Data: 14 aprile 2006 Pagina: 11 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «La Rice: Teheran ci provoca l'Onu conceda l'uso della forza»
Da La STAMPA di venerdì 14 aprile 2006:
Mohammed el Baradei è arrivato a Teheran tentando di disinnescare la crisi sul programma nucleare ma la strada appare tutta in salita: l'Iran ha respinto le sue proposte ribadendo la corsa all'atomo mentre alle Nazioni Unite le grandi potenze si sono riunite per discutere il varo di una possibile risoluzione. Lo sbarco a Teheran del direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dell'Onu (Aiea) è stato accompagnato da numerosi segnali pacificatori: poche ore dopo l'arrivo si è affrettato ad affermare di «non poter confermare che l'Iran ha arricchito uranio oltre la soglia del 3,5 per cento utile per fini militari», poi ha sottolineato che «c'è ancora molto da chiarire sul programma nucleare iraniano» e quindi si è detto fiducioso su un compromesso. E quando ha incontrato Ali Larinjani, capo negoziatore iraniano sul nucleare, l'egiziano El Baradei ha messo sul piatto la proposta che ha il via libera del Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. «Sospendete l'arricchimento dell'uranio - ha chiesto El Baradei - fino a quando il contenzioso internazionale sul vostro programma nucleare non sarà risolto». L'offerta è pensata per trovare un terreno comune fra il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che ha chiesto a Teheran di interrompere l'arricchimento entro il 28 aprile, e la posizione iraniana, che rivendica il diritto di continuare sulla base del testo del Trattato di non proliferazione. Ma la risposta di Larijani è stata liquidatoria: «La sospensione non è un'opzione, questo tipo di proposte non hanno alcuna rilevanza in quanto stiamo già cooperando in maniera costruttiva con l'Aiea». Come dire: poiché i vostri ispettori e le vostre telecamere sono qui ad osservare i nostri impianti nucleari non c'è motivo per decidere una sospensione. Per rendere il diniego ancor più esplicito il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha rincarato la dose: «La nostra risposta a coloro che si arrabbiamo perché abbiamo completato il ciclo nucleare è solamente in una frase. Gli diciamo: Arrabbiatevi pure con noi e morirete di tale rabbia. Non tratteremo con nessuno il diritto ad arricchire l'uranio». Giunto a Teheran all'indomani dell'annuncio di Ahmadinejad sull'entrata dell'Iran nel club nucleare unita alla volontà di arricchire l'uranio su scala industriale - ovvero con 54 mila centrifughe rispetto alle 164 fino dichiarate - El Baradei ha incassano il rifiuto e preso appunti, in vista della relazione che sarà chiamato a svolgere al Consiglio di Sicurezza entro la fine del mese. Al Palazzo di Vetro gli ambasciatori dei cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina) più la Germania si sono riuniti per esaminare il difficile esordio della missione di El Baradei ed anche le mosse da compiere dopo il 28 aprile, a cominciare dallo scenario di possibili sanzioni economiche. Condoleezza Rice chiede al Consiglio di Sicurezza di «agire» approvare una risoluzione che preveda le sanzioni e sia redatta sulla base del capitolo VII della Carta dell'Onu - che prevede l'uso della forza - e gli alleati europei sono in sintonia mentre ad opporsi restano Mosca e Pechino. Ma proprio la Cina si è esposta di più nel commentare il fallimento di El Baradei, esprimendo «preoccupazione» con accenti critici nei confronti di Teheran. Un inviato di Pechino sta per recarsi in Iran (ed a Mosca) e i risultati della missione saranno discussi dal presidente Hu Jintao alla Casa Bianca, dove incontrerà il collega americano Bush il 20 aprile. E' in questa cornice che a Washington si confrontano opposti approcci alla crisi iraniana: da un lato c'è l'assistente Segretario di Stato, Stephen Rademaker, ad ammonire sul pericolo che «l'Iran possa arrivare alla bomba in 16 giorni appena disporrà delle 54 mila centrifughe» mentre dall'altro l'ex vicesegretario di Stato, Richard Armitage, invita Bush a rompere gli indugi e dialogare direttamente con Teheran. Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione de La Stampa