L'atomica iraniana é più vicina, ma il mondo sembra non aver compreso a pieno il problema intervista ad Avraham B. Yehoshua
Testata: Il Foglio Data: 12 aprile 2006 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «La Bomba è vicina, esulta Teheran. Occidente dove sei?»
Dalla prima pagina del FOGLIO di mercoledì 12 aprile 2006:
Roma. Le intenzioni dell’occidente sono del tutto oscure per Abraham Yehoshua. Lo scrittore israeliano guarda con preoccupazione il riarmo dell’Iran e allo stesso tempo fatica a decifrare la strategia della comunità internazionale. “Tutti devono riconoscere il pericolo che un regime dei mullah armato di atomica rappresenta”, dice Yehoshua al Foglio. Per farlo ci vuole consapevolezza e pressioni costanti. Tutti insieme, ricorda il romanziere saggista da anni in odore di Nobel, “perché anche i paesi del Golfo sono preoccupati, l’economia rischia di precipitare” e la corsa al nucleare innesca disequilibri irreversibili. La minaccia di Teheran non s’indebolisce. Anzi. Ieri il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, si è rivolto giubilante alla nazione con la “bella notizia”: “L’Iran fa parte del club dei paesi del mondo in possesso di tecnologia nucleare. E’ il risultato della sua resistenza”. La dichiarazione è arrivata alla conclusione della festività dell’Eid mauled, il compleanno del Profeta: un modo per mostrare alla nazione che gli obiettivi raggiunti godono della benedizione del signore. “Appresa la notizia, gli iraniani si dovranno prostrare davanti ad Allah”, ha sottolineato Ahmadinejad. Centosessantaquattro centrifughe stanno producendo uranio arricchito, ha detto l’ex presidente “pragmatico”, Hashemi Rafsanjani. L’unità è stata creata, testata e celebrata nella base di Natanz, uno dei siti che, nelle intenzioni, dovrebbe essere monitorato dall’Agenzia atomica dell’Onu e che, sempre secondo le intenzioni, dovrebbe essere chiusa entro pochi giorni, allo scadere dell’“ultimatum” lanciato il 29 marzo dal Consiglio di sicurezza. Mohammed ElBaradei, direttore dell’Aiea, come stabilito la settimana scorsa, si è recato a Teheran, con la solita, reiterata speranza di trovare un compromesso con i mullah. Ahmadinejad, che è ospitale soltanto con gruppi come Hezbollah o Hamas, l’ha accolto con un avvertimento mortifero: il regime dei mullah non ha paura, non rispetterà alcuna condizione, entrerà a far parte del club delle nazioni nuclearizzate. Come ha scritto il commentatore iraniano, Amir Taheri: “Che cosa vogliono esattamente i leader di Teheran? Niente in particolare, semplicemente tutto”. La Casa Bianca ha detto ieri di voler tornare presto al Consiglio di sicurezza per coordinare la risposta, ma non c’è una strategia comune in occidente: lo scoop del New Yorker su un attacco imminente da parte di Washington è stato visto in Europa come un tradimento degli Stati Uniti rispetto alla strategia multilaterale, nonostante la celere smentita della Casa Bianca. AB Yehoshua, in realtà, teme che la comunità internazionale non stia prendendo sul serio l’estremismo di Ahmadinejad – come già aveva fatto nella Prima guerra del Golfo con Saddam Hussein in Iraq – e che, anzi, si sia quasi rassegnata all’idea che l’Iran dei mullah sia dotato di Bomba.Il jihad nucleare non è un mistero. Nei prossimi giorni, il presidente iraniano ha indetto una conferenza su Gerusalemme, ha invitato centinaia di persone da tutto il medio oriente con i membri di Hamas in prima fila (che vanno a Teheran soprattutto per batter cassa). Durante il summit si parlerà del “nemico sionista”, ribadendo le minacce contro Israele, la cancellazione dalla mappa dell’“entità sionista”. La conferenza è stata organizzata per mostrare all’occidente che l’Iran non è isolato e che tutti i rappresentanti dei paesi che vi parteciperanno appoggiano la sua politica. Una nuova conferenza antisionista Yehoshua, che parla dalla sua casa di Haifa, s’infervora e ribadisce che il nucleare iraniano non è un problema soltanto di Israele, ma di tutto il medio oriente: “Nessuno ha mai dichiarato illegittimo l’Iran o annunciato che deve essere cancellato dalla mappa – dice Yehoshua, riferendosi al discorso del presidente iraniano contro Israele – Non esiste alcun motivo valido per questa corsa al nucleare”. Anzi, spiega Yehoshua, nonostante i piani per ottenere la bomba atomica, nessuno in occidente ha mai minacciato seriamente di volere estromettere con la forza Ahmadinejad. L’unica spiegazione è la “pazzia ambiziosa fondamentalista” che non conosce la parola “democrazia”. Ma l’intellettuale israeliano ha ancora qualche speranza, dice che forse c’è ancora qualche briciola di razionalità in Iran e vuole credere che “non tutti all’interno del regime sono come Ahmadinejad e che davanti a dure sanzioni economiche si tirino indietro”. Per Yehoshua, che non può essere tacciato di alcuna mania guerrafondaia, la forza militare non può essere la prima opzione, ma se la diplomazia non basta allora bisogna cambiare strategia. Con le sanzioni per esempio. Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio lettere@ilfoglio.it