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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.04.2006 Con Hamas non si parla, è la posizione di Israele verso il terrorismo
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 aprile 2006
Pagina: 11
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Israele: "Nessuno incontri i ministri di Hamas"»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 10.4.2006, Davide Frattini racconta come Ehud Olmert, ancora prima di avere formato il nuovo governo, si esprima in termini molto chiari sul comportamento da tenere nei confronti di Hamas. Anche da parte di rappresentanti diplomatici stranieri. Nessuna trattativa se prima Hamas non rinuncia al terrorismo e non riconosce lo Stato di Israele.

Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — «L'Autorità palestinese non ha due teste». Non c'è il governo degli integralisti di Hamas da sabotare e il presidente Abu Mazen per dialogare. «L'Autorità palestinese è un'entità ostile». Gli israeliani hanno definito il nemico e deciso la strategia: boicottaggio totale, nessun contatto, pressione militare sulle organizzazioni estremiste. Il conto alla rovescia che Ehud Olmert aveva fatto partire la notte della vittoria elettorale («siamo pronti ai negoziati, non aspetteremo a lungo») è scaduto.
Il premier ad interim non è disposto ad aprire le trattative con il raìs della Mukata, fino a quando Hamas non riconoscerà Israele e rinuncerà alla violenza. «Il governo è il vero interlocutore — aveva commentato in un'intervista al Washington Post —. E' con loro che dovremmo discutere, ma non è possibile se non accettano le condizioni poste dalla road map e dal Quartetto». O come ha spiegato ieri il suo portavoce: «Non è che Olmert non parlerà più con Abu Mazen, certo non accetterà che si vada avanti come se Hamas non esistesse». Il gabinetto di sicurezza ha anche riesumato una delle sanzioni messe in atto quando Yasser Arafat era ancora vivo: boicottaggio dei diplomatici stranieri che accettano di incontrare i dirigenti di Hamas o i rappresentanti del governo.
Decretato che «dall'altra parte non c'è un interlocutore», Olmert avrebbe affrettato i tempi per il suo piano di ritiro unilaterale dalla Cisgiordania.
Negli incontri per formare la coalizione, il primo ministro ha spiegato di voler attuare il progetto entro la fine del mandato di George W. Bush, nel 2008. In campagna elettorale, aveva fissato il 2010 come data per stabilire i confini definitivi del Paese.
Israele aveva già deciso di congelare il trasferimento di fondi all'Autorità, dopo la vittoria di Hamas alle elezioni di fine gennaio. Da allora lo Stato ebraico non versa più i 45 milioni di euro al mese in tasse raccolte per i palestinesi. Anche gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno sospeso gli aiuti economici, mentre le banche israeliane e arabe stanno progressivamente chiudendo i rapporti con l'Autorità. «Non è che le casse palestinesi — ha scritto Sever Plocker su Yedioth Ahronoth
— siano vuote. E' che le casse non ci sono più del tutto».
E' lo stesso bilancio, al netto del sarcasmo, fatto dal ministro delle Finanze Omar Abdel- Razeq. «La situazione è molto peggiore di quello che pensassimo e non siamo in grado di pagare i 140 mila funzionari pubblici». Il costo di questi salari ammonta a 118 milioni di euro e non sono bastati gli 80 promessi da Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi. «Non possiamo ottenere prestiti, perché i nostri debiti raggiungono già 1,3 miliardi di euro», ha detto Abdel-Razeq.
Un appello a nome dei 140 mila che rischiano lo stipendio è stato inviato all'Unione Europea dal ministro per l'Informazione Youssef Rizqa. «Congelare gli aiuti si trasforma in una punizione collettiva, dopo una scelta democratica da parte del popolo palestinese». La Commissione ha annunciato venerdì da Bruxelles di aver sospeso l'assistenza economica e i ministri degli Esteri dovrebbero confermare oggi la decisione, al vertice dei venticinque Paesi in Lussemburgo.
«L'Autorità palestinese e il resto del mondo — ha commentato Plocker — sono allo scontro frontale. La comunità internazionale ha deciso di schiantare il governo di Hamas. L'obiettivo, più o meno nascosto, è forzare Abu Mazen a dissolvere il parlamento e indire nuove elezioni. E' l'unica strada perché Hamas non acquisti potere e proceda a trasformare i territori in un piccolo Iran».
L'esercito israeliano ha continuato a bombardare le zone di lancio per i razzi Kassam nella Striscia di Gaza: un poliziotto palestinese è morto, dopo le quindici vittime tra venerdì e sabato in una serie di omicidi mirati. In un'altra operazione a Betlemme, le forze speciali hanno ucciso un leader dei Comitati di resistenza popolare nello scontro mentre tentavano di arrestarlo

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