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La Stampa Rassegna Stampa
09.04.2006 Quando muore un bambino di 7 anni bisogna dire in che modo è successo
la sola notizia disinforma il lettore

Testata: La Stampa
Data: 09 aprile 2006
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «"Olmert ci porta alla guerra"»

LA STAMPA pubblica oggi una corrispondenza di Aldo Baquis sui rapporti Olmert-Abu Mazen, su quelli difficili tra Abu Mazen e Hamas, in una cronaca corretta e accurata.Tutto bene quindi ? No, perchè alla fine del pezzo Baquis, anche se riteniamo in buona fede, commette quel tragico errore di NON descrivere come può avvenire che un bambino di 7 anni possa venire ucciso in una azione anti-terrorismo. La notizia, così come lui l'ha data, senza spiegazioni ma solo riportandola, induce il lettore a pensare che l'esercito israeliano uccida bambini di 7 anni e basta. Avrebbe dovuto scrivere come è avvenuto, altrimenti i lettori, come è avvenuto in tanti altri casi simili, viene solo informato del risultato di una azione e non della dinamica che l'ha caratterizzata. Quelle tre righe e mezzo alla fine del suo articolo, scarne e senza spiegazioni, disinformano invece di informare.

Ecco l'articolo:

TEL AVIV
Un severo ammonimento ai dirigenti israeliani, mentre il leader di Kadima Ehud Olmert avvia oggi i contatti per la formazione di un nuovo governo, è stato lanciato dal presidente palestinese Abu Mazen secondo cui abbandonare la Road Map e procedere lungo piani unilaterali di «riassestamento» in Cisgiordania significa rendere eterno il conflitto fra i due popoli. «Gli israeliani dicono: “imporremo una soluzione unilaterale”. Ciò significa che rinvieranno la lotta ma senza risolvere il problema», ha detto Abu Mazen in un incontro con organi di stampa occidentali a Gaza. «Dieci anni dopo, i nostri figli sentiranno di essere stati vittime di un’ingiustizia, e torneranno alla guerra».
A differenza di Ariel Sharon, che la scorsa estate ha sgomberato l’intera Striscia di Gaza, Olmert - nota Abu Mazen - spera di stabilire un nuovo confine entro la Cisgiordania. «Nessuno lo può accettare», ha aggiunto il presidente, che è considerato l'esponente politico più pragmatico fra i palestinesi.
Nell’intervista Abu Mazen ha rilevato che, sottoposto ad un’energica pressione internazionale, Hamas sta gradualmente riesaminando le proprie posizioni intransigenti: «Sono in carica da una settimana, occorre dare loro tempo». Da parte sua il premier Ismail Haniyeh ha escluso che Hamas farà mai alcuna concessione a scapito dei diritti del popolo palestinese. Commentando notizie provenienti dagli Usa e dall'Unione Europea circa la sospensione degli aiuti finanziari all'Anp, Haniyeh ha denunciato ieri il tentativo di «strangolare il governo palestinese» e ha garantito che andrà a vuoto.
In questo momento critico i dirigenti palestinesi sono impegnati in un aspro braccio di ferro. Nella notte di venerdì Haniyeh e Abu Mazen hanno cercato invano per ore di trovare un’intesa sulla gestione del potere, in particolare degli apparati di sicurezza ed economici.
Al termine del colloquio, definito «cordiale», hanno annunciato di aver formato una commissione di esperti. Ma ieri, mentre il premier Haniyeh attraversava con il proprio convoglio il rione di Tel al-Hawa a Gaza, ha scoperto con sgomento che un posto di blocco della sicurezza preventiva gli sbarrava la strada con le armi in pugno. In teoria, quegli agenti erano sottoposti al ministro degli interni di Hamas, Said Siam. Ma per prudenza, Haniyeh ha preferito cambiare itinerario.
Sono giornate di rimescolamento, a Gaza. Ieri il portavoce del ministero degli Interni Khaled Abu Hillal, si è espresso in maniera severa contro la pratica dei miliziani delle diverse fazioni di girare armati. Hamas esige da loro disciplina e cooperazione, non è disposto a tollerare peraltro i campi di addestramento militare delle svariate milizie a Gaza. Se Hamas cerca di trasformarsi in un partito dell'ordine pubblico, proprio il braccio armato di al-Fatah (che una settimana fa ha inviato un kamikaze a farsi esplodere in una colonia cisgiordana, dove ha ucciso quattro civili) unisce le proprie forze con la filo-iraniana Jihad islamica e con i miliziani dei Comitati di resistenza popolare per condurre attacchi quotidiani contro Israele, che reagisce a sua volta con grande violenza.
Otto miliziani palestinesi sono stati uccisi ieri in due attacchi aerei israeliani contro basi o esponenti della guerriglia nella Striscia di Gaza, ciò che porta ad almeno 14 il numero delle vittime di raid del genere in poco più di 24 ore. Venerdì sera infatti sei palestinesi, tra cui un bambino di 7 anni, erano stati uccisi in un attacco aereo a Rafah

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