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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Come si costruisce un Hamas credibile 06/04/06

Che i nostri media fossero attenti verso ogni qualsivoglia segnale potesse giungere da Hamas era più che un’impressione. Che fosse un movemento terrorista era già passato in seconda linea subito dopo che aveva vinto  le elezioni il 25 gennaio scorso. Gli analisti dei nostri giornaloni ne avevano subito messo in evidenza l’aspetto “pragmatico”, che i missili Kassam non erano loro a lanciarli contro Israele da Gaza perchè rispettavano la “tregua”, e che la prossima responsabilità parlamentare  avrebbe evidenziato la volontà di cambiamento. Per chi conosce il terrorismo palestinese e le sue vere finalità, ci voleva poco a capire che eravamo di fronte all’ennesimo gioco delle tre carte, buono appunto per darla intendere a quegli esperti che si sono sempre e solo dimostrati abili nel prendere le difese dei terroristi comunque venissero chiamati. Militanti, miliziani, resistenti, l’importante è che diano dei segnali senza il botto, che non commettano attentati, poi possono dire quello che vogliono, credibili sulla parola anche se dietro c’è l’inganno. Questi sono i fatti. Hamas scrive una lettera all’Onu, nella quale si augura “ come tutti gli stati del mondo,di vivere nella libertà e nella sicurezza, e che il nostro popolo possa godere della pace  e dell’indipendenza, fianco a fianco con i nostri vicini in questo luogo santo del mondo”, queste le parole indirizzate a Kofi Annan. Hamas apre a Israele, vedete, sembravano dire i cornacchioni che da decenni svolazzano su Israele in attesa di veder realizzate le loro profezie, vedete, l’avevamo detto, adesso tocca solo ad Israele dimostrare volontà di pace, il più è fatto. Balle, perchè nella medesima lettera Mahmoud Zahar accusa Israele di voler impedire la nascita dello Stato palestinese, e che la pace ci sarà solo quando tutti i profughi saranno rientrati. Come dire,  quando Israele avrà cessato di esistere se il rientro dovesse avvenire. In realtà, come abbiamo scritto fin dai primi passi di Hamas, la tecnica è quella della doppiezza, usata con successo da Arafat e da lui copiata paro paro con ottimi risultati.  “Dedideriamo vivere in libertà con i nostri vicini” viene accolta come una affermazione di pace, poco importa che Israele non sia compresa fra i “vicini”, anzi, manco una virgola viene eliminata dallo statuto, nel quale si continua a leggere che lo stato sionista non può esistere su “terra islamica”. Considerazioni di poco conto, visto l’entusiasmo espresso dalle titolazioni di ieri su buona parte dei giornali europei. In Israele, dove si conosce bene con chi si ha a che fare, la notizia della lettera a Kofi Annan non  ha destato nessuna sorpresa, nè ha meritato titoli di particolare evidenza. C’è un governo da mettere insieme, dopo le elezioni del 28 marzo, è vero, ma se ci fossero veramente dei segnali positivi che Hamas la fa finita con il terrorismo e si dichiara pronto a riconoscere lo stato degli ebrei, la notizia avrebbe superato quella delle trattative Olmert-Peretz. Invece così non è stato. Questa non-notizia ha destato invece clamore in Europa, e anche soddisfazione. Adesso si potrà citare Hamas senza farne precedere il nome da movimento terrorista, via quella definizione così pesante, in fondo hanno un premier, un ministro degli esteri, scrivono all’ONU, e cosa si pretende da loro ! Che lo stato palestinese non lo vogliano perchè pensano di impadronirsi di quello israeliano non gli sfiora neanche l’anticamenra del cervello, è Israele che deve cessare l’occupazione e che la smetta una buona volta di preoccuparsi della propria sicurezza, lasci fare ad Hamas, che ci pensi Mahmoud Zahar a tracciare i confini. L’Europa, esperta in questa materia, si darà da fare per istituire subito una giornata della memoria. Grande, come sempre, nella celebrazione dei defunti.


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