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Il Mattino Rassegna Stampa
03.04.2006 Demonizzare i coloni per giustificare il terrorismo
un'abitudine per il quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 03 aprile 2006
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis - la redazione
Titolo: «Ucciso capo delle milizie, violenze a Gaza - Quattro ragazzi palestinesi rapiti dai coloni»

Come sempre accade, anche sabato 1 aprile 2006 le vittime innocenti israeliane massacrate dal terrorismo palestinese non hanno, per Il MATTINO nome, età,  volto. Niente. Il massimo che viene concesso è che sono coloni. Aldo Baquis, nella cronaca, arriva addirittura a definire l’esecutore materiale dell’ultima strage terrorista semplicemente un “miliziano”. Neanche di fronte all’assassinio premeditato di civili si riesce a scrivere la parola: terrorista. Semplicemente immorale.

I titolisti, da parte loro, censurano il fatto che i gravi scontri inter-palestinesi a Gaza hanno causato diverse vittime e numerosi feriti. E proprio vero: se non ci sono di mezzo gli israeliani poco importa dei morti palestinesi.
Ecco il testo:

ALDO BAQUIS Tel Aviv. Mentre il governo palestinese di Hamas sta appena entrando in funzione in questi giorni e mentre Israele ha appena superato le elezioni legislative, un grave deterioramento della situazione sul terreno rischia di spingere israeliani e palestinesi verso un nuovo confronto armato. Nelle ultime ore gli eventi hanno subito una rapida successione. Alle violenze quotidiane (lanci di razzi da Gaza contro il territorio israeliano e raid aerei contro un campo di addestramento di Hamas) si sono aggiunti un attentato kamikaze giovedì sera a Kedumim (Cisgiordania) dove quattro israeliani hanno perso la vita e, poche ore dopo, a Gaza, l’uccisione del capo militare dei Comitati di resistenza popolare (Crp) Khalil Abu Yussef Al-Qoqa. L'uomo è stato ucciso da una potente deflagrazione. In un primo momento si è pensato a un raid israeliano, ma da Tel Aviv fonti militari hanno negato ogni coinvolgimento. In seguito di appreso che Al-Qoqa è stato ucciso da un'autobomba. Un portavoce dei Crp, Mohammed Abdul Al, ha subito convocato una conferenza stampa in cui ha denunciato collusioni fra i servizi segreti di Israele e dell'Anp per l’uccisione di al-Qoqa: «Abu Yussef sapeva già da ieri che la sua vita era in pericolo, che l'intelligence palestinese ascoltava le sue conversazione telefoniche». Ma la conferenza stampa è stata interrotta da una sparatoria. La situazione a Gaza è allora precipitata. Nel pomeriggio migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di al-Qoqa e il corteo funebre è stato presto teatro di nuove violenze. Ne è scaturita una violenta sparatoria fra i miliziani dei Crp e le forze di sicurezza. In serata fonti palestinesi riferiscono di tre morti e di 25 feriti. Ma si tratta ancora di un bilancio provvisorio. In queste ore drammatiche il presidente Abu Mazen si trova in Africa. Era stato in Sudan per il vertice arabo, era tornato a Gaza per il giuramento del nuovo governo di Hamas ed è quindi ripartito verso il Sudafrica. La sua assenza dai Territori in una fase così delicata di assestamento fra l'esecutivo di Hamas e i vertici dell'Olp legati ad al-Fatah lascia perplessi gli stessi palestinesi. Abu Mazen ha però subito condannato l’attentato suicida di Kedumim. Da parte sua il premier Haniyeh - da soli due giorni in carica - ha cercato di arginare le violenze e ha lanciato un appello alla calma. Ha assicurato fra l'altro che una commissione di inchiesta accerterà le circostanze della uccisione di al-Qoqa il quale contava a Gaza non pochi nemici. Il suo nome era apparso con clamore già nell'ottobre 2003 quando un ordigno investì un convoglio diplomatici statunitensi e uccise tre agenti di sicurezza. Di recente i Comitati di resistenza popolari sono stati coinvolti anche nella brutale uccisione dell'ex capo dell'intelligence militare palestinese, generale Mussa Arafat. Israele, da parte sua, aveva non poche ragioni di volere al-Qoqa morto: era considerato uno dei responsabili delle trafugazioni di armi e munizioni nella zona di Rafah nonchè uno degli organizzatori dei ripetuti lanci di razzi contro il territorio israeliano. Intanto Israele ha addossato al governo di Hamas la responsabilità dell'attentato suicida avvenuto a Kedumim. Secondo l’ultima ricostruzione, il miliziano Ahmed Mahmud Masharqa, 24 anni, vestito da ebreo ortodosso otteneva un passaggio su un'auto di coloni: una coppia di anziani e due giovani. Questi si erano però insospettiti e hanno cercato di segnalare che ha bordo avevano un possibile attentatore e, essendo ormai vicino all'ingresso della colonia di Kedumim, hanno bloccato l’auto. A quel punto è avvenuta l’esplosione: l'automobile è bruciata a lungo e per i passeggeri non c’è stato scampo. Il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz ha sottolineato che il nuovo governo di Hamas incita alla lotta armata contro Israele e annuncia pubblicamente che non ostacolerà in alcun modo quanti la praticano. Dunque sarà considerato da Israele corresponsabile di ogni attentato organizzato nei Territori. Come prima misura Mofaz ha ordinato l’interruzione immediata di ogni contatto con il ministro palestinese degli interni Said Siam, un dirigente dell'ala dura di Hamas che sarà responsabile di diversi corpi di sicurezza, fra cui polizia e sicurezza preventiva.

Domenica 2 aprile 2006 Il MATTINO presenta come certa una notizia assolutamente implausibile riferita soltanto da "fonti della sicurezza palestinese":

 

 

Gerusalemme. Quattro adolescenti palestinesi, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, sono stati rapiti ieri sera da alcuni coloni israeliani nel nord della Cisgiordania. Lo hanno riferito fonti della sicurezza palestinesi. I quattro ragazzi sono stati sequestrati da coloni dell'insediamento di Itamar, a sud-est di Nablus. Abitano nel villaggio vicino di Beit Furik, secondo le fonti. Si tratta di due fratelli, Arafat e Yussef Hanani, e di due loro cugini, Assad Abdeljabar Hanani e Shukri Abdeljabar, è stato precisato. Fino a tarda sera la notizia non era stata confermata né smentita da fonti israeliane. L’episodio è avvenuto al termine di un’altra giornata di tensione, nel corso della quale il nuovo governo palestinese di Hamas ha annunciato che sarà vietato girare armati nelle strade della Striscia di Gaza. Il provvedimento è stato deciso all’indomani degli scontri interpalestinesi dell’altro ieri in cui sono morte tre persone e altre 36 sono rimaste ferite. Sulla questione si è espresso anche il premier palestinese Ismail Haniyeh, che ha definito «pericolosa» la situazione a Gazaalla quale vuole far fronte per riportare la calma. Il governo di Hamas farà cessare il caos in materia di sicurezza «con la legge e l'ordine» - ha detto Haniyeh ai giornalisti - «ritirando i civili armati dalle strade per mettere fine a questa situazione pericolosa». Haniyeh ha poi esortato la comunità internazionale ed il mondo arabo a premere sulle autorità israeliane affinché fermino l'escalation militare nei territori palestinesi. Intervenendo nel corso di un incontro con diplomatici arabi e stranieri nel suo ufficio a Gaza, il primo ministro ha parlato di una «generale escalation contro i palestinesi, volta a mettere in ginocchio il popolo ed il governo palestinesi». Poco prima del suo intervento aveva ricevuto una telefonata del premier turco, Recep Erdogan, con il quale aveva parlato dell'attuale situazione in Medio Oriente e delle violenze israelo-palestinesi.

Oggi nessuna notizia pubblicata. Censura totale per le parole del ministro degli di esteri del governo Hamas, Mahmoud al Zahar, che ha apertamente dichiarato la volontà della sua organizzazione di distruggere Israele. Il Mattino sta dimostrando, ancora una volta, di reggere il gioco di Hamas: pronto a pubblicare ognuna delle dichiarazioni ambigue, sul modello del doppio linguaggio arafattiano, del gruppo terrorista, pur di migliorarne l’immagine; censura, come dimostrato oggi, quando Hamas dichiara senza giri di parole che Israele va cancellato.

 

Il 3 aprile dei “ragazzi palestinesi rapiti dai coloni” nonc'é più traccia sul giornale Il MATTINO ha lasciato cadere nel vuoto una non-notizia che non ha trovato nessun riscontro nei fatti. A dimostrazione che più che l’informazione su fatti certi quello che conta è sempre intorbidire le acque a discapito di Israele e degli israeliani. Una linea editoriale che definire anti-israeliana è davvero poco.

 

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