Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'Anp é sempre più nel caos, il risultato é il terrorismo antisraeliano la cronaca e l'analisi di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 01 aprile 2006 Pagina: 15 Autore: Davide Frattini Titolo: «Ucciso capo militare palestinese, battaglia a Gaza - La nuova strategia delle Brigate Al Aqsa Colpire gli israeliani per indebolire Hamas»
Dal CORRIERE della SERA di sabato 1 aprile 2006, riportiamo la cronaca di Davide Frattini sulle reazioni nel campo palestinese e in quello israeliano all'attentato suicida di giovedì 30 marzo:
GERUSALEMME - E’ la coabitazione. Dal Sudafrica, il presidente Abu Mazen ha condannato l’attentato di giovedì notte (quattro morti israeliani): «L’Autorità palestinese non può accettare azioni che danneggiano il processo di pace». Da Gaza, il ministro dell’Informazione Yussef Rizqa ha risposto difendendo l’operazione kamikaze: «La resistenza è un diritto legittimo per un popolo sotto occupazione». Hamas si è insediato al governo da due giorni e la frattura con il Fatah del raìs è sempre più profonda. Non solo nelle parole. Quando ieri l’auto di un leader dei Comitati di resistenza popolare è saltata in aria, i militanti del gruppo hanno accusato gli israeliani a slogan, ma sono scesi per strada minacciando Mohammed Dahlan, uomo forte di Abu Mazen nella Striscia, e i suoi capi nei servizi di sicurezza. Poche ore dopo, al funerale di Abu Yussef Al Quqa, i Comitati si sono scontrati con la polizia palestinese (quattro morti e oltre trenta feriti). Gli israeliani hanno negato di aver ucciso Al Quqa e l’omicidio sarebbe un regolamento di conti tra i clan. I Comitati di resistenza popolare sono nati alla fine del 2000. Raccolgono fuoriusciti e dissidenti di tutti i movimenti, dal Fatah alla Jihad islamica ad Hamas. Il loro obiettivo sarebbe quello di destabilizzare la Striscia per poter controllare i traffici e il contrabbando attraverso il confine con l’Egitto. Gli americani ritengono la fazione responsabile dell’attentato contro un loro convoglio diplomatico nell’ottobre 2003 (3 morti). Il leader Jamal Abu Samhadana è il numero due nella lista dei terroristi super-ricercati dagli israeliani. Così Hamas ha dovuto interpretare il ruolo che fino alle elezioni era toccato ad Abu Mazen: invitare le fazioni alla calma, promettere una commissione d’inchiesta sulle sparatorie e minacciare di disarmare le milizie. «Basta con gli scambi di accuse tra i gruppi rivali. Non si vedranno più kalashnikov per le strade», hanno avvertito dal governo con una frase che il presidente aveva continuato a ripetere, quando al potere c’era un suo premier e Gaza rischiava di finire nel caos dopo il ritiro israeliano. Anche il primo ministro Ismail Haniyeh ha ribadito in un intervento sul quotidiano britannico Guardian che «i palestinesi hanno il diritto di rispondere con tutti i mezzi, se Israele continua con gli attacchi e le sanzioni». Haniyeh ha accusato europei ed americani di avere «uno scandaloso doppio standard»: «Siamo stanchi dell’approccio razzista nei confronti di questo conflitto, dove noi veniamo trattati come inferiori». Il premier, che riunirà per la prima volta il suo governo martedì, ha spiegato di non essere preoccupato dai tagli all’assistenza economica occidentale («ci faremo aiutare dai Paesi arabi») e ha attaccato le decisioni unilaterali annunciate da Ehud Olmert: «E’ un modo di imporre una situazione definitiva in cui i palestinesi si ritrovano con una patria tagliati in pezzi». Gli israeliani hanno risposto all’attacco suicida all’ingresso dell’insediamento di Kedumim con una serie di arresti in Cisgiordania. L’esercito ha anche colpito il nord della Striscia di Gaza con l’artiglieria per distruggere le zone da dove gli estremisti lanciano razzi Qassam verso lo Stato ebraico. «L’Autorità palestinese non sta fermando i terroristi, ma li sta incoraggiando» ha commentato Gideon Meir dal ministero degli Esteri.
Di seguito l'analisi di Frattini sulla strategia terroristica delle Brigate di Al Aqsa, che vedono negli attentati un mezzo per riguadagnare consensi ad Al Fatah a discapito di Hamas. Ecco il testo:
GERUSALEMME - E’ il giovane a portare il vecchio sulla schiena, ma dalle urla della folla è subito chiaro chi stia sopra e chi sotto. Quando Abu Mazen si è presentato alle porte di Jenin per tenere un discorso, ha dovuto chiedere il permesso, aspettare per ore ed entrare con l’unico lasciapassare ritenuto legittimo: le spalle di Zakariya Zubeidi. Che si è caricato il raìs in groppa e lo ha trasportato per le strade polverose del campo profughi in Cisgiordania. E’ successo più di un anno e mezzo fa. Abu Mazen era in campagna per diventare presidente, Hamas non aveva ancora vinto le elezioni. Oggi che i fondamentalisti sono al governo e il leader lotta per conservare i suoi poteri, Zubeidi non concederebbe neppure quella passeggiata. «Dopo la vittoria di Hamas, Abu Mazen è passato alla storia», ha commentato in una lunga intervista al giornale tedesco Welt am Sontag . A 29 anni è il capo delle Brigate Al Aqsa a Jenin e il leader dei «giovani leoni», la nuova generazione di militanti del Fatah che combatte contro Israele e contro i veterani del partito («hanno parlato, parlato, parlato e non hanno mai combinato niente»). Sono loro a preoccupare lo Shin Bet israeliano: la sconfitta alle elezioni sta spingendo la fazione a radicalizzarsi per riconquistare attraverso gli attentati il prestigio perduto tra i palestinesi. Con qualche alleanza inaspettata. «Vogliamo stringere i nostri legami con la Jihad islamica. Hamas non realizzerà attacchi per mesi, forse anni. Noi e la Jihad dobbiamo prenderne il ruolo». Armi, denaro e addestramento sarebbero forniti dall’Iran attraverso gli sciiti libanesi dell’Hezbollah: «Senza l’aiuto dei nostri fratelli non avremmo potuto continuare la battaglia. Coordiniamo con loro le nostre operazioni militari», ha rivelato Zubeidi. Il kamikaze che ha colpito giovedì notte a Kedumim arrivava dal campo rifugiati di Balata, vicino a Nablus, dove l’esercito israeliano ha arrestato nelle scorse settimane due palestinesi che hanno raccontato di essere stati contattati da uomini di Al Qaeda per costituire un gruppo in Cisgiordania. «E’ come se i ruoli si fossero invertiti - notano gli analisti di Stratfor -. Ora le Brigate Al Aqsa cercano di creare problemi ad Hamas. Prima o poi il governo dovrà provare a fermare i militanti e questo intaccherà le credenziali dei fondamentalisti come movimento di resistenza nazionale. Cresceranno anche le tensioni tra i leader di Fatah e Hamas, ma Abu Mazen si giustificherà sostenendo che si tratta di frange estreme, ormai fuori dalla fazione e incontrollabili». Non tutti i capi delle Brigate sembrano d’accordo sulla strategia. «L’attentato di Kedumim è contro gli interessi palestinesi - avverte Sala El Jani, militante di Nablus -. Le istruzioni a tutte le cellule erano chiare: niente attacchi in questo periodo». Abu Nasser, tra i comandanti a Balata, minaccia invece una Terza Intifada. «E’ solo questione di tempo e arriverà l’ordine per ricominciare con l’ondata di attentati. Non siamo pronti a rispettare una tregua dichiarata da Hamas e non ci fermeremo neppure se ce lo chiederanno. Quand’eravamo al potere, eravamo costretti a rispettare di più le indicazioni e le strategie della nostra leadership politica. Adesso che abbiamo perso le elezioni, perché dovremmo obbedire? E agli ordini di chi? Di Hamas?». Le Brigate Al Aqsa e la Jihad Islamica si sarebbero riorganizzate malgrado le operazioni dell’esercito israeliano nel nord della Cisgiordania e gli omicidi mirati, come quello di Hammouda Shatiwi a Balata. Nei giorni scorsi un ragazzo di 18 anni è stato fermato nella valle del Giordano con una cintura carica di 20 chili d’esplosivo. Martedì, mentre gli israeliani votavano, i primi Katyusha sono stati lanciati verso Ashkelon dal nord di Gaza: i razzi, costruiti in Iran, hanno un raggio doppio rispetto ai Qassam (20 chilometri) e sarebbero entrati nella Striscia dall’Egitto, dopo il ritiro di Tsahal. Concentrando gli attacchi - spiegano gli analisti - gli estremisti hanno cercato di influenzare le elezioni nello Stato ebraico. «Chi vorrei come premier? Benjamin Netanyahu, perché mostra il vero volto di Israele. E proverò a dargli una mano», aveva commentato Zubeidi indicando una cintura da kamikaze.
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