L'Iran non é una minaccia: é questo il messaggio de La REPUBBLICA nel giorno in cui l'Onu registra il fallimento del suo tentativo di porre freno alla corsa al nucleare del regime di Teheran.
Soltanto un articolo più breve e più piccolo annuncia che "Il piano nucleare va avanti".
Ecco il testo:
BERLINO - L´Iran non rappresenta una minaccia immediata, nonostante i suoi piani atomici, e le possibili sanzioni contro la Repubblica islamica sono una pessima idea. Lo ha detto ieri a Doha il capo dell´Agenzia Internazionale per l´energia atomica, Mohammed El Baradei. E nelle stesse ore a Berlino, il vertice tra i ministri degli Esteri dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania si concludeva con una unità di facciata. E soprattutto con un sostanziale, duro freno di Cina e Russia: Mosca e Pechino dicono no alle sanzioni, e ammoniscono che la crisi con Teheran va in ogni caso risolta solo per via pacifica.
All´indomani dell´appello-ultimatum lanciato dal Consiglio Onu dunque, la solidarietà della Comunità internazionale ha misurato i suoi gravi limiti. Il summit berlinese, che ancora una volta ha visto l´Italia esclusa, non ha portato a un vero successo. Non a caso i ministri degli Esteri dei sei grandi non hanno risposto alla domanda chiave: cosa farà il mondo se l´Iran di qui a un mese respingerà ultimatum e appelli. «La palla adesso è nel campo dell´Iran, non è il momento di precisare», ha sottolineato il capo della diplomazia tedesca, Frank-Walter Steinmeier.
Lo stesso ritardo della conferenza stampa congiunta, cominciata ben un´ora e dieci minuti dopo l´ora prevista, sembrava indicare che i contrasti restano grandi. Con le potenze occidentali da un lato, soprattutto Usa, Gran Bretagna e Francia, disposte a ipotizzare una escalation della linea dura. Mentre Mosca e Pechino pongono chiare, severe condizioni alla loro unità d´azione con Europa e Stati Uniti.
A fianco di Steinmeier, erano i capi delle altre cinque diplomazie. L´americana Condoleezza Rice, l´inglese Jack Straw, il francese Philippe Douste-Blazy, il russo Sergej Lavrov, il cinese Dai, il responsabile degli Affari esteri dell´Ue, Javier Solana. «L´Iran ha 30 giorni, può scegliere tra l´isolamento autoinflitto o un ritorno ai colloqui», ha affermato Steinmeier. Ma sul come convincere Teheran a riprendere il negoziato, e sul cosa minacciare in caso di suo rifiuto, ci si divide. La Russia, ha spiegato Lavrov, non crede che le sanzioni risolverebbero i problemi sul tappeto. Noi, ha aggiunto, abbiamo bisogno di un impegno equilibrato della Comunità internazionale in tutti i conflitti, sulla base del diritto internazionale e della necessità che i suoi membri rispettino i loro impegni.
Una posizione, quella russa, che esce rafforzata dalle dichiarazioni di El Baradei. Non a caso Lavrov ha aggiunto: «Il punto cruciale è quello dell´Aiea. Noi abbiamo bisogno di informazioni chiare su ciò che concerne i programmi nucleari iraniani. A questo riguardo l´agenzia ha detto che non ci sono al momento prove evidenti sul perseguimento di scopi militari da parte dell´Iran». Freni e limiti sono venuti anche dal ministro degli Esteri cinese. Pechino appoggerà solo una soluzione pacifica e diplomatica della crisi.
Sono posizioni diverse da quelle occidentali. Il segretario di Stato Usa infatti ha dovuto ammettere, di fronte alle resistenze russo-cinesi, che non è questa la sede per parlare di sanzioni. Il colpo di freno cinese e russo ha imposto al vertice di chiudersi moderando il linguaggio. La dichiarazione finale dei sei sottolinea che «la Comunità internazionale continua a essere pronta a una soluzione diplomatica». Il negoziato, ha spiegato la Rice, può riaprirsi fra Teheran e la triade europea, cioè Francia, Germania e Regno Unito. E rilanciare le proposte russe. Per il resto, non c´è parola di minacce precise. Non si va oltre la ribadita "grave preoccupazione". L´Iran deve interrompere l´arricchimento dell´uranio e dare un segnale forte e credibile di non avere ambizioni atomiche militari. Ma nessuno gli nega il diritto a produrre energia con centrali nucleari.